Turismo sì ma sostenibile. La ripresa nel segno dell’attrattività dolce
Il fondo per il turismo verde nel Pnrr ammonta a 748 milioni e potrà generare 2 miliardi d’investimenti. Un’opportunità fondamentale per rilanciare un comparto che dopo la pandemia non potrà più essere come prima
Testo di Noemi Chiari
Cinquantacinque miliardi di euro perduti e una riduzione nel volume di affari di circa il 95%. È questa la fotografia del mercato del turismo italiano scattata dalla Direzione generale turismo poco prima dell’inizio del nuovo anno. Un’immagine che non può che destare preoccupazione se si considera inoltre che l’indotto di questo settore contribuisce per circa il 13% al Pil nazionale.
La ripresa, insomma, è indispensabile e ha bisogno di una strategia che stimoli l’interesse dei turisti. Anche perché le preferenze dei viaggiatori adesso sono diverse: a essere favorito è il turismo verde. È questo quanto emerge nella “Relazione sulla definizione di una strategia dell’UE per il turismo sostenibile” approvata dal Parlamento Europeo a marzo. Pur non trattandosi di un testo vincolante, si auspica che i paesi europei tengano conto di questa realtà nel definire politiche e interventi a sostegno del turismo.
L’Italia si sta già muovendo in questa direzione. L’obiettivo di rilanciare il turismo trova spazio nella terza componente progettuale della prima missione del Pnrr. Gli interventi proposti sono «improntati a una filosofia di sostenibilità ambientale» e si propongono di aumentare l’attrattività dei borghi e la valorizzazione del paesaggio rurale, anche grazie a un Fondo di Fondi Bei per il Turismo Sostenibile di ben 748 milioni che si prevede genererà 2 miliardi di investimenti.
Guarda il webinar sui Cammini del Mibact e Anci
L’orientamento dei cittadini verso questa modalità di turismo era però già stato intercettato. Ciò emerge chiaramente dalle parole pronunciate a novembre da Flaminia Santarelli, Direttore Generale Turismo, in occasione del webinar sui Cammini in collaborazione tra Mibact e Anci:
«In questa fase di emergenza nazionale occorre prepararsi allo scenario turistico del prossimo futuro, anche facendo tesoro delle esperienze di viaggio della scorsa estate, che hanno premiato i piccoli comuni».
Per quanto riguarda le possibilità di generare turismo sostenibile offerte proprio dai cammini, questo maggio ha visto la luce una nuova iniziativa. Nell’ambito del progetto di cooperazione interterritoriale “Parchi, Pastori, Transumanze e Grandi Vie delle Civiltà – Parcovie 2030”, è stato firmato un accordo di partenariato dai presidenti di sette Consigli regionali: Abruzzo (capofila), Veneto, Marche, Molise, Puglia, Piemonte e Basilicata. L’obiettivo è quello di realizzare un itinerario turistico nelle vie della transumanza. Anche le singole Regioni si stanno incamminando nella direzione del turismo verde.
Ne è un esempio la Regione Lazio che, lo scorso marzo, ha pubblicato un avviso di interventi per il rilancio del turismo in conseguenza dei danni causati dall’emergenza Covid-19. Previsti 1 milione di euro a supporto del turismo negli ambiti individuati nel Piano Turistico triennale 2020-2022 approvato dal consiglio il 4 giugno 2020, tra i quali figura anche il turismo sostenibile. Ma anche le Province hanno colto le possibilità di sviluppo economico offerte dal turismo sostenibile. Come quella di Varese, che questo maggio ha stipulato con la Camera di Commercio un accordo biennale per gestire la rete delle piste ciclopedonali.
Gli incrementi e i servizi previsti hanno la finalità di “valorizzare uno degli elementi cardine di quel turismo active&green destinato a essere uno dei baluardi della ripartenza”.
Iniziative e proposte non mancano, anzi sembrano nascerne di nuove a ritmo sostenuto. Adesso resta solo da vedere se questa pioggia di fondi sul turismo verde farà rifiorire l’economia del settore. Le previsioni in questo senso sono buone: l’indagine Accelerating Travel Innovation After Coronavirus di Euromonitor International evidenzia infatti come le forme insostenibili di turismo non funzioneranno più dopo la pandemia.
L’articolo è stato realizzato nell’ambito del Corso di giornalismo ambientale e culturale di Sapereambiente. Workshop a cura di Gabriele Salari
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