Van Gogh, a Roma il percorso artistico e umano
L’esposizione “Van Gogh. Capolavori del Kröller-Müller Museum” presso il Palazzo Bonaparte presenta, fino al 7 maggio, una selezione di circa 50 opere provenienti dal Museo olandese
La parabola artistica di Vincent Van Gogh si compie nell’arco di una intensa e convulsa attività pittorica durata circa dieci anni, dal 1880 al 1890. Un viaggio ascetico che nel tema sacro del lavoro dei contadini e dei minatori traccia i solchi della miseria e del dramma umano e sociale. Un dramma interiore espresso mediante la pittura, la quale diventa un mezzo espressivo-attivo per deformare ed alterare la realtà come riflesso del suo disagio psichico.
L’esposizione Van Gogh. Capolavori del Kröller-Müller Museum presso il Palazzo Bonaparte di Roma, ospita circa 50 opere dell’artista olandese provenienti dal Museo di Otterlo. Il percorso espositivo è connotato da una serrata successione cronologica delle opere. Pannelli e didascalie, inoltre, accompagnano il visitatore alla scoperta dei singoli lavori, nonché all’approfondimento di scelte espressive, debiti artistici e contesto entro il quale si svolse la vicenda artistica di Van Gogh.
I temi
L’intensa produzione grafica realizzata tra il 1880 e il 1885 durante il soggiorno ad Etten, l’Aia e Nuenen, testimonia la miseria e il logorio fisico dei minatori delle miniere del Borinage, dei tessitori, dei contadini che piantano patate, dei seminatori, della contadina che lava la pentola e che raccoglie il frumento e di Sien, la prostituta con cui il pittore ebbe una relazione. Van Gogh è debitore della lezione dei pittori di Barbizon e in particolare di Millet, nei confronti di quel realismo etico e sociale che nel pittore olandese diventa esaltazione di queste figure senza idealizzazioni di sorta. La realtà viene svelata nei tratti più atroci e sgradevoli, come nel bozzetto dei Mangiatori di Patate, esasperando i tratti fisiognomici dei protagonisti, grossolani e rudi ma carichi di espressività nei loro abiti logori, esaltando la dignità dei protagonisti e del lavoro umano.
Il colore e il segno
L’uso del colore si fa strada nelle prime rappresentazioni grazie alla lezione di Anton Mauve. Tonalità cupe e terrose caratterizzano le nature morte ed i ritratti dei contadini di questi anni, come la Natura morta con cappello di paglia e la Testa di donna con cuffia bianca.
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Questa timida apertura al colore esplode durante il soggiorno parigino a partire dal 1886. La tavolozza del pittore abbandona i pigmenti scuri in favore di tonalità cangianti. L’arrivo a Parigi segna una tappa fondamentale nella sua maturazione artistica, attraverso l’influenza delle tecniche impressioniste, puntiniste e la conoscenza delle stampe giapponesi. Gli accostamenti cromatici sono indagati non come semplici impressioni o aspetti scientifici della realtà, ma attraverso le loro reciproche interferenze e nei rapporti di forze che intercorrono all’interno delle tele. Il segno pittorico diventa più incisivo, materico e sintetico. I colori vibranti e stridenti sono manifestazione diretta del dato interiore, fino ad arrivare al parossismo, alla deformazione del segno. Appartengono al periodo parigino le tele Angolo di prato e Interno di un ristorante.
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All’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi è dedicata un’intera sala. È uno dei numerosi ritratti attraverso i quali Van Gogh opererà un’indagine psicologica di sé. Il percorso museale si snoda fino all’arrivo di Van Gogh ad Arles nel 1988.
La luce
I colori caldi della Provenza infiammano le sue opere di accensioni cromatiche incandescenti che saturano le tele. È un volo di Icaro, quello di Van Gogh, verso la luce della Provenza francese che trova sublimazione nel giallo cromo dei limoni, nell’oro delle spighe di grano e del sole. Ne è un esempio il Seminatore, non semplice copia dell’opera di Millet, ma interpretazione visionaria entro la quale lo spazio si dilata ed il colore esplode in ardenti illuminazioni.
Le tinte complementari dominano la tela nel viola del campo di grano e del seminatore e nel giallo dorato del cielo. Ma questo volo rapido verso la luce si conclude presto. Raggiunte le soglie d’espressione più alte, inedite e gioiose, comincia la rovinosa caduta. Inizia il periodo di ricovero presso l’ospedale psichiatrico di Saint Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence.
L’inquietudine
Il profondo disagio psichico dell’artista si manifesta nei dipinti realizzati nell’ultima fase della sua vita. Il tratto pittorico, sempre più febbrile e convulso arriva a deformare i paesaggi, tuttavia, l’alterazione del segno non incide sul significante che rimane ancorato al dato reale. La materia pittorica si anima di un furore proprio fondendosi con il ritmo interiore dell’artista. Nelle tele I pini al tramonto, Il burrone e Covone sotto un cielo nuvoloso, brevi pennellate agitano il paesaggio come scosso da un vento imperioso e un vorticare elettrico. L’esposizione si chiude con l’opera Vecchio disperato, l’ultimo atto di un angoscioso grido d’aiuto. La pittura di Vincent Van Gogh non è sterile copia della realtà, epopea contadina o lirismo bucolico, ma espressione attiva delle inquietudini interiori mediante il vigore del segno e l’incandescenza brutale del colore.
Saperenetwork è...
- Sono nata a Frosinone, ho sempre portato avanti la mia passione per l’arte e la cultura. Ho frequentato il Conservatorio Licinio Refice, studiando per diversi anni pianoforte e successivamente il Liceo Artistico A. G. Bragaglia di Frosinone. Durante il mio excursus scolastico ho avuto modo di conoscere personalità di spicco e grandi artisti eclettici ed innovativi del territorio ciociaro. L’esperienza universitaria presso il Dipartimento di Lettere dell'Università di Cassino mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze e di collaborare con diversi giornali, tra i quali Cassinogreen. Ho pubblicato articoli scientifici nel campo della psicologia dell’arte e preso parte a convegni internazionali. La mia missione è quella di comunicare e valorizzare ogni forma di espressione artistica.