Bill Viola – Icons of Light, la missione dell’arte e le disgrazie altrui

Un fotogramma dalla video installazione Ascension, 2000. L'acqua come principio di vita e rinascita, ma anche di distruzione e morte è spesso al centro delle opere di Bill Viola, a Palazzo Bonaparte a Roma fino al 22 giugno 2022 (Foto: Kira Perov © Bill Viola Studio)

Bill Viola – Icons of Light, la missione dell’arte e le disgrazie altrui

A Roma, Palazzo Bonaparte riapre le porte con una grande mostra dedicata al maestro indiscusso della videoarte. Un’immersione in opere che uniscono Oriente e Occidente, richiamando la Natura e i suoi elementi. Una mostra che pone domande ed esercita la complessità: l’arte necessaria in queste terribili settimane di guerra

C’è una raccomandazione ad attendere i visitatori all’entrata delle sale di Palazzo Bonaparte, a Roma, che ospitano la mostra Bill Viola. Icons of Light: «Prendetevi il tempo necessario per guardare le opere». Con le consegne di lavoro, una guerra in corso sempre più vicina, tenere in silenzio il telefono per “il tempo necessario”, senza guardare messaggi e mail per chissà quante ore è una richiesta decisamente eretica se non si ha dimestichezza con la videoarte dell’artista.
Bill Viola
L’artista Bill Viola, newyorchese di origini italiane. La mostra “Icons of Light” è a Roma fino al giugno 2022 (Foto: Facebook)
Newyorchese di origini italiane (il suo nome, infatti, si pronuncia esattamente come il colore viola, in italiano, perché è figlio di un italiano originario di Varese), gli sono state dedicate diverse personali nel nostro Paese, come quella a Palazzo Strozzi a Firenze, nel 2017, Bill Viola. Rinascimento elettronico, e al Padiglione Usa alla Biennale di Venezia nel 1995, Visioni interiori a Palazzo delle Esposizioni, a Roma, nel 2008.
Eppure non per tutti – e subito – è immediata la comprensione delle sue opere. Quanti minuti si dovrebbe stare, secondo Kira Perov, curatrice dell’esposizione capitolina (nonché moglie di Viola), di fronte al video di un uomo davanti a uno specchio d’acqua (The Reflecting Pool, 1977-1979)? E di fronte a quello di una madre e suo figlio a piedi nel deserto (Ancestors, 2012)?
       Guarda il video di Reflecting Pool di Bill Viola 

Al quarto video, Observance del 2002, quando ormai l’occhio si è abituato al buio della sala e allo scorrere delle immagini – e la testa si è rappacificata con le sollecitazioni del mondo esterno – rimanere fermi, in silenzio, col dito lontano dallo schermo dello smartphone, i 10 minuti in cui si sussegue il flusso di persone che fissano un oggetto misterioso – e noi dall’altra parte dello schermo – è ormai cosa fatta: è il tempo necessario.
«Le mie opere servono a trasformare la nostra percezione, per guardare finalmente non davanti ma dentro di noi», ha scritto Viola, che da oltre 35 anni crea videotape, video installazioni, ambienti sonori e performance di video e musica elettronica, realizzati utilizzando tecnologie sofisticate e innovative.
Le sue opere, concepite per immergere totalmente il visitatore nell’immagine e nel suono, coniugano una “straordinaria sofisticazione tecnica a un’assoluta essenzialità formale“; sono capaci di attrarre un ampio pubblico, proprio per la tendenza dell’artista alla spiritualità e per la sua capacità di esplorare il fenomeno della percezione sensoriale come via privilegiata per la conoscenza di sé stessi. L’artista affronta le esperienze universali dell’uomo (la nascita, la morte, la natura, la relazione con l’universo) con il suo personale linguaggio, che affonda le radici nell’arte occidentale e orientale e nelle diverse tradizioni spirituali, dal buddismo zen, al sufismo islamico, passando per il misticismo cristiano.
«Attraverso il suo lavoro – secondo le parole della curatrice ai giornalisti durante la conferenza stampa – ha compiuto un viaggio di ricerca del significato e della valenza del mondo che lo circonda, i suoi materiali sono il tempo, lo spazio e la loro portata; le sue riflessioni su vita, morte e rinascita sfidano la nostra consapevolezza».
Le fa eco Iole Siena, presidente del Gruppo Arthemisia che ha organizzato la mostra: «Bill Viola ci trascina, ci emoziona e ci cattura dentro le sue opere lasciandoci con il fiato sospeso fino all’ultimo fotogramma, avvicinandoci all’esperienza mistica».
E c’è del misticismo in Martyrs Earth, Air, Fire, Water, del 2014: quattro persone diverse, protagoniste ognuno di un filmato, sono i testimoni (il sostantivo martire viene al greco μάρτυς che significa appunto testimone) di alcuni dei valori fondamentali della nostra cultura, il coraggio, la perseveranza, la resistenza e il sacrificio. Immobili, vengono sovrastati ognuno da uno dei quattro elementi naturali, la terra, l’aria, il fuoco e l’acqua.
Simbolo di nascita e di rinascita, l’acqua torna spesso nelle sue opere. Viola stesso ha raccontato che all’origine della sua fascinazione e ossessione per l’acqua c’è un episodio d’infanzia, quando aveva rischiato di annegare.
   Guarda il video di Ascension di Bill Viola 

E l’acqua come principio di vita (di nascita o rinascita) ma anche come elemento di distruzione e morte, diventa il principale elemento anche in Ascension, del 2000: la quiete di un paesaggio subacqueo viene interrotta da un boato e turbolenze di bolle create da un uomo, completamente vestito, che si tuffa. Rimane a fluttuare, fin quando ricomincia la sua discesa involontaria fino a scomparire. Svanito oltre il bordo dell’inquadratura, il paesaggio torna alla sua imperturbabilità. Un lavoro, questo, di grande suggestione, che lo stesso artista ha spiegato con le parole del monaco buddista giapponese Dogen Zenji vissuto nel Duecento:
«La luce della luna copre la terra, eppure si può contenere in una sola scodella d’acqua, in una goccia di rugiada e perfino in una minuscola goccia d’acqua» (contenuta nello ShōbōgenzōLa Custodia della Visione del Vero Dharma)
Occidente e Oriente continuano a parlarsi, nelle sue opere più riuscite, come prosegue la sua riflessione sul rapporto tra uomo e natura. Difficile non restare abbacinati dal celebre The Greetings, del 1995, in cui Viola crea un’immagine a tutti gli effetti cinematografica, fatta di ambientazione, disposizione delle luci, fotografia e un’elaborata coreografia che espande in 10 minuti l’azione dei 45 secondi originali.
The Greeting, 1995
Un’immagine da The Greeting, 1995, ispirato alla Visitazione di Carmignano, olio su tavola realizzato da Pontormo nel 1528 (Foto: Kira Perov © Bill Viola Studio)
L’opera è ispirata alla Visitazione di Carmignano olio su tavola realizzato da Pontormo nel 1528 e conservato nella propositura dei Santi Michele e Francesco a Carmignano, in provincia di Prato. Lo slow motion estremo in cui viene proposto l’incontro di due donne e l’arrivo di una terza è funzionale a far scorgere all’occhio dello spettatore ogni dettaglio, ogni cambiamento di luce e di espressione dei volti.
A dare una chiave, di nuovo lo stesso Viola, che – come ha spiegato Kira Perov in collegamento da Long Beach – ha scritto nei suoi diari:
«L’arista di oggi rappresenta le cose invisibili. La base del mio lavoro è il dubbio, l’inconsapevolezza, la perdita del sé: domande, non risposte. Questo condurrà a una condizione senza alcun approdo, e quindi libertà e liberazione».
Con questo animo va affrontata Bill Viola. Icons of Light aperta fino al 26 giugno 2022), lasciando che le emozioni suscitate dalle opere dell’artista fluiscano liberamente e tenendo a mente, in questi giorni soprattutto, quello che il regista russo Lev Dodine ha provato a ricordare a Putin e al mondo (nella lettera aperta pubblicata su Teatr il 28 febbraio e tradotta da Béatrice Picon-Vallin su Libération): «La missione dell’arte e della cultura è sempre stata ed è ancora, soprattutto dopo tutti gli orrori del XX secolo, insegnare agli uomini a prendere come propria la disgrazia dell’altro, a capire che non c’è una sola idea, anche la più grande e più bella, che valga una vita umana». Bill Viola è a Palazzo Bonaparte anche per questo.

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Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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