La terra mi tiene, la Resistenza del seminatore
Il documentario di Sara Manisera e Arianna Pagani, proiettato a Cinemabiente 2023 nella sezione Made in Italy, valorizza l’atto politico di chi tutela territori e biodiversità agricole in favore delle generazioni future. In streaming gratuito fino al 18 giugno su OpenDDB
«La terra mi tiene», scriveva nel 1942 il poeta e politico Rocco Scotellaro. Parole la cui forza è una eco che supera gli anni e rimbomba nella testa e nel cuore dei protagonisti dell’omonimo documentario del 2022 di Sara Manisera e Arianna Pagani, proiettato nella sezione «Made in Italy» dell’ultima edizione di CinemAmbiente. Ed è una storia tutta italiana quella che viene raccontata e che mette a confronto due diverse generazioni, due storie che si alternano e si intrecciano nel seguire il ciclo delle stagioni e la vita di un chicco di grano, dalla semina alla mietitura, interrogandosi sul passato, sul presente ma soprattutto sul futuro della terra da lasciare ai propri figli.
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Ivan Di Palma, laureato in filosofia, sceglie di ritornare nella sua terra natale ad Atena Lucana, nel Parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano, per dedicarsi alla semina dei «grani del futuro». Insieme alla comunità che si è raccolta intorno a lui, Ivan resiste alla fatica e diventa un coltivatore, ritrovando quel filo che lo unisce al vissuto dei suoi avi. Teresa Vallone, invece, è un’anziana contadina che negli anni Cinquanta decide di emigrare in Germania, abbandonando la campagna per migliorare le condizioni di vita dei suoi figli.
Attraverso le loro parole e i loro gesti ritroviamo il legame culturale con la terra delle origini, da cui entrambi si sono allontanati, per motivi diversi, ma alla quale entrambi hanno voluto fare ritorno. E se in Teresa c’è la forza del ricordo di ciò che è stato, in Ivan c’è la speranza del futuro.
Una speranza che viene anch’essa coltivata, come il grano che Ivan ha deciso da alcuni anni di seminare, affrontando inizialmente difficoltà ma con la consapevolezza, fin da subito, della sua centralità per il cibo e per l’uomo. “La terra mi tiene”, una produzione FADA Collective, segue i protagonisti nel corso dei mesi, scanditi dal richiamo a riti collettivi e a momenti legati alla cultura ancestrale, che riconosce al grano una sua sacralità.
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Il gesto antico del seminatore, in cui Ivan si identifica, racchiude tutto il senso dell’atto di resistenza e politico di conservare il territorio per le generazioni future. Un gesto che passa anche attraverso la «biblioteca del grano», nella quale si raccoglie la biodiversità cerealicola per avere popolazioni che si adattano al cambiamento climatico:
perché, affermano i contadini, usare il proprio seme avendo capacità di interpretare i cambiamenti è una forma di emancipazione potente.
Sara Manisera, giornalista, autrice e regista, collabora con enti e testate quali Arte, RAI, Al Jazeera, Libération, RSI, Internazionale, LifeGate. Nel 2018 vince la Colomba d’Oro per la Pace con Donne fuori dal buio, nel 2019 il True Story Award e nel 2021 il Premio Albert di Monaco per Iraq without Water. Autrice del libro Racconti di schiavitù e lotta nelle campagne, codirige i documentari Iraq: giovani in prima linea (2019) e Iraq: Fight or Flight (2021). Con Arianna Pagani, giornalista multimediale e coautrice de “La terra mi tiene”, è tra le fondatrici del collettivo FADA.
Fino al 18 giugno, previa registrazione, «La terra mi tiene»è disponibile gratuitamente in streaming attraverso la piattaforma OpenDDB e tramite il sito del Festival. Svoltosi dal 5 all’11 giugno a Torino, Cinemambiente 2023 ha presentato 82 film, in arrivo da 38 Paesi, su temi quali giustizia climatica e giustizia sociale, difesa del suolo, estrattivismo, inarrestabilità del riscaldamento globale, transizione ecologica, nella consueta suddivisione del Concorso documentari, Concorso cortometraggi e nelle due sezioni non competitive Made in Italy e Panorama.
Saperenetwork è...
- Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.
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