Ricordando Giorgio Celli, dieci anni dopo. La passione per la ricerca, le arti e la divulgazione
Ironia, umiltà, grande conoscenza della materia e capacità di capire il mezzo di comunicazione. Un divulgatore autoironico con un approccio nuovo, accessibile e scanzonato. A dieci anni dalla scomparsa, ricordiamo il celebre etologo con uno speciale proveniente dal nostro Corso di giornalismo ambientale e culturale e con un evento in diretta dalle 16.00
GIORGIO CELLI, 10 ANNI DOPO: SEGUI ALLE 16.00 L’EVENTO ON-LINE
Leggi tutto il dossier con gli interventi di Anna Stella Dolcetti, Micaela Ovale, Mafalda Restelli, Elisa Rossi e Francesca Signoria. Coordinamento di Rosy Battaglia
Testo di Micaela Ovale
L’11 giugno del 2011 a Bologna ci lasciava Giorgio Celli, scienziato e intellettuale che sapeva spiegare l’evoluzione darwiniana in tre minuti. Nonostante il possente curriculum accademico, il professore di entomologia dalla folta barba bianca si divertiva a fare la tv. E la faceva bene. Così bene che nel giorno della sua dipartita Aldo Grasso, il critico televisivo temuto da tutti i personaggi del piccolo schermo, omaggiò il papà della trasmissione Nel regno degli animali con parole di autentica stima sul Corriere Tv. Durante l’intervento il giornalista ricordava come l’allora direttore di Rai 3, Angelo Guglielmi, vedesse in Celli il divulgatore scientifico da contrapporre al più blasonato Piero Angela, paladino della cultura nella rete ammiraglia del servizio pubblico.
Amato dal pubblico per il suo fare genuino e scanzonato, Celli è riuscito a portare il complesso mondo degli animali non umani nelle case degli italiani grazie alla sua arte affabulatoria. Complici anche la saggezza e l’umiltà, che lo hanno guidato a lasciare dietro le quinte dei suoi programmi le vesti di cattedratico universitario.
A lui Sapereambiente dedica questo dossier (vedi in basso gli altri articoli) realizzato nell’ambito del workshop del “Corso di giornalismo ambientale e culturale” organizzato dalla rivista. Inoltre si potrà seguire sulla nostra home page un evento in live, oggi alle ore 16.00, promosso dai suoi ex allievi dell’Istituto di Entomologia dell’Università di Bologna durante il quale sarà presentato “Come rami della grande quercia”: un libro a più firme che ne ripercorre la ricerca avviata, già negli anni Ottanta, intorno a molteplici temi e attraverso molti linguaggi.
Era anche un maestro nelle comunicazione e appassionato divulgatore Giorgio Celli, in questo articolo vogliamo ripercorrere in particolare la sua esperienza nel piccolo schermo.
In principio fu il Maurizio Costanzo Show
L’avventura televisiva di Giorgio Celli inizia con le assidue ospitate nel celebre salotto del Maurizio Costanzo Show. Il suo fare bonario piace alla gente ma anche agli autori televisivi, i quali vedono in lui un personaggio che ha tutte le potenzialità per “bucare lo schermo”. Nel 1988, dopo la breve avventura nel varietà satirico L’Araba Fenice, il professore dell’ateneo bolognese approda a RAI 3 nella veste di conduttore-narratore della trasmissione Filò. Il debutto sul canale nazionale si rivela un flop di ascolti e, dopo solo due mesi, il direttore della terza rete cancella senza indugi la trasmissione ideata da Lio Beghin.
La repentina uscita di scena dal palinsesto dell’emittente di stato non scalfisce l’immagine e la credibilità del futuro divulgatore televisivo, tanto che nel 1991 lo stesso Guglielmi gli affida le redini del programma Nella vecchia fattoria, ideato con il documentarista Marco Visalberghi. Nel prime-time estivo di RAI3 l’etologo di origine veronese trova terreno fertile per manifestare le sue eccelse qualità di comunicatore e divulgatore scientifico. Doti che gli fanno guadagnare la fiducia del pubblico e della rete che nel 1992 e fino al 1998, lo proclama padrone di casa della fortunata trasmissione Nel regno degli animali.
Fedele a se stesso
Il programma registrato negli studi del Centro di produzione di Torino raccoglie consensi tra il pubblico, mentre non convince tutti gli addetti ai lavori. Il collega Piero Bianucci è tra questi e lo scrive nero su bianco nella rubrica Tivù&Tivù de La Stampa. Il titolo “Piero Angela batte Giorgio Celli nella repubblica degli animali” non lascia dubbi nella disputa mediatica di quella calda estate del 1992. L’autorevole firma del quotidiano torinese riconosce il professore come ottimo entomologo nonché bravo divulgatore ma: «Non ha la classe misurata di Angela. Sicché di lui non si può ancora dire un nome, una garanzia». L’anno successivo il talk show naturalista acquista maggiore autorevolezza e con esso anche il suo ideatore e conduttore che nel 1993 riceve il premio giornalistico Porsenna-Chiusi per l’attività di divulgatore scientifico. Nelle stagioni successive Nel regno degli animali si rinnova nella formula e nella scenografia, con l’ausilio di affascinanti effetti visivi creati con il computer. Ma Celli rimane sempre fedele a se stesso, guidando i suoi affezionati telespettatori (nel 1995 la media è di 2 milioni e mezzo) nei complessi meandri del mondo animale.
La sigla ed un breve estratto di una puntata di “Nel regno degli animali”
La teoria dell’evoluzione in tre minuti
Il successo di Giorgio Celli come divulgatore per il piccolo schermo, risiede nella conoscenza del mezzo. In un’intervista pubblicata su L’arte di parlare in pubblico di Carlo Majello, Celli anticipa di molti anni i tempi televisivi: «La televisione ha tempi talmente accelerati, fulminei, che gli intellettuali e gli scienziati non riescono a sintetizzare il loro pensiero, a trarne il successo, a usare in souplesse il linguaggio televisivo. Li vedo partire da lontano, magari perfino dall’antitesi per arrivare alla tesi (…) che verrà inesorabilmente tagliata perché i tempi sono di uno, due o tre minuti, ed essi non sono capaci di valutarli. Io stesso ci ho messo tempo e fatica, ma alla fine ho imparato a spiegare la teoria dell’evoluzione in tre minuti». Oggi il professore riuscirebbe a primeggiare anche nelle piattaforme come Tik Tok, coinvolgendo i suoi follower in brevi pillole di saggezza sul comportamento animale.
Celli ha dimostrato che alla base della divulgazione efficace ci sono due variabili interconnesse: la conoscenza della materia da trattare e il mezzo con cui si vuole veicolare il messaggio.
E lui era un maestro in questo, anche quando vestiva i panni del buffo “Zio Giorgio” nella trasmissione per bambini Ziggie, in onda nel 2002 sulle reti Mediaset. Il professore ha lasciato in eredità ai suoi posteri che si può fare divulgazione anche con un pizzico di ilarità. Il recente successo di Barbascura X ne è una dimostrazione.
Guarda uno dei video di Barbascura X
L’articolo è stato realizzato nell’ambito del Corso di giornalismo ambientale e culturale di Sapereambiente. Workshop a cura di Rosy Battaglia.
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