Storia di una censura

Il progetto del murales collaborativo per la legalità è iniziato nel 2018 nel municipio romano di Ostia. L'opera è stata modificata su richiesta dell'amministrazione locale

Storia di una censura

Tutto è iniziato nel settembre 2018 con un progetto che puntava a coinvolgere mille studenti di Ostia, sul litorale romano, nella creazione di un murales contro le mafie insieme al noto street artist Lucamaleonte. Ma l’amministrazione locale ha deciso di oscurare alcuni volti politicamente “scomodi”. Ce lo racconta l’ideatore di questo percorso, Mirko Pierri

Le voci dei ragazzi per strada sovrastano quella di Mirko Pierri, fondatore e presidente dell’associazione a.DNA, mentre racconta la storia del murales censurato alla stazione romana di Ostia Lido Nord. È l’ultimo giorno di scuola di un altro anno difficile e questa stazione si mostra per ciò che è: un importante luogo di passaggio delle nuove generazioni che, zaino in spalla, provenienti dal litorale e dai comuni dell’entroterra si riversano qui ogni mattina per raggiungere i principali licei e istituti.

Il decimo municipio

Siamo ad Ostia, non un comune del litorale laziale, ma una parte del Comune di Roma. Si tratta del Decimo Municipio, l’unico interamente al di fuori del Grande Raccordo Anulare con una lunga porzione costiera che si affaccia sul Tirreno. Dopo il IX e il XV Municipio (rispettivamente Eur e Milvio che si estendono oltre il Raccordo superando i 180 km quadrati) Ostia è il terzo municipio più esteso, con una superficie di oltre 150 km quadrati comprendente l’area protetta della Pineta di Castel Fusano.

Luogo di passaggio per le nuove generazioni

La stazione Lido Nord è un luogo particolarmente frequentato dagli studenti, non solo del X Municipio, ma anche dei comuni limitrofi in quanto in questo quadrante si trovano i principali licei: lo scientifico Labriola, il classico Anco Marzio, l’istituto tecnico Faraday. Il muro della stazione è sembrato quindi il luogo ideale per proporre ai ragazzi del territorio un laboratorio partecipativo sui temi della legalità che si sarebbe poi concluso con un grande lavoro murale affidato al noto street artist Lucamaleonte.

 

Un ritratto di Lucamaleonte
Lucamaleonte, classe 1983, è fra i più apprezzati street artist della scena romana e nazionale

 

Un muro che da anni veniva usato come bacheca per l’attacchinaggio illegale di manifesti di estrema destra inneggianti al nazionalismo e alla xenofobia. La scelta di intervenire su quel muro, condivisa dalle amministrazioni, significava offrire ai ragazzi la possibilità di lasciare un segno positivo in un luogo di passaggio quotidiano. Un segno legato a un progetto scolastico e laboratoriale sui temi della legalità e della memoria, insomma una di quelle esperienze formative che non si dimenticano.  E i ragazzi che hanno collaborato al progetto sicuramente non lo dimenticheranno per diversi motivi, a loro il compito di rielaborare questa storia e trasformarla.

La settimana del Decimo libero

Il percorso è iniziato nel settembre 2018 con il progetto “Giovani cittadini Solidali del Municipio X di Roma per la Legalità” e si è andato articolando in circa 40 iniziative territoriali con la partecipazione di oltre mille studenti confluiti poi nella Settimana del Decimo Libero, una settimana dedicata all’educazione alla legalità promossa dal Decimo Municipio. Il progetto è stato finanziato dal Miur attraverso un bando vinto da una cordata di associazioni territoriali e dieci istituti scolastici con capofila la scuola primaria e secondaria di primo grado Vivaldi. Anche i licei Labriola e Anco Marzio sono stati partner dell’iniziativa, tanto che è stato tenuto un laboratorio nell’Anco Marzio a cui hanno partecipato studenti di diverse scuole. Il laboratorio durato circa un mese con numerosi incontri è stato ideato da Mirko Pierri e si è incentrato sui temi della legalità usando come veicolo comunicativo la street art:

 

 

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«Ho usato la storia del writing e della street art per proporre ai ragazzi una riflessione sul concetto di legalità – racconta – Queste arti di strada nascono infatti in contesti borderline rispetto ai temi della legalità. Un concetto così complesso, grazie agli spunti inerenti la street art ha dato la possibilità di creare un dibattito».

Gli studenti hanno potuto conoscere le varie tecniche delle street art e poi si sono cimentati nella creazione di stencil riproducendo volti di chi ha combattuto la mafia. Oltre ai volti noti di personaggi come Peppino Impastato, Giancarlo Siani o Giovanni Falcone i ragazzi hanno creato delle silhouette con dei volti senza nome, ritraendo proprio alcune teste dei loro compagni, a evidenziare come la lotta alla mafia sia spesso portata avanti da cittadini anonimi, capaci di scelte quotidiane coraggiose.

Legalità e memoria

«Il tema della legalità è stato affrontato affiancandolo a quello della memoria. Ricordare persone che si sono battute per la legalità e in alcuni casi hanno perso la vita per questo è un insegnamento importante per i giovani. Diamo per scontato che i ragazzi conoscano personaggi come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Sami Modiano, Giancarlo Siani ma non è così» riprende Mirko.

«Abbiamo cercato di trattare il tema della memoria nel modo più ampio possibile presentando personaggi che si sono battuti contro la mafia, contro le ingiustizie sociali, per difendere ideali di rispetto e legalità».

Con gli stencil i ragazzi hanno creato uno striscione che hanno poi portato alla stazione Lido Nord dove si inaugurava la Settimana del Decimo Libero durante la quale si sarebbe realizzato il murales con Lucamaleonte.

Coralità fra volti anonimi e personaggi noti

Lo striscione rappresentava il lavoro concettuale svolto dai ragazzi. Le sagome a silhouette delle teste degli studenti in mezzo a quelle dei volti noti di chi ha combattuto la mafia hanno creato un insieme capace di scuotere profondamente: anche le vittime della mafia un giorno sono state studenti di un liceo, visi in una foto di classe oggi resi famosi dalle tristi conseguenze di scelte coraggiose mosse da ideali alti. In queste storie ogni ragazzo può ritrovare sé stesso nell’imprevedibilità di un futuro ancora da scrivere.

La scelta è stata quella di mescolare anche nel grande murales volti noti di personaggi che hanno lasciato un segno positivo nel territorio, a volti anonimi di ragazzi della scuola o attivisti locali. Ogni volto più che essere un omaggio individuale a una vita specifica diventava simbolo di cittadinanza consapevole. Democraticamente il nome e l’anonimato si andavano mescolando suscitando inevitabilmente nel passante il riconoscimento del potere di ogni singola scelta individuale.

 

 

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In questa ottica di coralità ritroviamo un segno distintivo di Lucamaleonte. L’artista è conosciuto per i suoi “mucchi di animali”: assembramenti zoologici della stessa specie dove spesso si intrufola un elemento diverso. Possiamo ricordare La Città è Nostra, un mucchio di piccioni con una lupa, realizzato per Il Messaggero, o il mucchio di pappagalli con pettirosso, o i molti branchi di pesci che ricoprono intere facciate, i branchi di lupi e di capre, di fagiani e pavoni e lo abbiamo già incontrato su queste pagine con il suo Nido di Vespe. Con la stessa logica fioriscono muri in un riprodursi di fiori e foglie. Ad Ostia stava arrivando il primo mucchio umano. Anche in questo caso un assembramento dove i volti apparivano uno dietro l’altro comunicando il senso di una coralità. Anche qui, come in altri lavori, si intrufola un rappresentante di un’altra specie: il cane.

Un sacco di bella gente

Così nel mucchio umano emergono visi noti e meno noti, personaggi storici e studenti, uomini, donne, giovani, anziani, biondi, mori, calvi… insomma l’umanità del territorio. Abbiamo Andrea Costa, fondatore della Cooperativa dei Braccianti Ravennati, che nel 1884 ha dato il via alla bonifica delle paludi del litorale romano e fondato il primo nucleo di case dell’attuale Ostia Antica e il partigiano Lino Duranti trucidato alle Fosse Ardeatine. Insieme a loro bambini e studenti di Ostia in rappresentanza delle future generazioni, ma anche insegnanti come Cristina Franceschi, ideatrice della metodologia didattica di “Giovani Solidali”, Roberto Ribeca, o l’amato maestro Domenico Fonti, oggi ultracentenario.

 

 

E poi giornalisti come Giovanni Sepe, fondatore di uno dei primi giornali locali e della Gazzetta del Litorale, o Federica Angeli nota in tutta Italia per la sua inchiesta contro la mafia ostiense. E ancora artisti come Mario Rosati autore della stele dedicata a Pasolini o Giorgio Jorio padre dell’associazione culturale Affabulazione o il giovane Alessandro attivo nell’arte urbana ostiense e scomparso prematuramente.  Tra loro giovani del territorio forse meno noti che hanno tristemente vissuto sui propri corpi le conseguenze di mafia e razzismo, come il nuotatore Manuel Bortuzzo rimasto paralizzato alle gambe a causa di una sparatoria o la studentessa italo egiziana Mariam Moustafa morta a Londra in seguito ad aggressioni razziste. E ancora attivisti territoriali legati a teatri e ad associazioni culturali.

La scelta dei volti

I volti sono stati scelti durante un incontro al Teatro del Lido di Ostia aperto a tutta la cittadinanza. Tra le associazioni presenti oltre ad a.DNA c’erano Libera Contro le Mafie di Ostia, il Coordinamento dei Volontari di via capo Spartivento, l’Associazione Teatro del Lido, il Magazzino dei Semi, rappresentanti di quasi tutte le scuole della cordata del bando, docenti, dirigenti, commercianti e cittadini comuni. Ci racconta Mirko:

«In quel contesto gli studenti hanno espresso il desiderio di rappresentare personaggi importanti per il territorio. Non si è fatta distinzione tra vivi o morti e alla fine i volti scelti erano più di quaranta. Poi c’è stata una selezione finale fatta da Lucamaleonte che ha tenuto presente ragioni logistiche e criteri artistici affinché l’opera contenesse una presenza visiva variegata.  Ogni volto è simbolo di un incoraggiamento rivolto ai ragazzi che ogni giorno passano davanti a questo muro andando o tornando da scuola. L’idea era quella di trasmettere alle nuove generazioni il valore di una cittadinanza attiva».

 

Strumentalizzazioni politiche

Nell’entusiasmo dei giovani e dei commercianti iniziano i lavori, prima di pulizia e preparazione del muro, poi di riproduzione ad opera di Lucamaleonte dei volti scelti insieme. È il luglio 2019. Appena si vanno definendo i primi visi la destra ostiense si indigna sostenendo che il muro sia “un pantheon di sinistra”. A colpi di post sui social l’antimafia e la legalità diventano ovvi valori “di sinistra”, il che, in un duello di strumentalizzazione politica lontano dagli intenti legati alla creazione del murales, potrebbe ritenersi un autogol della destra.

Fin qui tutto abbastanza prevedibile per chiunque abbia una minima conoscenza del territorio.

Ciò che lascia davvero senza parole è il dietrofront dell’amministrazione locale che invece di difendere un lavoro collettivo di riqualificazione, nato da un processo partecipativo rivolto alle nuove generazioni, sceglie di chiedere la rimozione di alcuni ritratti. Quali possano essere le vite da censurare perché non rappresentative dei valori della legalità e della lotta alla mafia è un argomento troppo difficile da motivare. Così si sceglie di chiedere l’eliminazione dei volti dei vivi, in quanto “divisivi”. Viene così coperto il volto del giovane nuotatore, emblema di resistenza, difficilmente definibile “divisivo”. Segue quello della giornalista Federica Angeli che nonostante le minacce subite a causa del suo lavoro, resta in vita e quindi non può rappresentare la lotta alla mafia su questo muro. Viene cancellato il maestro pluricentenario a quanto pare colpevole di essere ancora in vita e quello di un’anonima attivista culturale locale. In ultimo spetta agli artisti, il grande Giorgio Jorio che morirà qualche mese dopo e poi sul volto di Mario Rosati, la mano di Lucamaleonte si ferma.

Resta il segno di una pennellata che non ha potuto proseguire in questo gioco ridicolo.

 

 

Protetti dalle foglie

I volti vengono cancellati da uno strato di vernice rossa e delle foglie verdi, così da lasciare l’immagine di alcuni visi che spuntano nella giungla urbana. I sopravvissuti a questa foresta sono effettivamente quanti hanno lasciato questa vita. Insieme a loro sono stati risparmiati i visi di alcuni studenti. Gli altri sono scomparsi dietro le foglie. Commenta Mirko:

«Il senso delle foglie è quello di conservare. Quando in autunno cadono le foglie il sottobosco viene protetto, quindi metaforicamente Lucamaleonte ha scelto delle foglie per coprire i volti in modo da proteggere queste persone aspettando tempi migliori, nuove primavere, in cui potranno tornare a sbocciare».

La resistenza degli studenti

«Quando si fa un’azione partecipativa ci si espone sempre – riflette Mirko Pierri a due anni dall’accaduto – e gli studenti sono stati quelli maggiormente colpiti da questa esperienza che gli ha dato un punto di speranza alto, ma anche una delusione e depressione totale per poi da quella trovare le energie per reagire». Oggi i ragazzi che hanno partecipato a quel laboratorio continuano a frequentarsi e hanno dato vita ad un collettivo di video art e teatro. Quale potrà essere la loro idea sul ruolo delle istituzioni nella difesa della legalità è una domanda che preferiamo non porci.

Certamente sono stati costretti ad aprire bruscamente gli occhi ed uscire dalla nota caverna platonica, ma dopotutto il significato della parola “educazione” non è proprio questo? Ex-ducere, condurre fuori. E allora buono sguardo disilluso, ragazzi.

 

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Saperenetwork è...

Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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