Minima ruralia. Semi, agricoltura contadina, ritorno alla terra
Il libro di Massimo Angelini è uno sguardo consapevole, discreto e rispettoso di una dimensione ancora legata agli elementi naturali e al lavoro manuale
Mettete in borsa “Minima Ruralia” e leggetelo in treno: scegliete una delle tante linee ferroviarie che si allontanano dalle città per addentrarsi, a suon di gallerie, ponti e curve, tra le increspature dell’appennino. Leggete qualche pagina, poi lasciate che il vostro sguardo vada a spasso in mezzo ad alberi e colline ai lati della ferrovia. Noterete che, ogni tanto, la continuità del paesaggio si interrompe a favore di una casa isolata, un paesino, alcuni orti. Forse non è proprio questa la campagna di cui ci parla Massimo Angelini, ma è quanto di più simile riesca a scovare il mio inesperto occhio di cittadino e la lentezza malinconica di un regionale sembra il mezzo più adatto ad accompagnare la lettura di queste storie nascoste, silenziose, talvolta soffocate.
Come le immagini attraverso il finestrino, scorrono gli appunti che compongono questa raccolta che, a detta della quarta di copertina, è «un percorso di riflessione e di azione».
Il sottotitolo annuncia che si parlerà di “semi, agricoltura contadina e ritorno alla terra”. C’è molto di più all’interno: ci sono culture, tradizioni, storie. Ci sono intere comunità fatte di persone viventi e vissute, condensate dentro un unico abbraccio che attraversa il tempo. Ma, soprattutto, ci sono gesti quotidiani, semplici e concreti.
Il libro volge rapidamente in uno spaccato di antropologia, dove la dimensione rurale, così come i suoi abitanti, rifugge ogni forma di classificazione, lasciando il passo a una sapienza antica che non può essere rinchiusa dentro brevetti e certificazioni e che rischia di scomparire sotto il peso della burocrazia e di leggi, spesso, inadeguate.
Guarda l’intervista a Massimo Angelini
Angelini, poi, ci mette in guardia da chi si riempie la bocca ostentando promozione del territorio e dei prodotti del territorio, temi di tendenza oggi, così come dai “nostalgici” che predicano il ritorno a una terra che non hanno mai conosciuto.
L’autore ci propone un esperimento tanto poetico quanto malinconico: «…sali in alto, in costa, dove puoi guardare dentro una valle e i suoi paesi. E, quando il sole si è infilato nell’orizzonte, conta le luci che si accendono… La luce e il fumo tradiscono la presenza degli abitanti».
Proprio lì risiede l’essenza del mondo rurale, in chi lo vive, al di fuori delle mode e delle speculazioni. Ogni forma di valorizzazione di questo mondo può essere misurata nel tempo attraverso una semplicissima domanda: «…dopo alcuni anni, si sale in alto e si contano le luci. Ce ne è qualcuna in più? Anche una sola?».
Saperenetwork è...
- Educatrice ambientale genovese, appassionata di storie che innescano cambiamenti. Realizza percorsi educativi sul territorio genovese e le piace mettere in pentola progetti sempre nuovi. Ama viaggiare verde e mangiare bene. Mamma di una bimba dal nome della Terra. Ha studiato comunicazione internazionale, frequentato un master di giornalismo ambientale e ha collaborato con diverse testate giornalistiche, cartacee e online. Ha pubblicato “Il ponte silenzioso” (KC Edizioni, 2019) e “GEco – Guida per una rivoluzione ecosostenibile” (Tulipani Edizioni, 2020).
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