Centri di resilienza

Un ragazzo dello Siproimi/Sprar di Matera mostra le mascherine realizzate nel laboratorio del centro di accoglienza

Centri di resilienza

Le iniziative di solidarietà all’interno dei centri di accoglienza si scontrano con la mancanza d’indicazioni omogenee per affrontare l’emergenza coronavirus da parte delle istituzioni centrali. Le ong, a partire da Emergency, chiedono maggiori tutele per gli ospiti degli Sprar e per i volontari

Un ragazzo dello Siproimi/Sprar di Matera mostra le mascherine realizzate nel laboratorio del centro di accoglienza
Un ragazzo dello Siproimi/Sprar di Matera mostra le mascherine realizzate nel laboratorio del centro di accoglienza (Foto: Sprar.it)

 

Yaya vive a Chianche,  nell’Avellinese, e in questo paesino lo conoscono tutti come il “ragazzo del market”. In questi giorni nei quali tutto è fermo e ognuno è barricato in casa, consegna la spesa a casa alle persone più anziane. Diouf Mamadou  invece vive a Monteroduni, in  Molise, e ha avviato l’iniziativa solidale “Sosteniamoci dandoci una mano”. E  realizza mascherine in cotone per l’Ospedale Ferdinando Veneziale di Isernia.  Anche a Matera un gruppo  di ragazzi ha realizzato mascherine: tutte lavorate con tessuti africani.

Queste sono soltanto alcune delle iniziative  adottate dalla rete Sprar/Siproimi. Storie di solidarietà e di integrazione. E specialmente  di resilienza. Come hanno evidenziato, infatti, con una nota stampa congiunta Arci, Amnesty International Italia, Avvocato di Strada, Caritas Italiana, Cir, Cnca, Emergency, Europasilo, Fcei, Fondazione Migrantes, Médecins du Monde-missione Italia, Simm del Tavolo Asilo Nazionale, Aoi, Focsiv, Refugees Welcome Italia:

«Nonostante in questa fase si manifestano difficoltà evidenti, i progetti e i centri hanno comunque continuato a garantire le loro attività, mettendo in atto una serie di modifiche relative alle prestazioni e ai servizi ordinariamente erogati seppur con modalità differenti».

Tuttavia, secondo queste associazioni, per affrontare l’emergenza sanitaria all’interno dei centri di accoglienza, occorrono delle indicazioni chiare e omogenee  da parte delle istituzioni centrali o locali. In particolare chiedono all’Anci Servizio centrale per i progetti Siproimi e al Ministero dell’Interno di prorogare i  progetti in corso fino al 31 dicembre 2020,  individuare i protocolli per gestire i casi positivi nei centri d’accoglienza, che riguardino tanto gli ospiti quanto gli operatori e i volontari coinvolti. Segnalano, poi, che serve una costante e adeguata fornitura di Dpi (Dispositivi di protezione individuale) nonché la sanificazione delle strutture.

«Vi è  un’oggettiva e preoccupante difficoltà nel disporre soluzioni volte ad organizzare la quarantena per le persone che devono essere isolate nelle strutture di accoglienza, per evitare e contenere la diffusione del virus – hanno dichiarato, infine, le ong – Analogamente sembra importante in questa fase di contenimento del contatto sociale, evitare che le persone possano essere allontanate dai centri e messe in strada».

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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