Non c’è pace senza giustizia climatica. Intervista a Luca Sardo dei Fridays For Future
I giovani ambientalisti si preparano a riempire di nuovo le piazze di tutto il mondo, il 23 settembre. L’importanza dell’evento, che precede di soli due giorni le elezioni italiane, nelle parole di uno dei suoi portavoce
«Sarà uno sciopero che si terrà in tutto il mondo. In oltre 120 paesi, e in molte città italiane. Il messaggio che vogliamo lanciare è legato innanzitutto a livello globale all’intensificarsi della crisi climatica. Pensiamo a ciò che è accaduto durante i mesi scorsi…». Il 23 settembre torna lo Sciopero Globale per il clima. Per Luca Sardo, studente e portavoce di Fridays for Future Italia, è una occasione per ribadire l’urgenza di inserire tra le priorità delle politiche nazionali e globali la crisi climatica. Non abbiamo più tempo. In gioco c’è il futuro della nostra specie e l’esistenza della nostra casa comune, in cui continuano le guerre. E un nuovo paradigma economico stenta ad imporsi.
«Fra pochi giorni ci saranno appuntamenti importanti: le elezioni politiche in Italia, la Cop 27 in Egitto – spiega il giovane attivista – E per questo è importante scendere in piazza in questo momento storico con migliaia di ragazzi e ragazze che credono che il tema della crisi climatica sia estremamente sottovalutato, in particolare in Italia».
Luca Sardo, la grande manifestazione si terrà due giorni prima delle elezioni politiche in Italia. Ritiene che il tema della crisi climatica sia un tema poco sentito dai partiti politici?
Le elezioni sono importanti. Mancano circa otto anni per raggiungere l’obiettivo di rimanere sotto la soglia di +1,5°, come ci suggeriscono gli scienziati. E i prossimi cinque anni saranno nelle mani del nuovo governo. Chiediamo ai nuovi rappresentanti politici un cambio di passo nella lotta alla crisi climatica. Scendere in piazza può dare una spinta verso il cambiamento. Perché sono tanti i cittadini che considerano una priorità le politiche ambientali e i governi dovrebbero ascoltarli.
Abbiamo fatto molte richieste ai candidati. Come quelle riassunte nella nostra Agenda Climatica pubblicata sul nostro sito.
Quando si parla di crisi climatica non si può non parlare anche di crisi energetica. La guerra in Ucraina ha riaperto infatti il dibattito sulle possibili alternative alle fonti fossili. Quali sono le vostre proposte?
Sul tema dell’energia bisogna agire rapidamente. La dipendenza che abbiamo sviluppato negli ultimi decenni da un solo Paese ci sta strozzando.
Non possiamo spingere, come sta facendo il governo soprattutto in seguito alla guerra in Ucraina, sul carbone.
Sono troppe le conseguenze a livello ambientale che non possiamo ignorare. Bisogna piuttosto staccarsi delle fonti fossili e puntare sulle energie rinnovabili e sull’autonomia energetica. Dietro i vecchi modelli energetici si nascondono spesso Paesi non democratici che possono ricattarci. Non possiamo dipendere da loro.
Alcuni leader politici si sono schierati per il nucleare. Sostengono che quella di dire no è soltanto una scelta ideologica e non scientifica e che invece proprio il nucleare ci consentirebbe di raggiungere l’obiettivo zero emissioni. Cosa si sente di replicare?
La nostra posizione è molto articolata. Quella del nucleare è una questione che non può essere affrontata con un pensiero dicotomico. Occorre tener conto del contesto in cui si vive. In Italia, considerando l’assenza del nucleare nelle politiche energetiche da moltissimi anni e i lunghissimi tempi che occorrono per avviare un percorso in quella direzione (la stima è di 7-10 anni per costruire una centrale nucleare), non mi sembra che il nucleare sia la vera alternativa per raggiungere presto l’obiettivo di ridurre le emissioni di C02. Non crediamo che il nucleare debba essere abbandonato dai Paesi che lo utilizzano, come nel caso della Germania. Tralasciando l’aspetto legato alle scorie, in Italia è opportuno invece continuare con gli investimenti su energie rinnovabili più economiche e più veloci da installare. Se c’è la volontà di farlo, nel 2030 si può raggiungere la soglia del 90 per cento di rinnovabili sul nostro territorio.
Il movimento Fridays For Future ha dichiarato che per affrontare le crisi ambientali del nostro tempo occorre ben più di una transizione energetica…
La transizione energetica presenta dei rischi e delle opportunità: consentirà alla nostra generazione e a quella dei nostri nipoti di poter ricorrere alle risorse che adesso abbiamo a disposizione con il clima attuale. E a tutte le forme di vita che per secoli abbiamo sfruttato, e che stiamo mettendo a repentaglio. Per quanto riguarda i rischi, la transizione energetica se non è opportunamente guidata può avere in alcuni settori delle ripercussioni sociali negative. Pertanto, tutti i lavoratori che fanno parte di comparti industriali altamente inquinanti devono essere accompagnati e devono poter trovare una nuova occupazione. Di solito si tratta di lavoratori altamente qualificati che possono trovare un impiego in settori non impattanti.
La crisi climatica non può fare a meno quindi delle scelte politiche che tutelano il lavoro e anche la pace…
La tutela del clima non si deve contrapporre a quella del lavoro. Devono andare di pari passo. Per quanto riguarda la pace, bisogna considerarla come valore universale. La dimensione mondiale del nostro movimento ci consente di guardare agli effetti che ha la guerra sulle popolazioni: molti attivisti infatti a causa degli scontri armati sono fuggiti in Germania o in Italia. La lotta alla crisi climatica è in parte un modo per mettere in pratica il ripudio della guerra. È proprio questa crisi che contribuisce a generare o a esacerbare molti conflitti armati nel mondo, come ad esempio in Africa, dove mancano risorse. E assistiamo anche ad un aumento dei rifugiati climatici. In altri casi i combustibili fossili sono il motivo per cui vengono scatenate o condotte le guerre. La guerra in Ucraina è un chiaro esempio, perché l’enorme invasione militare è stata finanziata con i soldi che noi ogni giorno versiamo per acquistare il gas. Quindi c’è una forte relazione fra clima e pace.
Siamo convinti che in un mondo in cui vengono messi al centro i diritti delle persone, degli animali e dell’ambiente non c’è spazio per i conflitti sanguinari.
Visualizza questo post su Instagram
Saperenetwork è...
- Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.
Ultimi articoli
- Clima8 Novembre 2024Verso la Cop29 di Baku
- Libri27 Settembre 2024Guida ai fiumi di Roma, tra storia, bellezza e ferite della modernità
- Buone pratiche1 Luglio 2024Rigiocattolo, nuova vita solidale dal riuso. Intervista a Daniele Leo
- Primo piano31 Maggio 2024Paul Auster, il cantore di New York