Bergamo dilaniata

A bergamo l'esercito trasporta le bare fuori dalla Regione.

L'esercito trasporta le bare a Bergamo
A Bergamo l’esercito trasporta le bare fuori dalla regione

A Bergamo  il numero dei morti a causa del Covid-19 è altissimo: 300 morti soltanto nell’ultima settimana. La città lombarda in questi giorni sta combattendo una vera e propria guerra. E non c’è più spazio nel cimitero. Non  basta nemmeno il forno crematorio, perché ce ne è soltanto uno, anche se è attivo 24 su 24. Per questo motivo è stato necessario l’intervento dei mezzi militari che, nella notte tra il 18 e il 19 marzo,  hanno trasportato i feretri delle persone in altre Regioni.  Trentuno salme hanno raggiunto Modena, altre sono state distribuite in Friuli e in Piemonte e  in vari centri italiani: Piacenza, Parma, Rimini e Varese.

Sembra essere svanita anche la possibilità di realizzare un ospedale da campo, come emerge dalle parole del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che sulla sua pagina Facebook ha scritto:

«La richiesta di sospensione, arrivata come una doccia fredda, è un preoccupante segno di incertezza e di confusione nella gestione di un’emergenza che richiede idee chiare e decisioni certe. Solo ieri la Regione Lombardia ha comunicato a tutti il “via” all’operazione dell’ospedale da campo – assolutamente necessaria per dare respiro ai presidi ospedalieri bergamaschi travolti dall’emergenza Covid-19. Era chiaro a tutti che un ospedale da campo si poteva realizzare solo avendo certezza rispetto alla disponibilità del personale necessario – medici e infermieri – e delle attrezzature mediche».

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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