Se l’ecologia è condivisa dalla comunità. Intervista a Sfuso Diffuso
Un progetto per ridurre i rifiuti all’origine e per valorizzare l’ecosistema locale, che coinvolge la popolazione in momenti formativi e in attività sostenibili di tutela della biodiversità e delle tradizioni del territorio, come l’apicoltura
Sfuso Diffuso è una realtà nata a Calice Ligure in provincia di Savona, nel 2020, in piena pandemia, con l’obiettivo di valorizzare l’entroterra ligure in un’ottica di eco sostenibilità, facendo squadra con le comunità locali e portando avanti un percorso di prevenzione ecologica diffuso, creativo e capillare. Nel progetto sono coinvolti Pietro Rosso, Serena Folco, Sara Dini, Rachele Bianco. Abbiamo incontrato i fondatori Serena e Pietro.
Com’è nato Sfuso Diffuso e perché?
Sfuso Diffuso nasce dalla volontà di un gruppo di giovani calicesi, di diversa età e formazione accademica e già attivi in diversi ambiti di volontariato e promozione culturale sul territorio, riunitosi per «fare qualcosa per la sostenibilità a Calice Ligure», di muoversi verso un percorso di cambiamento, di attivare la comunità locale in un percorso di ecologica e consapevolezza nei confronti del territorio e dei suoi abitanti, delle sue fragilità, delle sue peculiarità e delle sue potenzialità sociali, ambientali, economiche. Inizialmente, la finalità era “la volontà di arrivare ad una conversione ecologica del paese”, obiettivo che nel tempo, si è trasformato nella volontà di costruire una squadra di comunità che funziona come una vera rete di sostenibilità, di buon vicinato e di ecologia condivisa. L’occasione per concretizzare questa idea è stata la vittoria di un Bando di Fondazione Compagnia di San Paolo, uscito nel 2019 con una prima Call For Ideas.
Guarda il video di Sfuso Diffuso
Sfuso Diffuso come opera sul territorio?
Il progetto prevede diverse azioni con due focus principali: la creazione di una rete commerciale in grado di mettere in atto pratiche più sostenibili e un percorso di prevenzione ecologica con l’intera comunità. Per garantire il coinvolgimento di tutti i soggetti della vallata del calicese, ma ormai non solo, Sfuso Diffuso ha progettato diverse attività: escursioni, laboratori, pulizia dei sentieri, attività sportive all’aperto, vendita dello sfuso, eventi gastronomici, conferenze, mostre, attività con le scuole, swap party e mercatini dello scambio, campagne di comunicazione.
Al centro, la convinzione che il cambiamento verso la sostenibilità di comunità venga nutrito sia da un fondamento scientifico (monitoraggio dei rifiuti dispersi in natura, approfondimenti culturali, interazione con ricercatori) quanto da un approccio creativo, ingaggiante e solidale.
A dirlo sembra un progetto molto sfidante, ma come lo avete reso concreto?
Sfuso Diffuso opera dal 2020 sul territorio calicese e finalese, regionale e non solo (sono in corso attivazioni di comunità e collaborazioni in diverse città italiane quali Pavia, Torino, Milano, Reggio Emilia) ed è curato da un gruppo di giovani calicesi che arriva a contarne quaranta in occasione di eventi speciali in sinergia con diversi partner di progetto (tra cui il capofila Slow Food Condotta del Savonese e altri enti partner come il Comune di Calice Ligure, Slow Food condotta Albenga Finale Alassio, Legambiente Liguria, Libelle APS, Calice Città della Musica). Lo scopo principale dell’iniziativa, ovvero attivare le comunità locali e costruire una squadra di comunità per la sostenibilità ambientale e sociale del territorio di riferimento come quella con il Centro di Ascolto Caritas di Finale Ligure per approfondire in particolare il tema delle eccedenze alimentari e delle eccedenze del settore tessile.
Ma come coinvolgete le persone?
Abbiamo come modus operandi l’attivazione di progettualità personalizzate per arrivare in maniera capillare a tutti i soggetti attivi sul territorio. Dai laboratori nelle scuole a quelli di cucito pomeridiani, alle feste del baratto di piazza, alla raccolta delle eccedenze con le aziende, ai patti di coltivazione con gli agricoltori locali, alle reti di solidarietà tra apicoltori. La strategia principale adottata dal progetto è dare fiducia a una comunità, ai loro green champions, ai micro influencer che le caratterizzano (dalla sarta ottantenne al giovane biologo locale) per fare in modo che siano i compaesani stessi a trascinare le iniziative, motivare i gruppi, farsi coinvolgere in occasioni sempre nuove.
In due anni Sfuso Diffuso ha coinvolto tredici scuole, organizzato più di settanta laboratori, diciotto conferenze, undici feste del baratto, sedici escursioni, sedici raccolte rifiuti in natura, ventuno incontri formativi per giovani. Un totale di 3.400 persone coinvolte.
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Avete un progetto che vi sta particolarmente a cuore?
Fin dalla fase preliminare di stesura del progetto Sfuso Diffuso è stato deciso di porre un focus sul tema della salvaguardia delle api, della biodiversità locale e dei prodotti locali melliferi. Il tema della salvaguardia è infatti intrinsecamente legato alla fortissima presenza sul territorio calicese di arnie (in particolare nel Comune limitrofo di Rialto, in riferimento al quale viene tipicamente indicato quanto il numero delle famiglie di api in loco superi il numero dei votanti, che attualmente si attesta intorno alle 600 persone) e di apicoltori, professionisti e hobbisti. In sinergia con i nostri esperti di riferimento Francesca Cirio e Giacomo Calcagno, apicoltori locali, Sfuso Diffuso ha creato una rete di apicoltori, ma anche di appassionati del settore apistico, solidali tra loro, con l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità del territorio e dare la giusta visibilità ai prodotti dell’alveare: una rete di vicinato che riesce a supportarsi e a condividere conoscenze, intenti e buone pratiche.
La Rete Apicoltori Sostenibili di Sfuso Diffuso, avviata nel 2022, accoglie attualmente più di 20 apicoltori e apicoltrici dei Comuni di Pietra Ligure, Borgio Verezzi, Finale Ligure, Tovo San Giacomo, Calice Ligure, Orco Feglino, Magliolo, Noli e Rialto.
Avete riscontrato qualche problematica significativa?
Si, purtroppo! Fin dai primi incontri è emersa la necessità di coordinarsi nella lotta alla Vespa Velutina o Calabrone Asiatico, particolare specie invasiva e fortemente nociva che costituisce una seria minaccia per gli ecosistemi locali, in particolar modo quelli liguri, e anche per la produzione agrifloristica. La Vespa Velutina infatti con la sua proliferazione apporta un forte danno alla biodiversità locale, in quanto entra in competizione con le specie native, interferisce con l’attività di impollinazione degli insetti locali, costituisce un pericolo per la produzione apicola ma anche per la salute pubblica, essendo potenzialmente una minaccia anche per l’essere umano. L’impatto della Vespa Velutina sul nostro territorio compromette il mantenimento della biodiversità e interferisce con l’ecosistema e con la fondamentale attività di impollinazione delle piante, di cui l’ape è attrice principale. Inoltre, la Vespa Velutina porta grosse perdite alla produzione ortofrutticola causando il danneggiamento dei frutti maturi sugli alberi.
Come l’avete affrontata?
Abbiamo progettato, e realizzato con alcune azioni mirate, una Campagna di Comunicazione ad hoc “Missione zero velutina” suddivisa in tre fasi. Una prima fase informativa (realizzata già nel corso del 2021 e del 2022) per favorire una maggiore conoscenza delle conseguenze sul nostro territorio provocate dalla presenza crescente della Vespa Velutina, con azioni divulgative e creative ipotizzate, quali la creazione di una favola dedicata e illustrata da diffondere nelle scuole, un “gioco” con stickers biodegradabili e premi legati al riconoscimento dei diversi impollinatori presenti sul territorio, un’azione di coinvolgimento civico con cartoline personalizzate per smuovere i decisori politici sul tema e un’azione di valorizzazione dell’etichetta del miele prodotto in vallata con il design identificativo della campagna.
Una seconda fase per attivare la comunità nella costruzione di trappole e in azioni di trappolaggio mirato, collettivo e individuale, per eliminare il maggior numero di esemplari presenti sul territorio con l’aiuto di produttori di birra locali per la fornitura della materia prima per le trappole. Abbiamo coinvolto tutti, con azioni creative di comunicazione tradizionale e digitale e con i volti dei micro influencer del territorio. Questa azione di trappolaggio, effettivamente attuata nel mese di maggio 2023, ha portato all’installazione di oltre 50 trappole (monitorate costantemente dai cittadini) sul territorio calicese. Una terza fase, ancora in ipotesi, prevede l’educazione a lungo termine della comunità attiva sul territorio al riconoscimento dei nidi e degli esemplari di Vespa Velutina e attivarla nell’individuazione e nella segnalazione degli stessi in particolare nella stagione primaverile ed estiva con un monitoraggio collettivo e individuale anche grazie ad attività ludiche e di segnalazione con pannelli.
Il progetto sembra proprio ben strutturato. Sarebbe possibile esportarlo altrove?
Assolutamente si! Le azioni di Sfuso Diffuso nascono per essere modelli replicabili da attivare in tutte le comunità come la nostra, e non solo. Per esempio, la Campagna di Comunicazione contro la Vespa Velutina, ha voluto essere una prima spinta, dirompente e sfidante sul tema della salvaguardia delle api e della biodiversità. Sono già stati concretizzati contatti per replicare la Campagna in Comuni limitrofi che si sono dimostrati da subito interessati. Siamo certi che possa essere esportabile e mettiamo a disposizione la nostra esperienza per chiunque volesse approfondire o riprodurre questa attività.
Saperenetwork è...
- Riccardo Parigi, genovese, comunicatore ambientale, titolare Must Srl. Si è laureato in filosofia, ed è formatore, facilitatore, business coach, crisis manager. Si occupa di tematiche ambientali dal 1991. Docente AIAS Academy (Associazione italiana esperti ambiente e sicurezza). EN Roads Ambassador. Practitioner PNL.
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