Dentro il Novacene in compagnia dei cyborg, l’ipotesi di Lovelock

Il chimico britannico James Lovelock ha coniato la celebre teoria di Gaia e da poco ha compiuto 101 anni

Dentro il Novacene in compagnia dei cyborg, l’ipotesi di Lovelock

Il celebre chimico britannico, che ha raggiunto i 101 anni, con il suo nuovo saggio descrive la nuova era, nella quale le macchine intelligenti abiteranno il Pianeta e gli uomini si lasceranno alle spalle l’Antropocene

Potrebbe sembrare un racconto di fantascienza. Gli elementi ci sono tutti in “Novocene. L’età dell’iperintelligenza”, il nuovo saggio di James Lovelock. In realtà è un tentativo di descrivere su basi scientifiche la fine dell’Antropocene e l’avvento di una nuova era, dove la specie umana conviverà con «entità in grado di progettare e gestire se stesse sulla base di sistemi di intelligenza artificiale già messi a punto da noi». Un’intuizione che lo scienziato inglese aggiunge alla sua “Ipotesi di Gaia”, formulata nel 1979, in cui sostiene che tutti i microorganismi e loro componenti inorganiche sono strettamente integrati per formare un unico sistema complesso autoregolante che mantiene in tal modo le condizioni di vita sul pianeta. In questo superorganismo la biosfera e l’evoluzione delle forme di vita contribuiscono alla stabilità della temperatura globale, salinità, ossigeno nell’atmosfera e di altri fattori di abitabilità della Terra in una omeostasi perfetta.

Guarda l’intervista a James Lovelock sull’Ipotesi di Gaia

 

Ma adesso, ci dice Lovelock, Gaia è minacciata dal riscaldamento globale. E la nostra specie – prescelta dal pianeta stesso per la sua capacitò di sviluppare conoscenza – ha di fronte una sfida: riuscire a trovare nuovi equilibri con le risorse naturali e artificiali. Un obiettivo raggiungibile solo se accogliamo un punto di vista diverso sulla storia della nostra era, che ci fa dire che  esiste un “Antropocene buono”. Che include, cioè, i progressi compiuti dall’umanità nella cibernetica e nell’ingegneria.

Difatti grazie alle innovative ricerche in questi settori «siamo giunti a una conoscenza olistica del nostro pianeta e abbiamo compreso il suo posto nell’ambiente naturale del sistema solare».

Ora che stiamo attraversando una fase di transizione, chiarisce Lovelock, non dovremmo assecondare pertanto le posizioni ecologiste radicali, quella del “tutto o nulla”, che sotto l’impulso ideologico finiscono per non cogliere i vantaggi derivanti dall’utilizzo consapevole di prodotti artificiali come la plastica e che addirittura auspicano un ritorno a un mondo preindustriale, tanto lontano quanto non funzionale al compito di Gaia: far prosperare la vita intelligente.

 

Trinity Test nucleare
L’era dell’Antropocene, secondo gli studiosi, è iniziata il 16 luglio 1945, data in cui nel deserto del New Messico fu fatta detonare la prima bomba atomica

 

Il passaggio verso il Novacene, si legge nelle intense pagine, implica piuttosto l’incremento di energie alternative (lo studioso non esclude, come già in precedenti suoi scritti, nemmeno l’utilizzo del nucleare) al fine di mantenere la temperatura terrestre ben al di sotto dei 50°C. Solo in questo modo si può garantire la sopravvivenza di molte specie viventi e si può consentire alla vita intelligente di portare a termine lo scopo dell’universo, che secondo lo scienziato è forse la trasformazione del cosmo in informazione: «Soltanto gli esseri umani, tra miliardi di specie che hanno beneficiato dell’energia proveniente dal Sole, hanno sviluppato nel corso dell’evoluzione la capacità di trasformare quel flusso di fotoni in frammenti di informazione raggruppati in modo tale da promuovere l’evoluzione stessa» scrive. E ancora:

«La nostra ricompensa è l’opportunità di comprendere qualcosa dell’universo e di noi stessi. Se il principio antropico cosmico è valido, come penso che sia, l’obiettivo prioritario sembra quello di trasformare tutta la materia e la radiazione in informazione».

Per rendere il pianeta ancora abitabile, le nuove macchine che compariranno su Gaia, processeranno informazioni in modo più efficiente e veloce rispetto al cervello umano. Diventeranno un milione di volte più intelligenti degli umani. A questo punto possiamo chiederci: come si comporteranno con noi queste nuove creature? Lovelock afferma che non dovremmo temere la loro presenza. Nel Novacene non si prevede alcun conflitto fra uomo e macchina. Nessuno scenario quindi alla Matrix o alla Terminator, perlomeno in un prima fase. Simili a delle sfere, capaci di adottare sistemi di trasmissione di informazione paragonabili alla telepatia, i cyborg della nuova era sapranno stare al nostro fianco:

L'artista Neil Harbisson
L’artista Neil Harbisson è il primo cyborg riconosciuto per legge. Ha una antenna montata in modo permanente nel suo cranio che gli consente di  cogliere i colori e convertirli  in tempo reale in onde sonore

«Nel loro stesso interesse saranno in qualche modo obbligati a unirsi a noi nel progetto di mantenere fresco il pianeta. Scopriranno inoltre che lo strumento già disponibile per riuscirci è la vita organica».

Ma questa, per concludere, rimane soltanto un’ipotesi. In realtà non sappiamo come agiranno le macchine intelligenti svincolate dalle regole umane, che si autoriproducono e pensano in modo libero. E non possiamo sapere nemmeno quale sarà esattamente il nostro posto nell’universo. Ciononostante, sul futuro della specie umana James Lovelock, che ha compiuto da poco 101 anni, preconizza uno scenario:

«Ho la sensazione che il mondo cyborg sia per noi difficile da comprendere proprio come le complessità del nostro mondo lo sono per un cane. Quando i cyborg avranno preso piede noi non saremo più i padroni delle nostre creazioni, proprio come i nostri amati animali da compagnia non decidono ciò che noi facciamo. Forse la soluzione migliore sarà pensarla in questo modo, se vogliamo continuare a esistere nel mondo cyborg appena formato».

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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