La bottega Rigiocattolo e il fondatore Daniele Leo

Rigiocattolo, nuova vita solidale dal riuso. Intervista a Daniele Leo

Nel cuore di Campobasso, una bottega ha fatto della rigenerazione di giocattoli un impegno coerente, per un’economia circolare e civile. Una scelta coraggiosa, controcorrente, che aiuta i meno fortunati e non impatta sull’ambiente, raccontata dal titolare e fondatore del progetto

Esiste un luogo speciale in Molise, a Campobasso, dove i nostri giocattoli ormai inutilizzati possono tornare a rivivere per coloro che hanno bisogno o che ne fanno uso sociale, educativo o terapeutico, e dietro ricompenso per tutti gli altri. La piccola bottega dedita al riuso dei giocattoli si chiama Rigiocattolo, e come ci ha spiegato Daniele Leo, fondatore del progetto, «con i ricavi si coprono i costi dell’attività, si fa della beneficenza e si sostengono i progetti di sviluppo».

Daniele Leo, quando nasce l’idea di recuperare vecchi giocattoli e non solo?

Rigiocattolo nasce nel 2013 come proposta di volontariato per adolescenti. L’idea era quella di recuperare giocattoli vecchi, rigenerarli e regalarli ai bambini poveri. Dai ragazzi venne anche la proposta di fare dei mercatini per monetizzare i giocattoli e fare beneficenza. Col tempo, si sono aggiunti volontari adulti ed è maturata la consapevolezza di essere parte dell’economia circolare. Il nostro contributo ambientale è soprattutto nell’ambito della riduzione dei rifiuti.

 

Lo scaffale dei giochi vintage

 

È bene precisare che Rigiocattolo si occupa di riuso, che è diverso dal riciclo…

Sì, nel linguaggio tecnico, riciclo e riuso sono due cose differenti. Rigiocattolo si occupa di riuso, ovvero di metodi per allungare la vita degli oggetti, dei giocattoli in particolare. Parliamo di riciclo quando da materiale usato si produce materia prima (chiamata tecnicamente materia prima seconda), è il caso, ad esempio, delle bottigliette di plastica che, quando vengono triturate, generano granulato plastico da utilizzare per produrre nuove bottiglie o altro.

 

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In che modo state promuovendo le vostre attività e con chi avete realizzato progetti o state per realizzare progetti legati al riuso o al riciclo?

Siamo cresciuti nel nostro territorio soprattutto attraverso il passaparola; questo perché crediamo fortemente nel valore delle relazioni. I social ci hanno dato la possibilità di farci conoscere anche fuori dal Molise e perfino all’estero. Abbiamo anche un sito-vetrina in cui è possibile vedere tutti i giocattoli disponibili: la bottega non ha spazio a sufficienza per contenerli tutti! Rigiocattolo, nato come gruppo non strutturato di volontariato, dopo alcuni anni è stato accolto nel coworking Inflazione Caotica della cooperativa ARES di Campobasso, nel quale – grazie alla contaminazione con le altre realtà presenti – cresce e si struttura. Oggi è parte integrante di ARES con cui condivide la mission dell’innovazione sociale. Al momento, abbiamo all’attivo due progetti per l’inclusione lavorativa occasionale in ambito di riuso e un progetto nelle scuole per l’educazione al riuso dei giocattoli, con il servizio civile.

Coltiviamo il progetto di diventare una realtà che si occupa anche di rigenerazione civica e non solo di riuso di giocattoli.

 

Quanto è importante sensibilizzare la società civile?

L’usato conquista quote sempre maggiori di simpatia tra la gente. Merito di tanti fattori convergenti, studiati dagli addetti al settore. Per far crescere la sensibilità verso i temi ambientali e sociali, la forma più efficace è certamente la testimonianza diretta: essere presenti nel territorio produce più effetti di qualunque discorso teorico.

 

 

L’idea del riuso è un modo anche per cercare di cambiare un paradigma culturale, quello legato alla società dei consumi, che rende labili anche i rapporti sociali. Condivide questa visione?

Condivido appieno! La società dei consumi è basata sul un assioma falso: la disponibilità illimitata di materie prime. L’economia globalizzata ci ha insegnato che produrre è il presupposto della crescita economica: ma non è vero! L’iper-produzione ha infatti causato un surplus di rifiuti, lo sfruttamento del pianeta e la non equa distribuzione della ricchezza, generando nuovi poveri e non solo nuovi ricchi. Per esperienza diretta, raccontiamo che – intorno al riuso – si generano rapporti diretti, basati sul dono: chi offre le competenze, chi il tempo, chi i giocattoli usati, chi i locali in prestito, chi anche solo un incoraggiamento. Una forma diversa di economia, piccola ma probabilmente riportabile in scala più grande.

Sul sito di Rigiocattolo si può leggere che tra i vostri obiettivi c’è quello di rendere felici le persone. Può aiutarci a comprendere questo messaggio?

A Rigiocattolo coltiviamo il sogno di diventare un centro del riuso, sulla base di un’economia sostenibile, circolare e civile. Antonio Genovesi (1713-1769), titolare della prima cattedra di economia al mondo, la definiva come la “scienza della pubblica felicità”. Obiettivo dell’agire economico non è la massimizzazione del profitto ma del bene. Più persone stanno bene e più si osserva una crescita del territorio, sotto tutti i punti di vista. Rigiocattolo contribuisce a questo obiettivo riparando i giochi e distribuendo positività e passione.

 

Saperenetwork è...

Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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