Come rami della grande quercia. Giorgio Celli, le api e la lotta biologica
Il grande divulgatore scomparso nel 2011 studiò gli impollinatori accuratamente, indagando il loro linguaggio, l’organizzazione sociale degli alveari, il loro modo di osservare, interpretare e ricordare il mondo. Fu tra i primi a riconoscerli come indicatori ambientali
GIORGIO CELLI, 10 ANNI DOPO: SEGUI ALLE 16.00 L’EVENTO ON-LINE
Leggi tutto il dossier con gli interventi di Anna Stella Dolcetti, Micaela Ovale, Mafalda Restelli, Elisa Rossi e Francesca Signoria. Coordinamento di Rosy Battaglia
Testo di Francesca Signoria
Con schiettezza il grande maestro Giorgio Celli ci raccontava del mondo animale e vegetale, appariva con disinvoltura in televisione e scriveva con quella particolare capacità di espressione ed empatia di chi, con consapevolezza, vuole avvicinare i suoi lettori alla conoscenza e al sapere scientifico, senza stordire con troppe informazioni. Celli è stato uno dei più grandi divulgatori, entomologi, etologi e accademici italiani; nato nel 1935 a Verona, ha poi trascorso la maggior parte della sua vita a Bologna, culla della sua brillante carriera accademica.
Quando si laureò cum laude alla facoltà di Agraria era il 1961, l’epoca della prima “Green Revolution”, che vide lo sviluppo dell’industria agro-chimica, l’introduzione di organismi geneticamente modificati e il diffondersi dell’utilizzo di fitofarmaci in agricoltura.
Pesticidi, non “fitofarmaci”
Celli, fu uno dei primi in Italia a preferire alla parola “fitofarmaco” quella sicuramente più gergale, ma al tempo stesso più efficace ed intuitiva di “pesticida”. L’agricoltura chimico-industriale è una delle principali cause della crescente perdita di biodiversità sul nostro pianeta. Quanta più variabilità coesiste sul pianeta, quanto più questo si dimostrerà in grado di permettere, anche all’essere umano, una vita più prospera e longeva. La Convenzione Onu sulla diversità biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, sia a livello di variabilità di specie animali e vegetali, che a livello di patrimonio genetico e di abbondanza di ecosistemi e habitat naturali. Celli fu uno dei primi accademici ad incentivare lo sviluppo e l’utilizzo di acari ed altri insetti in agricoltura per combattere malattie e parassiti naturali delle piante, al fine di minimizzare l’uso di fitofarmaci. Nel 1983 fondò il Biolab di Cesena, il primo laboratorio in Italia per la lotta biologica, ancora oggi attivo.
Lo studio delle api
Dall’ultimo report pubblicato nel 2020 dal Forum Economico Mondiale si evidenzia l’impatto negativo dell’agricoltura intensiva sulla biodiversità: circa il 40% delle specie di insetti sono a rischio di estinzione e le più colpite sono farfalle, falene, api e coleotteri. Celli studiò le api accuratamente, portando avanti analisi e pubblicazioni sul loro linguaggio, lo studio dell’organizzazione sociale all’interno dell’alveare, come queste osservano, interpretano e ricordano il mondo. Già durante il boom dell’agrochimica, sottolineava l’importanza degli impollinatori naturali per la vita e la prosperità sul pianeta.
Come entomologo studiò le api sia a livello etologico, studiando la loro percezione visiva e capacità di apprendimento, sia a livello ecologico, mettendo in luce la loro importanza come indicatrici del livello di inquinamento da metalli pesanti e fitofarmaci nell’ambiente.
Giorgio Celli è stato direttore dal 1992 al 1998 dell’Istituto di Entomologia “Guido Grandi” dell’Università di Bologna e professore di Tecniche di lotta biologica. Fu inoltre uno dei firmatari del “Manifesto per la lotta biologica”, uscito nel 1998 e firmato da altri 18 collaboratori dell’Istituto di Entomologia. Oltre al mondo accademico, Giorgio Celli spaziò anche nella divulgazione sia mediatica che letteraria, con poesie, testi teatrali e racconti, vincendo anche il Premio Pirandello nel 1975 per l’opera Le tentazioni del professor Faust.
L’articolo è stato realizzato nell’ambito del Corso di giornalismo ambientale e culturale di Sapereambiente. Workshop a cura di Rosy Battaglia.
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