Al Balloon Museum di Roma per sgonfiare la guerra
Fino al 5 marzo sarà possibile visitare nella Capitale un format unico in Europa con i suoi 4500m2 di colore, allegria e leggerezza trasformati in arte. Sostenibilità e impegno civile, come per l’opera Tank, carrarmato fatto di palloncini da distruggere per dire no alla guerra
L’ex deposito Atac del Pratibus District in Viale Angelico a Roma è diventato una vera e propria cittadella fatta di balloon, installazioni interattive ed enormi creazioni gonfiabili. Le opere, che possono essere vissute a 360° dallo spettatore, sono state realizzate da vari artisti internazionali. Tutto è realizzato con materiali biodegradabili o riciclabili, con un attento monitoraggio dei cicli di smaltimento, ed è animato da luci, suoni e colori: un mix perfetto tra consapevolezza, responsabilità e divertimento.
L’obiettivo, però, non è solo quello di far divertire grandi e piccini: fondamentale è anche attirare l’attenzione su problemi contemporanei come la guerra, il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale. In questi giorni così difficili, mentre la guerra in Ucraina ci lascia sempre più attoniti, sconcertati e pieni di paura e dolore, non passa inosservata Tank, un’opera site-specific che vuole simulare un carrarmato realizzato con palloncini colorati, creata appositamente dalla Lux Eventi.
L’idea è quella di trasformare uno strumento di guerra in un innocuo giocattolo: i palloncini sono destinati a sgonfiarsi nel tempo fino all’ultimo giorno della mostra, durante il quale i bambini andranno a distruggere i resti dell’opera creando un tappeto di colori.
Un messaggio ancora più forte in queste ore, contro ogni conflitto armato che vede peraltro proprio i bambini, anche in Ucraina, particolarmente esposti, come d’altronde in tutte le guerre.
Da New York, Pneuhaus e Bike Powered Events portano per la prima volta in Europa Canopy, un’interactive inflatable installation per sensibilizzare i visitatori sul tema della produzione consapevole di energia, attraverso un sistema dinamo che consente all’installazione di vivere in maniera partecipata: pedalando velocemente su delle cyclette, queste attivano un meccanismo che andrà ad aprire una sorta di ombrellone gonfiabile gigante.
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L’artista Kateřina Blahutová propone invece Living Forest, un’installazione interattiva a scopo benefico prodotta da Signal Festival, che fa riflettere sul problema degli effetti della situazione climatica globale. Attraverso delle donazioni, il pubblico può interagire con l’opera azionando un sistema dinamico: inserendo una moneta, gli alberi si animano e ogni offerta ne porta in vita uno (da rosso e immobile si trasforma in verde e danzante).
Il ricavato andrà a sostegno delle attività dei Fridays For Future, il movimento globale per la giustizia climatica nato dopo le proteste di Greta Thunberg.
I catalani Penique Productions con Deposito Vittoria sono riusciti a creare un dialogo perfetto tra lo spazio industriale della rimessa di Viale Angelico e la pop art. Si entra in un’enorme stanza ricoperta da plastica azzurra al centro della quale c’è un’auto accesa anch’essa rivestita.
L’ involucro di plastica si appropria dello spazio lanciando un messaggio molto forte.
Al centro del percorso troviamo Hypercosmo dei Quiet Ensemble. Una grandissima piscina piena di palline che sta a rappresentare un macrocosmo, un nuovo mondo in cui mare e cielo sono ravvicinati e dove l’uomo è l’elemento centrale: tutto prende vita grazie a lui che è parte integrante dell’opera.
Tra gli altri protagonisti dell’esibizione c’è anche Cyril Lancelin, artista francese tra i più quotati esponenti della inflatable art internazionale, che per la prima volta in Italia ha presentato Knot, un’installazione rossa e aggrovigliata dove il visitatore passando al suo interno può vivere un’esperienza unica (mentre prova a trovare l’uscita!). I romani Motorefisico hanno dato vita a Never ending story, un’infinity room dove perdere i propri riferimenti spaziali attraverso specchi e palline colorate sospese.
Tutto è immobile, l’unico movimento è dato in lontananza dal riflesso dei visitatori.
Guarda il video del Balloon Museum
Il Flower Bar e il Balloon Bar sono due aree nelle quali i palloncini non sono più l’opera d’arte ma sono parti dell’arredamento. Ci si può infatti sedere su divanetti gonfiabili e godersi una pausa mangiando qualcosa prima di riprendere la visita.
Le opere e gli allestimenti, a fine esposizione, faranno parte di un programma di riutilizzo o riciclo per la riduzione dell’utilizzo delle materie prime.
Tra i partner e fornitori del Balloon Museum, infatti, c’è Gemar®, la prima azienda del settore balloon e party ad adottare il reporting di sostenibilità certificato secondo le linee guida GRI con forniture di palloni naturalmente biodegradabili e fabbricati con il lattice di gomma naturale.
Saperenetwork è...
- Nata e cresciuta nella meravigliosa Ciociaria, sin da piccola sviluppa un amore smodato verso l'ambiente e il territorio. Durante gli anni di studi si avvicina sempre più al mondo del giornalismo, in particolare al giornalismo ambientale e culturale. Durante l'esperienza universitaria nel Dipartimento di Lettere dell'Università di Cassino contribuisce a far nascere la rivista Cassinogreen, oggi associazione con lo scopo principale di far avvicinare i giovani universitari e non solo al mondo green, di cui oggi è vicepresidente. Ha organizzato diversi webinar e seminari ospitando importanti esperti del settore. Nel 2020 inizia a collaborare come addetto stampa per l'ente territoriale del Gal Versante Laziale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Laureanda magistrale in lettere moderne e studentessa di un master in Digital Communication, spera di migliorare le sue capacità comunicative per trasmettere ai suoi lettori lo stesso interesse per la sostenibilità.
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