Sui muri di Alessandra Carloni, tra fiabe e steampunk
Nelle opere della street artist conosciuta in tutto il mondo, città volanti, animali meccanici e mondi onirici, che trasformano il territorio che li accoglie
Uno dei più importanti nomi femminili della street art italiana, Alessandra Carloni, classe 1984, continua a lasciare il suo segno inconfondibile sui muri della nostra penisola, con nuovi interventi che si spingono oltre confine raggiungendo Portogallo, Francia, Belgio, Lussenburgo. Con circa 120 lavori murali eseguiti in poco più di 10 anni, la street artist romana si è fatta conoscere sul territorio nazionale con i suoi personaggi che ormai vengono facilmente riconosciuti, le ambientazioni ricche di richiami a un mondo fiabesco spesso caratterizzato da un gusto steampunk e i suoi animali compagni di viaggio dell’essere umano.
Guarda il videomapping realizzato da Alessandra Carloni per Procida 2022
Trasformare uno spazio
Appena uscita dall’Accademia, nel 2010 Alessandra Carloni ha scelto di sperimentarsi nell’arte urbana per poi proseguire portando avanti parallelamente due filoni espressivi: quello dedicato ai muri e quello pittorico. Tra le due forme d’arte ciò che cambia principalmente è il supporto, mentre il messaggio, i soggetti, lo stile, resta lo stesso, rendendo il tratto della Carloni inconfondibile. Si tratta di lavori con una chiara cifra fiabesca, mondi incantati con personaggi soli, spesso in viaggio, in dialogo più con sé stessi che con l’ambiente circostante.
«Sui muri spesso c’è un tema da rispettare, perché partecipo a bandi o progetti che rispondono a precise richieste, nella pittura ho più libertà. Anche se gradualmente sono riuscita ad inserire percorsi più miei anche nei muri».
Questo possiamo vederlo a Trieste, dove nel 2021 ha dipinto per il progetto Chromopolis tre cabine e un muro. «Su ogni cabina ho dipinto un elemento legato a un’energia, visto che il progetto era appunto legato alle energie, ma ho scelto anche di contestualizzarle nel territorio, per questo sulla cabina di Miramare che si trova lungo la pista ciclabile ho dipinto il mio personaggio in bicicletta. Sulla cabina di Opicina, che si trova lungo la linea del tram, nell’immagine compaiono i miei personaggi che portano a spalle un tram».
Il tema del viaggio e dell’andare, che caratterizza il lavoro della Carloni, si inserisce quindi nel territorio potenziandolo e rispondendo al tempo stesso alle richieste tematiche del committente.
«La vera potenzialità dell’arte urbana è quella di trasformare uno spazio, attraverso la realizzazione di un’opera possiamo esprimere una denuncia o un messaggio poetico e questo andrà a cambiare la percezione di un quartiere, di una strada, di una piazza… Sento fortemente la responsabilità verso il territorio che ospita i miei lavori, ma soprattutto verso le persone che vivono quotidianamente la presenza della mia opera».
In volo
Nei soggetti della Carloni oggetti d’epoca e animali convivono in misteriosi viaggi con protagonisti umani. «Riporto sui muri quello che rappresento anche nell’arte pittorica, ossia il mondo onirico. Voglio offrire alle persone un momento di distacco dalla realtà, di sogno ed evasione», ci racconta l’artista. Ne emerge una realtà visionaria in cui torna frequentemente la dimensione del volo, come nel murales eseguito nel 2021 a Lamezia Terme. Qui la viaggiatrice, seduta all’interno della sua valigia vola tra le nuvole trascinata da una mongolfiera. O nel muro di Latina, dove due viaggiatori seduti sul tetto di una casa di legno volano sollevati da un dirigibile.
Le città sono spesso sospese tra le nuvole, richiamando un immaginario legato alle Città Invisibili di Calvino, al quale la Carloni è profondamente legata. Anche gli animali, pur ricchi di dettagli realistici ai quali l’artista spesso aggiunge bulloni ed elementi metallici, appaiono comunque come abitanti di un mondo fantastico, in perfetta sintonia con l’essere umano. Ritornano spesso uccelli e pesci, anche questi in volo, come nel muro di Comacchio dove la viaggiatrice scruta il cielo seduta all’interno di una barca di carta adagiata sul dorso di un enorme cetaceo volante. Tra animali e essere umano si crea una tacita complicità.
Le influenze letterarie del viaggio
Questa dimensione di evasione è spesso ricca di richiami letterari, come è stato evidenziato in L’Eterno Viaggio, ultima mostra personale, ricca di rimandi ai mondi di Jules Verne, Herman Melville, Marco Polo e Italo Calvino. Nella mostra, ospitata negli spazi espositivi del Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, dove è nata la storia delle ferrovie italiane, la Carloni ha esposto 18 tele e 10 lavori su mappe antiche. Si tratta di un nuovo progetto dell’artista dove il supporto sono carte geografiche che vanno dalle più piccole regioni della Sardegna a interi continenti quali l’Africa e il Sud America passando per regioni intermedie quali la California. Le linee che delimitano i territori sono sullo sfondo, come una traccia, e in primo piano troviamo l’alter ego della Carloni sempre in viaggio accompagnata dagli animali. Appare così una grande balena in volo sopra l’America Meridionale con una giovane viaggiatrice comodamente appoggiata alla sua schiena mentre tira con una corda un vascello, oppure un grande elefante in cammino sull’Africa, con la viaggiatrice seduta sul dorso intenta a guardare un mappamondo.
Ad occhi chiusi
Un viaggio che è innanzitutto percorso, senza una meta precisa, ma ricco di elementi descrittivi propri dell’andare, quali valigie, zaini, corde con cui tenere legati alle spalle antichi mezzi di trasporto. Come nel muro, dipinto a gennaio a Stornara, per raccontare il gemellaggio della città con l’isola di Procida all’interno del festival Stramurales, appaiono due viaggiatrici che si vengono incontro camminando tra le onde del mare. Una porta in spalla un antico vascello, l’altra, diverse barche di legno. I simboli dell’andare sono quindi parti del bagaglio, segno che il viaggio è interiore più che esteriore. Non a caso i personaggi della Carloni sono sempre dipinti ad occhi chiusi, a evidenziare come lo sguardo interno sia effettivamente la vera visione. Così, mentre alziamo gli occhi guardando un muro nel caos delle nostre città, ci arriva silenzioso l’invito a prestare attenzione anche al viaggio interiore che stiamo compiendo.
Saperenetwork è...
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Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.