Il personal computer, un gioco di gruppo

Negli anni Novanta, con i bambini a partire dai cinque anni realizzavamo opere multimediali al computer, che poi pubblicavamo in CD ROM, oppure, quando erano storie sequenziali, riversavamo in video. Poi abbiamo smesso con i multimediali – forse troppo avanti sui tempi e, a parte i bambini, non capiti in definitiva da nessuno, al punto che si sono perfino “estinti” i software per produrli! – e siamo tornati al buon vecchio video, dovendo comunque fare i conti con bizzarre correnti di pensiero che lo ritengono ormai “obsoleto”.

Cd-rom
In ambito informatico,  prima dell’avvento del Cd-Rom, il supporto di memoria rimovibile in grado di offrire un accesso veloce ai dati era il floppy disk (tipo di memoria ad accesso diretto). Questo supporto aveva però una capacità di memorizzazione massima inferiore ai 2 MB, valore troppo esiguo per il multimedia

Ne abbiamo realizzati diversi in cui si vedono, tra l’altro, i bambini come “naturalmente” lavorano al computer. Si mettono in due o a tre per macchina, consigliandosi, suggerendosi, stimolandosi l’un l’altro, e sperimentano e approfondiscono potenzialità e funzioni di software anche appena conosciuti, dopo che qualcuno (un adulto, un altro bambino) glieli ha presentati per sommi capi. Cercano subito, istintivamente, di ottenere effetti grafici, sonori, animazioni corrispondenti a quello che il mezzo, la loro immaginazione, l’interazione con gli altri suggeriscono.

Niente di più diverso dallo stereotipo dell’aula informatica che per anni ha tenuto banco, ognuno seduto per conto proprio alla postazione, ad eseguire quello che un docente dice di fare. Tra l’altro, il modello di aula informatica – che per alcune attività può certo tornare utile e funzionare – risale a prima dell’invenzione del personal computer, quando ai grossi “cervelli elettronici” ci si poteva collegare solo attraverso una rete di stupidi terminali e il passaggio della conoscenza avveniva ancora quasi solo esclusivamente in modo trasmissivo.

E sarebbe interessante vedere – ma vedere davvero, per esempio nei video, non solo sentirlo raccontare – quello che succede oggi nelle classi con coding e Scratch! Apparso nel 1975 e arrivato al successo commerciale a partire dal ‘77 (Apple 2, Commodore PET, Tandy Radio Shack TRS.80, ecc.) il personal computer in realtà è stato “giocato” da un numero piuttosto limitato di umani, che ci si sono avvicinati, ovviamente con altre competenze tecniche, un po’ come fanno i bambini e, scoprendolo e rivoltandolo con passione, hanno contribuito insieme, facendo rete
o”rubandosi” l’un l’altro le idee, a svilupparne le infinite possibilità.

Guarda il video dell’Apple II del 1977

 

È stato invece accettato passivamente, praticamente subito, dalla stragrande maggioranza degli utenti che, soprattutto dopo la definizione dello standard del PC IBM, a partire dal 1981, hanno semplicemente preso quello che passava il convento, adeguandosi senza porre troppe domande. È stato studiato nei corsi (con anche il rilascio di relative “patenti”) come un attrezzo essenzialmente da ufficio, quando già si stava evolvendo a potentissimo dispositivo multimediale; lo hanno spacciato come un aggeggio per “collegarsi a Internet”, quando è la macchina del fare per eccellenza, attraverso cui passa tutta la società dell’informazione: un vero strumento di potere, non solo nei centri dove si decidono la politica, l’economia, la cultura del mondo, ma potenzialmente nelle mani di ciascuno di noi, come mai era successo nella storia dell’umanità.

In questa rubrica, a parte il modo illuminante come ci si possono accostare i bambini, parleremo di diversi modi di utilizzo del pc, non solo in rete (si possono fare cose che molti nemmeno si immaginano!), ma anche come si dice off line, sfruttando potenzialità di macchine e software che l’abitudine a sempre “navigare” rischia di non farci conoscere. Anche perché – forse pochi lo sanno – la caratteristica principale dei computer “personali” della prima ora era proprio che – a differenza dei terminali collegati ai grossi mainframe – ci si poteva lavorare benissimo anche senza essere collegati a una rete!

Saperenetwork è...

Paolo Beneventi
Paolo Beneventi
Laureato al Dams di Bologna nel 1980, lavora sulle aree di conoscenza ed espressione attraverso cui soprattutto i bambini (ma non solo) possono partecipare da protagonisti alla società dell'informazione: Animazione teatrale, Video e audio, Fotografia, Libri e storie, Pubblicità, Ambiente, Computer, Web.
Cura laboratori e progetti in collaborazione con scuole, biblioteche, enti pubblici e privati, associazioni culturali e sociali, manifestazioni e festival, in Italia e all’estero. È autore di di video e multimediali, e di libri sia legati alla propria attività che di letteratura per bambini.
Alcuni libri: I bambini e l’ambiente, 2009; Nuova guida di animazione teatrale (con David Conati), 2010; Technology and the New Generation of Active Citizens, 2018; I Pianeti Raccontati, 2019; Il bambino che diceva le bugie, 2020. Video: La Cruzada Teatral, 2007, Costruiamo insieme il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, 2014; I film in tasca, 2017; Continuavano a chiamarlo Don Santino, film e backstage, 2018.

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