Frutta e verdure scomparse? Ce le racconta l’arte

Frutta e verdure scomparse? Ce le racconta l’arte

Studiando antichi dipinti, un biologo e uno storico dell’arte hanno unito le forze per ricostruire l’evoluzione genetica di frutta e verdura. Un approccio innovativo, probabilmente in grado di rivoluzionare lo stesso concetto di analisi genetica. L’arte può contribuire alla tutela di specie e varietà in via d’estinzione?

La frutta e la verdura che acquistiamo non sono sempre state così come appaiono oggi. Sono cambiate in termini di forma, colore e sapore, qualche varietà è scomparsa, mentre di nuove ne sono affiorate. Un processo lento ma inevitabile, guidato dalle stesse leggi che governano l’evoluzione di ogni organismo vivente.

Ciò che finisce oggi sulle nostre tavole, infatti, è il risultato di millenni di selezione artificiale operata dall’uomo sulle specie vegetali e animali. Tuttavia, non sempre è semplice ricostruire questo fenomeno. Per farlo, scienziati di tutto il mondo hanno fatto ricorso ai più disparati stratagemmi. Non ultimo quello di cui stiamo per parlare.

A caccia di frutta, verdura e antichi dipinti

Due ricercatori belgi, David Vergauwen, storico dell’arte, e Ive de Smet, ricercatore del Centro di biologia dei sistemi vegetali VIB-UGent di Gan hanno avuto un’interessante intuizione.

 

I ricercatori Ive De Smet e David Vergauwen, Foto: Liesbeth Everaert
I ricercatori Ive De Smet e David Vergauwen (Foto: Liesbeth Everaert)

 

A tutti sarà capitato di osservare antichi dipinti o altre raffigurazioni artistiche, analizzarle fino ad immergersi nei dettagli più meticolosi e scoprire che alcuni oggetti non si riconoscono affatto. Lo stesso vale per frutta e verdura. Ampiamente raffigurate nell’arte, questi elementi cardine della dieta umana appaiono spesso diversi da come siamo abituati a trovarli nei banchi del mercato. E questo è tanto più accentuato, tanto più antica è l’opera che li rappresenta.

 

Vincenzo Campi, La fruttivendola, dipinto datato 1580
La “Fruttivendola”, di Vincenzo Campi (datato 1580 )

 

Ebbene, è proprio da questi presupposti che i due studiosi hanno iniziato ad indagare sull’evoluzione genetica di banane, angurie e tanto altro. A partire da un quadro del pittore fiammingo Frans Snyders, per due anni i ricercatori si sono dedicati ad analizzare frutta e verdura apparentemente sconosciute, dipinte in risposta a svariate espressioni artistiche. Nel 2020, hanno poi pubblicato i primi risultati di uno studio unico nel suo genere. 

Mappare le specie con l’arte

«La conoscenza che abbiamo dell’aspetto primitivo di alcune specie di frutta e verdura ci arriva dallo studio del genoma di piante antiche in buone condizioni – scrivono gli autori – ma restano delle lacune su dove e quando sono iniziate determinate coltivazioni. Inoltre, lo studio del genoma non è sempre possibile, perché a volte i campioni non sono ben conservati: guardare l’arte ci aiuta a integrare le informazioni fornite dall’analisi genomica per collocare queste specie su una mappa del tempo».

 

Dipinto di Giovanni Stanchi “Angurie, pesche, pere e altra frutta nel paesaggio"
“Angurie, pesche, pere e altra frutta nel paesaggio”, di Giovanni Stanchi 1645–72

 

Infatti, sebbene l’arte possa essere l’unica testimonianza visiva della morfologia originale di molte varietà vegetali, da sola non è in grado di fornire informazioni dettagliate sulla loro evoluzione genetica.

Tra genomi e hashtag

Tuttavia, come hanno spiegato, rappresenta un’importante integrazione in grado di colmare dei vuoti che diversamente sarebbe stato impossibile riempire. Le potenzialità dell’approccio non sono quindi trascurabili. Anzi, il metodo, denominato #ArtGenetics dagli stessi ricercatori, è già una vera e propria tendenza. Ed anche lo scopo dell’hashtag non è casuale. L’obiettivo, infatti, è quello di superare il limite dato dalla “frammentazione dei dati“.

Ovvero, preso atto dell’infattibilità di scovare ogni quadro al mondo raffigurante frutta e verdura, i ricercatori si sono affidati al crowdsourcing chiedendo agli appassionati d’arte di inviare loro le fotografie di questi dipinti. 

 Tutela del patrimonio artistico e alimentare

Insomma, un approccio innovativo destinato a rivoluzionare il concetto di analisi genetica. Con i giusti strumenti potrebbe dare una spinta a quella branca della biologia da sempre impegnata nella conservazione delle risorse genetiche e della biodiversità agricola nel complesso. Ad oggi, infatti, si osserva un drammatico processo di omogeneizzazione delle varietà coltivate, le cui conseguenze vanno da una minore resistenza ai parassiti a una riduzione della qualità e delle varie sfumature nutritive.

 

mani che mostrano verdure e semi
Un noto movimento di contadini che si dedica a preservare la diversità genetica dei prodotti agricoli locali: Navdanya

In contrapposizione all’agricoltura intensiva, piccoli agricoltori e le realtà tradizionali cui essi appartengono si fanno però guardiani indiscussi di questa diversità genetica, riflesso di una variabilità ambientale e culturale. Ma anche l’arte, come abbiamo visto, può custodire preziose informazioni e contribuire, almeno in termini evocativi, alla tutela di fonti nutritive destinate altrimenti a divenire un ricordo.  

Saperenetwork è...

Simone Valeri
Simone Valeri
Laureato presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza" in Scienze Ambientali prima, e in Ecobiologia poi. Attualmente frequenta, presso la medesima università, il corso di Dottorato in Scienze Ecologiche. Divulgare, informare e sensibilizzare per creare consapevolezza ecologica: fermamente convinto che sia il modo migliore per intraprendere la via della sostenibilità. Per questo, e soprattutto per passione, inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche del settore, senza rinunciare mai ai viaggi con lo zaino in spalla e alle escursioni tra mare e montagna

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