Il fotografo che catturava sfumature di vita. Caio Mario Garrubba in 116 scatti
È stato molto più del “fotografo del comunismo”, come veniva chiamato. Fino al 28 novembre 2021, Palazzo Merulana a Roma ospita 116 fotografie del fotoreporter napoletano, uno dei maestri del reportage del XX secolo, scomparso nel 2015
«Non capita niente. Sta solo passando la vita»: basta osservare qualcuna delle 116 fotografie in bianco e nero esposte a Roma, a Palazzo Merulana fino al 28 novembre, in occasione della mostra Caio Mario Garrubba / FREElance sulla strada per comprendere quanta verità ci sia nelle parole dell’amico e collega Tano D’Amico. Scatti rubati per le strade del mondo, dalla Spagna agli Stati Uniti, dall’Unione Sovietica alla Cina (dove è stato negli anni Cinquanta, secondo fotoreporter della storia dopo Henri Cartier-Bresson) fino alla natìa Napoli: in tutti, una “sfumatura”, come ha sottolineato Stefano Mirabella, curatore della mostra insieme a Emiliano Guidi, un elemento dissonante che segna indelebile l’immagine nella memoria.
Ecco allora un colombo bianco dentro a una valigia, la mano di un prete dal confessionale, le scarpe abbandonate da una vecchia appollaiata su una panca, lo sguardo assente di una giovane in un vagone affollato: piccolezze che sfuggono all’occhio dei più, non a Garrubba; accenni di umanità da cui le storie si creano.
Immortalando il genere umano
E se è vero che il valore di un fotografo si riconosce dallo stato delle suole della scarpe, sarà un viaggio affascinante quello sulla scia di questa mostra, ideata e organizzata dall’ Archivio storico Luce/ Cinecittà SpA (che nel 2017 ha acquisito il Fondo Garrubba, un corpus di oltre 60mila negativi e 40mila diapositive, oltre che da un gran numero di stampe vintage, appunti e provini, in corso di digitalizzazione e catalogazione): il giro per un mondo, degli anni Cinquanta sino agli anni Ottanta, che incredibilmente è ancora tutto là, così come lo ha fermato Garrubba. Ci sono fotoreporter che hanno il merito di aver testimoniato eventi, costumi, sconvolgimenti entrati nella storia; al fotografo napoletano, invece, si deve l’aver immortalato il genere umano: che sia a Varsavia o a Pizzo Calabro, a Mosca o a New York, poco cambia della sua curiosità, la speranza, la noia, la passione, della sua stanchezza.
«Vedo l’uomo così come è solo sulla strada», era solito dire. Non a caso, ha definito la sua fotografia la stradale, proprio per il legame con i luoghi della quotidianità che, con i loro paradossi e la loro apparente banalità, riescono a svelare aspetti molto più profondi della condizione umana.
Il fotografo che scattava la vita
A rendere viva un’immagine? Di nuovo illuminanti le parole di D’Amico: la capacità che ha di “succhiare la vita di chi guarda”. Non c’è scatto, tra quelle esposte al quarto piano di Palazzo Merulana, che non acquisti vita mentre la si osserva, spesso affascinati da quanta premonizione ci fosse in alcune di esse; su tutte, l’ossessione per l’immagine che da lì a poco avrebbe travolto gran parte degli individui, catturata con una certa vena ironica nella sezione dedicata a persone che fotografano (sezione aperta da un autoritratto splendido di Garrubba allo specchio con la sua Leica e sua moglie Alla Folomietov alle spalle).
Molto più, quindi, dell’etichetta forgiata per lui da Goffredo Parise: il fotografo del comunismo, allergico a lavorare su commissione, è stato capace di tessere, in oltre cinquant’anni di lavoro dietro l’obiettivo, l’atlante fotografico di una geografia umana del Novecento di cui l’esposizione capitolina, inserita nel programma di Roma Fotografia 2021 FREEDOM (il festival organizzato dall’associazione Roma Fotografia), rappresenta uno spaccato suggestivo e poetico insieme.
Caio Mario Garrubba: un breve profilo
Nato a Napoli nel 1923, Caio Mario Garrubba è stato uno dei grandi fotoreporter italiani. Ha iniziato a fotografare nel 1953, per il mitico Mondo di Mario Pannunzio, durante un viaggio nella Spagna di Franco. La grande passione di Garrubba è sempre stata l’arte, da cui si andrà formando il suo sguardo di fotografo. Sposata la causa del comunismo, ha viaggiato spesso nei paesi del blocco sovietico. Nel 1961, durante la realizzazione di un reportage in Polonia, ha incontrato Alla Folomietov, compagna di vita e assistente durante i suoi viaggi.
I suoi reportage lo hanno portato in giro per il mondo: in Unione Sovietica, nei paesi comunisti, nella Cina di Mao, negli Stati Uniti, Haiti, il Marocco, il Brasile, solo per citare alcuni dei paesi fotografati. Anche in Italia ha viaggiato a lungo, lasciando celebri reportage su Napoli e sulla Calabria, terra di origine della sua famiglia e nella quale ha vissuto la sua infanzia.
Nel 2000 ha terminato la sua attività di fotografo, dedicandosi al suo archivio e alla realizzazione di libri fotografici. Si è spento nel 2015, all’età di 92 anni, a Spoleto, dove viveva da molti anni.
Saperenetwork è...
- Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.
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