Fatti, storie, cambiamento. Comunicare l’ambiente secondo Martello e Vazzoler

I curatori del volume, Sergio Vazzoler e Stefano Martello

Fatti, storie, cambiamento. Comunicare l’ambiente secondo Martello e Vazzoler

Cinquanta parole chiave nel discorso pubblico sulla sostenibilità. Per immaginare delle narrazioni adeguate alle sfide ambientali, sociali ed economiche del nostro tempo. Entriamo insieme gli autori nel volume “Dove i fatti non arrivano”

Con il volume “Dove i fatti non arrivano. Antologia ragionata e appassionata della comunicazione ambientale” (Pacini editore, 2024), si conclude una trilogia editoriale che si è soffermata su alcuni nodi cruciali del dibattito sulle narrazioni per la sostenibilità, con il “Libro Bianco sulla comunicazione ambientale” (2020) e il successivo “L’anello mancante” (2022). Questa serie ha esplorato gli ambienti, le metodologie e gli strumenti della pratica narrativa fino ad individuare 50 parole che strutturano e danno significato al discorso pubblico su questi temi.

Fatto e racconto, due mani che proiettano la propria ombra
Foto: Ianthe Meylemans

Abbiamo voluto discuterne con i  curatori dell’opera, Stefano Martello e Sergio Vazzoler, per capire più da vicino il loro approccio e le riflessioni che hanno guidato il lavoro.

Il titolo del vostro libro sulla comunicazione evoca la dimensione dei fatti. È inevitabile chiedervi qual è secondo voi la relazione tra realtà e narrazione…

Sergio Vazzoler: Come in tutte le questioni complesse, non esiste una risposta secca e univoca ma solo prospettive sfumate. Rubando una parola tipica nell’ambito della sostenibilità, direi che in questo libro affermiamo che tra realtà e narrazione, comunicazione e fatti esiste un rapporto di interdipendenza: non è uno a dominare sull’altro ma entrambi si influenzano a vicenda, in una dinamica di reciproco potenziamento o depotenziamento. La riflessione che ci ha portato al titolo è grossomodo questa: oggi la comunicazione viene spesso relegata, in dibattiti e discussioni mainstream, a un ruolo ancillare all’interno della transizione ecologica e sostenibile che tutte e tutti stiamo vivendo. I fatti sembrano essere la soluzione a tutti i mali: in primis alle fake news, create e alimentate da chi intende opporsi o comunque frenare questo cambiamento, sia con dolo consapevole, sia con inconsapevole timore di ciò che è nuovo. E poi dalla pratica dei vari “washing”, dal green al pink passando per il social: un fenomeno che corrode la fiducia di cittadini e consumatori e cerca di trarre vantaggio da un posizionamento valoriale solo dichiarato ma mai praticato. Dall’altra parte, come contraltare alla medicina dei fatti, invocati come soluzione a queste distorsioni, sembra esserci la comunicazione: il capro espiatorio di tutto ciò che ancora impedisce alla sostenibilità di essere davvero trasformativa.

Ma è davvero possibile immaginare un cambiamento profondo senza una narrazione che guidi questo processo?

Sergio Vazzoler: Ecco che qui abbiamo voluto lanciare la provocazione: i fatti da soli non bastano. Insieme a loro, come dice Alessandro Baricco ma anche il filosofo Byul Chul-Han, abbiamo bisogno di una narrazione che li contestualizzi, li renda comprensibili e possa così far ritrovare a ogni attore sociale il proprio ruolo in questo nuovo modello di società. È proprio nel momento della transizione verso un nuovo paradigma, che la comunicazione, nel suo significato originale di “mettere in comune”, si rivela lo strumento che può accorciare le distanze, combattere le distorsioni informative e stimolare il cambiamento dei comportamenti. E tutto questo lo può fare insieme ai fatti, ma mai in una forma di subordinazione.

Passiamo alle parole che troviamo nel vostro libro. Ce ne sono alcune che decisamente disorientano. Come le avete scelte?

Stefano Martello: Con coraggio e con sudore. Per correttezza, dobbiamo dire che quelle parole sono state selezionate da me e da Sergio e solo dopo condivise con gli autori e le autrici. È stato un processo lungo. Ognuno di noi ne ha elaborate una ventina per poi spiegarle e confrontarle all’altro. Il resto è venuto spontaneo, d’altro canto con Sergio c’è una amicizia oltre ad una partnership editoriale e non abbiamo fatto molta fatica a individuare quelle parole che sono oggi l’ossatura di un testo in cui crediamo molto. Comprendo anche il possibile disorientamento, rispetto a parole come “consulenza” curata da Luca Valpreda o “fantascienza”, curata da me. O ancora “gentilezza” di cui scrive Irene Ivoi, “negazionismo” o “paradosso” curate da Sergio. Per non parlare poi di “sexy” introdotta da Riccardo Parigi. Ma ogni parola ha, nel contempo, un senso nella cornice delle sfide del presente e del futuro e una posizione ben definita. Anzi, come ci siamo accorti al momento della consegna, ogni parola legittima quelle che precedono e richiede quelle che seguono.

Ci faccia un esempio di questi legami…

Stefano Martello: Certo. Nel momento in cui parlo di fantascienza non mi riferisco solo a un genere che può piacere o meno, ma a un’opportunità per impostare un processo di disseminazione culturale più strutturato e modulato sul lungo periodo, magari rivolto a quelle “generazioni”, per usare una parola curata da Giulia Armuzzi, con cui oggi parliamo poco. Ci tengo anche a dire che non abbiamo mai approfittato del nostro ruolo nel momento in cui abbiamo affidato ogni singola parola, lasciando liberi le autrici e gli autori di intendere e di coccolare quella parola con il proprio stile e il proprio pregresso. Una scelta che, per quanto editorialmente rischiosa, ha pienamente pagato dal punto di vista contenutistico, restituendoci delle riflessioni che si contagiano l’una con l’altra. Credo che questo sia uno dei punti di forza del libro. Certamente è un dato che ci rende profondamente orgogliosi del lavoro svolto.

Ma cosa serve secondo voi perché il dibattito pubblico intorno alle sfide ambientali compia il salto di qualità?

Sergio Vazzoler: Sicuramente ascolto ed empatia per ridurre le distanze e costruire ponti tra posizioni che a prima vista sembrano distanti ma forse partono dalle stesse premesse, pensiamo a negazionisti ed eco-attivisti e a come l’ansia per il futuro si possa manifestare in forse diverse. E poi sicuramente entrare nel merito delle situazioni e dei comportamenti: è solo attraverso questa dimensione che i valori acquisiscono tridimensionalità.
Stefano Martello: Paradossalmente credo che serva dichiarare che il dibattito è pubblico e, aggiungo, diffuso. Che ci riguarda tutti, a prescindere da appartenenze politiche, professionali e culturali. Una precondizione che oggi viene bellamente ignorata a vantaggio di un sistema polarizzato in cui se non sei con noi sei contro di noi. E in cui l’intensità e la reattività dipendono da contingenze, nella cornice di un confronto che rimane fortunoso e casuale.


 

Dove i fatti non arrivano, la copertina del volume“Dove i fatti non arrivano. Antologia ragionata e appassionata della comunicazione ambientale”

A cura di Stefano Martello e Sergio Vazzoler

Contributi di Giulia Armuzzi, Federica Bosello, Micol Burighel, Pietro Citarella, Matteo Colle, Emilio Conti, Elisa De Bonis, Giulia Devani, Marcella Felerico, Daniele Fiani, Nicola Giudice, Giorgia Grandoni, Roberta Iovino, Fabio Iraldo, Irene Ivoi, Stefano Martello, Alberto Marzetta, Gloria Milan, Giuseppe Milano, Biagio Oppi, Luca Palestra, Leonardo Parigi, Riccardo Parigi, Luca Poma, Massimiliano Pontillo, Roberto Scalise, Francesca Schirillo, Rossella Sobrero, Donato Speroni, Marco Talluri, Francesco Testa, Massimo Vaccari, Luca Valpreda, Sergio Vazzoler

Pacini Editore, 2024
Collana New Fabric
Pagine 224
20,90 euro
ISBN 979-12-5486-359-6

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Marco Fratoddi
Marco Fratoddi
Marco Fratoddi, giornalista professionista e formatore, è direttore responsabile di Sapereambiente, insegna Scrittura giornalistica al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Cassino con un corso sulla semiotica della notizia ambientale e le applicazioni giornalistiche dei nuovi media dal quale è nato il magazine studentesco Cassinogreen. Partecipa come direttore artistico all'organizzazione del Festival della virtù civica di Casale Monferrato (Al). Ha diretto dal 2005 al 2016 “La Nuova Ecologia”, il mensile di Legambiente, dove si è occupato a lungo di educazione ambientale e associazionismo di bambini, è stato fino al 2021 caporedattore del magazine Agricolturabio.info e fino al 2019 Direttore editoriale dell’Istituto per l’ambiente e l’educazione Scholé futuro-Weec network di Torino. Ha contribuito a fondare la “Federazione italiana media ambientali” di cui è divenuto segretario generale nel 2014. Fa parte di “Stati generali dell’innovazione” dove segue in particolare le tematiche ambientali. Fra le sue pubblicazioni: Salto di medium. Dinamiche della comunicazione urbana nella tarda modernità (in “L’arte dello spettatore”, Franco Angeli, 2008), Bolletta zero (Editori riuniti, 2012), A-Ambiente (in Alfabeto Grillo, Mimesis, 2014).

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