Verso le infrastrutture verdi, per la resilienza urbana

Il bosco verticale di Stefano Boeri a Milano è un esempio fra i più illustri d'integrazione del verde in architettura

Verso le infrastrutture verdi, per la resilienza urbana

Giardini sui tetti dei palazzi, polmoni di vegetazione in ogni quartiere, ambienti urbani arricchiti di aree verdi pubbliche: le infrastrutture verdi sono servizi ecosistemici essenziali per la salute di chi vive in città. E quindi strumenti indispensabili per l’architettura del futuro

Città sempre più vivibili progettate tenendo conto dei luoghi della socialità e che permettano di godere del libero, un’architettura resiliente per affrontare il riscaldamento globale e la conversione verso l’uso delle sole energie rinnovabili. In questo nuovo orientamento, si colloca la progettazione di isole verdi, la costruzione di giardini sui tetti dei palazzi e lo studio della vegetazione più adatta all’ambiente urbano per superarne la funzione puramente estetica e integrarla nel sistema di gestione delle criticità cittadine. 

 

 

Ripensare gli spazi includendo le infrastrutture verdi può aiutare ad affrontare problemi come il riscaldamento delle città e lo spreco energetico per raffreddare gli ambienti. Le temperature estive nelle città possono superare anche di 3°C quelle negli spazi verdi suburbani. Giardini e viali alberati concorrerebbero così a rinfrescare e ad aumentare la rifrazione dei raggi solari, diminuendo la formazione di isole di calore, come già evidenziato in uno studio del 2001 apparso su Solar Energy.

Bombe d’acqua e polveri sottili

La presenza di vegetazione adatta può inoltre, durante le piogge intense e imprevedibili, le cosiddette “bombe d’acqua”, diminuire la quantità di acqua che cade al suolo, evitando che il sistema fognario non riesca a ricevere e drenarla causando allagamenti.

 

nubifragio
Il riscaldamento globale ha contribuito all’aumento dei nubifragi soprattutto nel periodo estivo e in quello autunnale

 

La costruzione di barriere verdi tra le strade e le zone pedonali abbatte invece la presenza delle polveri sottili e degli inquinanti prodotti dai veicoli a motore, con una ricaduta positiva sulla salute dei cittadini e sulla gestione della spesa sanitaria. Le infrastrutture verdi diventano quindi dei servizi ecosistemici che permettono di dare benefici alle persone, derivanti da ecosistemi funzionanti.

Parola d’ordine: biodiversità

Un recente articolo apparso su Nature ha cercato di chiarire come dovrebbe essere questo ultimo tipo di infrastruttura per garantire la più alta efficacia nel controllo passivo dell’inquinamento urbano. Un fattore importante è la porosità delle barriere e la loro altezza. Barriere fitte fra strada e marciapiede possono causare un accumulo di polveri sottili verso il lato strada, troppo porose sarebbero inutili.

 

 

Avere barriere fatte di vuoti e pieni ben bilanciati permette una schermatura ideale, così come altezze non troppo elevate permettono scambi dall’alto senza rischiare di accumulare le particelle al suolo. Ciò si può ottenere affiancando specie con caratteristiche diverse in modo da usufruire dei vantaggi della loro convivenza. In questo modo si aumenta la biodiversità negli ambienti urbani, consentendo la presenza di insetti ad attività benefica ed evitando la diffusione di patogeni vegetali, superando l’uso tradizionale che si è fatto della vegetazione lungo le strade. In Europa infatti, le specie urbane usate nei viali alberati sono in prevalenza solo quattro: acero, tiglio, platano e ippocastano.

Quali piante scegliere?

La selezione di quali vegetali impiantare, la loro alternanza e coesistenza è quindi un esercizio affatto banale. Nella scelta delle specie da mettere a dimora conta anche la capacità delle piante di causare esse stesse forme d’inquinamento. Alcune specie, in presenza di temperature tra i 35° e i 40°C, immettono in atmosfera sostanze con effetto negativo sull’apparato respiratorio umano: composti organici volatili la cui ossidazione può causare un aumento della formazione di ozono. Non meno importante è evitare le specie con elevato potere allergenico e con diffusione dei pollini anemocora, che sfrutta cioè il vento e le correnti atmosferiche, preferendo cultivar femminili e piante la cui impollinazione è lasciata agli insetti.

La forma delle foglie e le caratteristiche della superficie fogliare sono poi cruciali per permettere di trattenere i particolati ultrasottili. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono le foglie piccole e aghiformi a essere maggiormente efficaci. Questo perché permettono una maggiore turbolenza delle correnti che trasportano gli inquinanti intorno alla foglia aumentando le occasioni di deposito.

La presenza sulla superficie fogliare di cere accresce queste capacità, ma un buon deposito si ha anche su quelle ricoperte da peluria e dove ci sono più scanalature e nervature. Specie sempreverdi e con foglie longeve, poi, sono da preferirsi rispetto a quelle che hanno un rinverdimento stagionale.

Clima e gestione ottimale

La caratteristica degli stomi, ovvero gli organi attraverso i quali i vegetali assorbono dall’atmosfera i gas, è legata alla capacità di sottrarre inquinanti come il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto. Piante che mantengono gli stomi aperti più a lungo anche in condizioni di calore sono ideali.

 

 Guarda il video sulle caratteristiche degli stomi

 

Vanno considerate le condizioni climatiche e del terreno dove le piante sono collocate e non meno importante è l’economicità della loro gestione, cioè gli interventi di potatura, sfoltimento e ordinaria manutenzione del verde pubblico con preferenza verso le specie a lenta crescita.

Il benessere di un grande organismo vivente

Pini, tassi e ginepri raccolgono molte di queste caratteristiche ideali ma anche l’introduzione ecologicamente ponderata di specie alloctone può contribuire a creare strutture efficienti, combinando piante che formano cespugli con quelle più alte e spezzando la monotonia delle specie uniche, aggiungendo all’utilità anche la piacevolezza delle strutture.

 

 

Come evidenziato da British Medical Bulletin, laddove si possa godere di un ambiente urbano arricchito da aree verdi pubbliche, diminuisce lo stress, aumenta la percezione di benessere, s’incentiva la socializzazione e l’attività all’aria aperta, diminuiscono le patologie cardiopolmonari a dimostrazione che fare parte di un sistema integrato con le altre forme di vita apporta un beneficio reciproco e ricordandoci, ancora una volta, di essere parte di un unico organismo vivente.

Saperenetwork è...

Maria Luisa Vitale
Maria Luisa Vitale
Calabrese di nascita ma, ormai da dieci anni, umbra di adozione ho deciso di integrare la mia laurea in Farmacia con il “Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Arrivata alla comunicazione attraverso il terzo settore, ho iniziato a scrivere di scienza e a sperimentare attraverso i social network nuove forme di divulgazione. Appassionata lettrice di saggistica scientifica, amo passeggiare per i boschi e curare il mio piccolo orto di piante aromatiche.

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