Il presepe di San Francesco, storia di un messaggio di pace

Statua di San Francesco, Poggio Bustone (Ri)

Sulla figura di Francesco d’Assisi sono state scritte numerose biografie. Subito dopo il 1226 – data della sua morte – non sono mancati i tentativi di proporre una immagine univoca del santo patrono d’Italia, ma ogni tentativo si è rivelato vano, almeno fino al 1266, con la biografia voluta da Francesco di Bonaventura da Bagnoregio. A raccontare la magnificenza, nonché l’attualità di Francesco d’Assisi, è Chiara Frugoni, nel volume Il presepe di San Francesco (Il Mulino, 2023). La docente di Storia Medievale delle Università di Pisa, Roma e Parigi, scomparsa nel 2022, ci ha lasciato un libro prezioso, frutto di un lavoro certosino, caratterizzato dal confronto tra fonti storiche e il recupero di immagini del santo di Assisi, come le miniature di Sibylla von Bondorf, decifrate con finezza intellettuale.

Una figura rivisitata

Chiara Frugoni, sulle orme del biografo Tommaso da Celano, ricostruisce la trasformazione nel tempo del messaggio francescano, costellato da ambiguità e contraddizioni. Modificato a causa delle pressioni da parte dei superiori, che hanno costretto proprio Tommaso a riscrivere nel 1244 la biografia di Francesco. Al ritratto di un giovane scapestrato, traviato dai genitori sciagurati, folgorato da Dio, subentrò infatti una immagine edulcorata di Francesco, che pose l’accento sulla sua santità innata e sull’appartenenza a una famiglia piissima.

 

Specialista del Medioevo e di Storia della Chiesa, Chiara Frugoni ha insegnato Storia medievale in diverse università, tra cui quelle di Pisa, Roma e Parigi

 

Quello che possiamo dire invece oggi sulla figura del santo, è che egli non volle mai diventare un prete o monaco. Non volle abbracciare uno stato religioso tradizionale. La sua guida era la povertà, quella che rivedeva in Cristo. La sua comunità, poi, si sarebbe dovuta basare sull’autosufficienza, con il lavoro gratuito, vivendo pienamente il Vangelo, scegliendo come missione solo la pace e l’amore. Rifiutando la violenza e le armi.

Miles, militia, militare non sono presenti negli scritti di Francesco. Ma un unico comando: “Ama il prossimo come te stesso”.

I simboli di Greccio

E proprio la figura di Cristo, in particolare la sua rappresentazione, diviene mistero nel presepe di Greccio del 1223. C’è infatti una presenza che non è soltanto quella percepita con gli occhi del corpo, «utcumque corporis oculis pervidere». Il presepe, contro ogni rappresentazione teatrale, rivive difatti nella greppia colma di fieno tra il bue e l’asino, mai nominati dai vangeli canonici.

Sono tante le interpretazioni della triade del presepe, ma sembra ormai plausibile che il bue rappresenti gli ebrei, l’asino i pagani, il fieno l’ostia salutare.

Tutto in linea con la riproposizione del  grandioso progetto ecumenico di Francesco, ma anche con il capitolo XVI della Regola non bollata, e più in generale col suo « denso progetto di pace e di vita sottomessa», in cui il vero potere è attribuibile al Verbo, alla parola, al dialogo.

Progetto di pace

Pace quindi per i fedeli e per gli infedeli che avrebbero conosciuto Dio secondo il disegno provvidenziale del Salvatore. «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe», si legge nella Regola, con un richiamo al Vangelo di Matteo.

A Greccio Francesco aveva compiuto una importante rivoluzione: la sconfessione delle crociate in nome della pace, perché Betlemme bisogna raggiungerla nel cuore.

Un messaggio che non poteva essere accolto da una Chiesa in armi, pronta ad abolire la novella del santo, scansando il Logos a vantaggio delle sacre rappresentazioni e delle esegesi teologiche dotte. Così lontane dal Cristo umile, Agnello immacolato, descritto nella prima biografia da Tommaso da Celano. Troppo diverse dalla comunità immaginata da Francesco: contraria alle scienze e alla cultura perché avrebbero portato alla superbia. Incompatibile, quest’ultima, con la carità, con la cura dei lebbrosi, con l’amore verso il prossimo.

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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