Prospettiva Pasolini. Perugia racconta l’intellettuale corsaro
Un ciclo di conferenze. E due mostre nelle biblioteche cittadine, con un repertorio di immagini, riviste, copie librarie, per conoscere da vicino la libertà e la radicalità del poeta, nel centenario della sua nascita. Fino al 30 giugno
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Prospettiva Pasolini, rassegna di incontri organizzati e promossi dal Comune di Perugia, è un viaggio nell’universo magmatico del poeta di cui quest’anno si celebrano i cento anni dalla nascita. Inaugurato lo scorso 5 marzo con la mostra allestita nella Biblioteca Augusta, il ciclo celebra la vitalità, l’ostinazione, il sarcasmo apocalittico di un autore inquieto, la cui opera si articola in frammenti spezzati, slanci e abiure compiute al colmo della disperazione.
Come per la precedente esposizione su Dante – anch’essa esito della felice collaborazione tra l’Unipg e l’assessorato alla cultura del comune – l’iniziativa muove dal rapporto intellettuale-territorio e trova nel poeta perugino Sandro Penna il punto di incontro e coagulazione.
Nel solco dunque di uno sguardo ‘affettuoso’ (Pasolini leggeva in Penna una «quasi santa libertà, l’anarchia assolutamente priva di aggressività»), gli ideatori della kermesse hanno immaginato un percorso che superi l’abulica consacrazione del personaggio e lavori piuttosto sulle sue ambiguità, sulla lucidità di sguardo tutt’altro che profetica ma puntuale, in grado di smontare i luoghi comuni, di rivendicare la problematicità del suo tempo.
Così, a un variegato ciclo di conferenze teso a indagare i volti dell’intellettuale (poeta e scrittore, critico e giornalista, cineasta e ‘performer’) Prospettiva Pasolini affianca due mostre nelle biblioteche cittadine e svela, attraverso un repertorio di immagini, riviste, copie librarie, la libertà e la radicalità del suo pensiero. Il percorso si snoda a partire dalla partecipazione al Festival dei Due Mondi del 1965 (ospiti, tra gli altri, Ingeborg Bachmann e Pablo Neruda), occasione per riflettere anche sul rapporto con Ezra Pound già indagato da Carlo Pulsoni, docente di Filologia romanza all’ateneo perugino e ideatore dell’esposizione insieme a Simone Casini, Francesca Tuscano e Roberto Rettori, delegato del rettore dell’Università.
Ritagli e immagini raccontano il legame di Pasolini con il territorio, come rivela il contributo della Pro Civitate Christiana di Assisi, che porta in mostra sette scatti e la sceneggiatura originale del Vangelo secondo Matteo.
Di grande impatto, nella sala in cui si celebra il primo atto dell’esposizione, la copertina e il servizio del numero 47 di Vie Nuove dedicato al nesso martirico del capro espiatorio portato in scena da Pasolini in Ro.Go.Pa.G., l’opera in quattro quadri firmata con Rossellini, Godard e Gregoretti nel 1963.
La seconda partizione si articola invece attorno all’intellettuale corsaro, battitore libero in un coro di voci obbligate. Tanti gli originali in mostra, dal celebre Che cos’è questo golpe? del 1964 a L’antifascismo come genere di consumo, acuta intervista di Massimo Fini apparsa su L’Europeo del 26 dicembre 1974. Lo scopo, come spiega Pulsoni, è quello di offrire al visitatore un repertorio di contesto che permetta di calare l’intellettuale dentro i fermenti e le contraddizioni del suo tempo, cogliendone la vitalità e la disperazione, quell’ansia di divorare senza limiti nella consapevolezza della tragedia in atto.
Così, all’immancabile intervista ‘estrema’ con Furio Colombo (Siamo tutti in pericolo, rilasciata il 1 novembre 1975 poi uscita l’8 su Tuttolibri – La Stampa) si affianca un bello scambio tra Biagio Marin e Vanni Scheiwiller in merito alla possibilità di stampare «un piccolo quaderno» con le liriche che il poeta di Grado compone sull’onda del turbamento per la «fine di Pasolini».
L’editore, con il consueto coraggio, propone un titolo folgorante: El critoleo del corpo fracassao (letteralmente “Lo scricchiolio del corpo fracassato”) tra i vertici più alti della poesia dialettale novecentesca.
Ma dell’intellettuale friulano Perugia intende ricordare anche l’impegno a difesa dell’ambiente, un cantiere aperto e attualissimo che mostra ancora una volta la nitidezza del suo intervento, la possibilità di parlare ai ragazzi di oggi attraverso un’opera – e un dialogo –programmaticamente interminabile. Per questo, alla Biblioteca San Matteo degli Armeni, è possibile ammirare riviste e libri pasoliniani appartenuti ad Aldo Capitini, ideatore della Marcia della pace attento alla costruzione di un legame etico tra nonviolenza ed ecologia.
L’evento
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Ginevra Amadio si è laureata con lode in Scienze Umanistiche presso l’Università Lumsa di Roma con tesi in letteratura italiana contemporanea dal titolo Raccontare il terrorismo: “Il mannello di Natascia” di Vasco Pratolini. Interessata al rapporto tra letteratura, movimenti sociali e
violenza politica degli anni Settanta, ha proseguito i suoi studi laureandosi con lode in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con tesi magistrale dal titolo Da piazza Fontana al caso Moro: gli intellettuali e gli “anni di piombo”. È giornalista pubblicista e collabora con webzine e riviste culturali occupandosi prevalentemente di letteratura otto- novecentesca, cinema e rapporto tra le arti. Sue recensioni sono apparse in Oblio (Osservatorio bibliografico della letteratura otto-novecentesca) e sulla rivista del Premio Giovanni Comisso. Per Treccani.it – Lingua Italiana ha pubblicato un contributo dal titolo Quarant’anni fa, anni di piombo, sulle derive linguistico-ideologiche che segnano l’immaginario dei Settanta.
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