Il pennello e l’affresco

Quando gli si dà l’occasione , al di là del consumo esasperato a casa e del conformismo didattico a scuola, i bambini sanno fare un uso creativo delle nuove tecnologie (Foto: Ron Lach, pexels)

Sappiamo – oggi ci allarghiamo un po’, continuando un discorso che qui riprendo spesso – che Leonardo da Vinci sperimentava di continuo nuove soluzioni e tecniche per la sua pittura e che non sempre trovava quelle giuste. Come nel caso dell’affresco della battaglia di Anghiari, che colò irrimediabilmente, raccontano cronache non si sa quanto attendibili, mentre l’artista lo stava dipingendo e fu perduto per sempre.

Immagino che oggi Leonardo sarebbe affascinato dalle possibilità offerte dall’intelligenza artificiale e che senz’altro saprebbe come usarla, magari senza lasciare che sia quella e non lui a produrre i “contenuti”.

E azzardo che, piuttosto che parlarne all’infinito, cercando di spiegarla a tutti i costi anche a gente che non ha assolutamente gli strumenti culturali per capirla, mostrerebbe i risultati delle sue applicazioni, le immagini, i suoni, i manufatti. Forse, se si vedono e ascoltano le opere, alla fine qualcosa se ne può almeno intuire!

 

Leonardo da Vinci ritratto da Francesco Melzi

 

Noi al contrario, da quando la nostra vita è diventata “digitale”, sembra che siamo interessati quasi solo ai pennelli e ai colori (cioè tutte quelle meraviglie hardware e software a cui dedichiamo infiniti manuali, tutorial, webinar, video, convegni, e una parte non piccola del nostro tempo) che non alle opere che con quei pennelli e colori qualcuno da qualche parte ha realizzato e realizza, a meno che non si tratti delle stesse opere di sempre!

Focus sulla creazione

Pensiamoci. Prima delle rivoluzioni tecnologiche a ripetizione – oggi è l’intelligenza artificiale che ci farà fare il salto di qualità definitivo, già! Come già ieri la videoregistrazione casalinga, il PC con il BASIC, poi il Web, poi gli smartphone… ma questa è la volta buona, sicuro! Come no? – la cultura di massa erano i libri, i video e i film, la musica, prodotti del genio dei loro autori e distribuiti da chi aveva i mezzi, e che le persone comuni non potevano che consumare.

E oggi – se non proprio allo stesso modo, perché utilizziamo anche nuovi aggeggi e canali – ancora sostanzialmente consumiamo libri, video, film, musica. Cioè: come prima!

Opere davvero nuove, frutto delle nuove tecnologie e prodotte e distribuite da chiunque – perché questa sarebbe la vera novità: per la prima volta nella storia, i “mezzi” per produrre e distribuire sono nelle mani di tutti, non solo le nuove modalità di consumo: ma a volte sembra non lo sappia nessuno! – sostanzialmente non se ne sono viste. O meglio, già molti le sperimentavano con i primi personal computer quando ancora non c’era internet: grafica, video, musica, testi come prima mai, e magari tutto insieme. Potenzialmente alla portata di di tutti. E ancora le sperimentano i bambini quando gli si dà l’occasione di giocare davvero con i mezzi, fuori dagli schemi del consumo esasperato a casa e del conformismo didattico a scuola. Così come anche gli spiriti liberi, gli artisti, che non misurano la qualità del loro lavoro solo dal numero delle visualizzazioni o dei “mi piace” on line . Ma per il grosso pubblico che si ritrova ogni anno intorno al Festival di Sanremo, che cosa cambia davvero? Nemmeno il frastornante ritornello che tutto sta cambiando, vorticosamente!

L’attenzione del pesce rosso – ma è proprio così?

Negli anni Novanta i bambini della scuola primaria progettavano e realizzavano CD Rom multimediali interattivi e oggi, col “progresso” della tecnologia, si fanno reel di pochi secondi su Tik Tok, tanto nessuno presta attenzione per più di pochi secondi… Davvero? Sicuri? Nessuno infatti si incaponisce per ore in discussioni su Facebook, nessuno in TV guarda più “Uomini e donne”! Nessuno nei videogiochi riesce a superare il primo livello! E i film? Decretiamo capolavori di cui perdiamo il filo ogni 10 minuti?

Il “deficit d’attenzione” sembra scattare quasi solo per una scuola noiosa che cerca di rimediare chiamando in soccorso battaglioni di psicologi, oppure per giustificare il fatto che abbiamo snaturato il web in un supermercato globale.

In questo supermercato, l’unica merce che manca sembra l’intelligenza umana che però, purtroppo, anche assente, è alla fine ancora quella che decide. L’ho chiesto all’intelligenza artificiale, per il mio nuovo libro americano (travestito da pubblicazione accademica, carissimo, ma si fa come e dove si può!) uscito proprio in questi giorni. Mi ha risposto in inglese e ora per questo articolo mi faccio tradurre in italiano: “Le decisioni prese da individui, organizzazioni e governi alla fine plasmeranno la traiettoria e l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sull’umanità.” Firmato Chat GPT.

L’opportunità di realizzare

Guardiamo le opere, meravigliamoci, stupiamo, realizziamone di nostre, per dovere e magari per piacere! E di tutto quel catalogo interminabile di tecnologia che ci sventolano sotto il naso di continuo, scegliamo noi una buona volta che cosa imparare, perché correre dietro a tutto e non combinare mai nulla non è bello! Per esempio, nei video con l’intelligenza artificiale, ora riesco come non mai a isolare la voce umana dai suoni e rumori intorno, quasi come ha fatto Paul McCartney con la canzone di John Lennon, per l’ultimo disco dei Beatles!

 

Paul McCartney spiega a radio BBC4 l’uso dell’Ai per realizzare “Now and Then”

 

Non siamo noi umani che dobbiamo adeguarci alle “novità tecnologiche”! Anche perché spesso ci vengono proposte da altri umani privi alquanto di fantasia, che in realtà stanno digitalizzando male procedure vecchie e stantie e hanno interesse a mantenere le cose come stanno, a nascondere il loro potere obsoleto dietro una cortina di malinteso progresso.

Un sano utilizzo

Forse la chiave per un rapporto più sereno con la tecnologia è proprio essere capaci di dire basta a certe cose, smettere di informarci ossessivamente l’un l’altro per correre sempre dietro a qualcosa di nuovo da imparare che non raggiungeremo e non impareremo mai, soprattutto se non ci serve. La tecnologia di oggi in realtà è spesso facile per capire come possiamo e dobbiamo usarla basta avere uno scopo cui applicarla. Chi lavora con i bambini lo vede e lo sa. E anche chi produce, chi la applica per realizzare opere!

La tecnologia diventa incomprensibile quando ci porta lontano da noi, dal nostro essere umani, dalla natura che tutti ci contiene. Anche se si frequentano mille corsi o si ottengono mille certificazioni (e di che?).

E oggi mi piace pensare a Leonardo, dalla mia casa che combinazione sta in via del Verrocchio, e suona bene l’analogia, evoca, suggerisce connessioni nello spazio, nel tempo e nell’immaginazione.

Saperenetwork è...

Paolo Beneventi
Paolo Beneventi
Laureato al Dams di Bologna nel 1980, lavora sulle aree di conoscenza ed espressione attraverso cui soprattutto i bambini (ma non solo) possono partecipare da protagonisti alla società dell'informazione: Animazione teatrale, Video e audio, Fotografia, Libri e storie, Pubblicità, Ambiente, Computer, Web.
Cura laboratori e progetti in collaborazione con scuole, biblioteche, enti pubblici e privati, associazioni culturali e sociali, manifestazioni e festival, in Italia e all’estero. È autore di di video e multimediali, e di libri sia legati alla propria attività che di letteratura per bambini.
Alcuni libri: I bambini e l’ambiente, 2009; Nuova guida di animazione teatrale (con David Conati), 2010; Technology and the New Generation of Active Citizens, 2018; I Pianeti Raccontati, 2019; Il bambino che diceva le bugie, 2020. Video: La Cruzada Teatral, 2007, Costruiamo insieme il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, 2014; I film in tasca, 2017; Continuavano a chiamarlo Don Santino, film e backstage, 2018.

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