Clima incerto
Dopo una lunga trattativa, i leader europei trovano l’intesa sulla riduzione delle emissioni di CO2 : almeno del 55% entro il 2030. Per le associazioni ambientaliste si tratta di convenienza politica. Ma la battaglia non è ancora finita
L’accordo sul clima è arrivato. Dopo una lunga notte di trattative, l’11 dicembre i capi di Stati e di governo europei hanno stabilito che la riduzione delle emissioni di gas serra dovrà essere del 55% entro il 2030. Un passo avanti rispetto al target precedente, che era del 40%.
«Ottimo modo per festeggiare il primo anniversario del nostro EUGreenDeal !».
Così ha scritto su Twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Soddisfatto anche Emmanuel Macron: «Alla vigilia del quinto anniversario dell’Accordo di Parigi, noi europei ci impegniamo a ridurre le nostre emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. 10 anni sono domani. Quindi facciamo di tutto per avere successo. Adesso. Tutti insieme. Perché non esiste un piano B». A rendere il confronto particolarmente complicato sono state le richieste della Polonia (dove i tre quarti dell’energia provengono dal carbone) e dell’Ungheria, che hanno bloccato a lungo l’approvazione del pacchetto di 1800 miliardi (bilancio pluriannuale e Recovery Fund). Con l’appoggio della Repubblica Ceca, i due ministri del Gruppo di Visegrád, Moraviecki e Orbàn, tutta la notte hanno negoziato clausole a loro favore sul fronte del clima, chiedendo più soldi, e difendendo il principio secondo il quale il calcolo del target nazionale debba avvenire sulla base del prodotto interno lordo, in modo che i paesi meno ricchi sarebbero chiamati a minori sforzi ambientali. Questo nuovo obiettivo non convince però le associazioni ambientaliste.
Per il Wwf:« i leader dell’UE hanno raggiunto un accordo deludente sull’obiettivo climatico al 2030. Hanno concordato di aumentarlo dall’attuale 40% al 55% di riduzioni “nette” delle emissioni, il che significa che la riduzione effettiva delle emissioni è solo del 50,5 – 52,8%, a seconda dei pozzi di assorbimento del carbonio considerati. Questo è in contraddizione con le indicazioni della comunità scientifica, che ha dimostrato che sarebbe necessaria una riduzione effettiva delle emissioni del 65% entro il 2030 per evitare i maggiori rischi del riscaldamento globale».
Un duro affondo contro l’intesa sulle emissioni è arrivato da Luca Iacoboni, responsabile della campagna clima di Greenpeace Italia: «È evidente che la convenienza politica ha la precedenza sulla scienza del clima, e che la maggior parte dei politici ha ancora paura di affrontare i grandi inquinatori».
E ha poi precisato: «Senza ulteriori azioni, il nuovo obiettivo dell’Ue in materia di clima permetterà alle compagnie petrolifere e del gas di continuare con il solito business, e non trasformerà la mobilità e i metodi di produzione del cibo con la velocità necessaria a superare l’emergenza climatica, lasciando così le persone più vulnerabili indifese rispetto agli impatti della crisi climatica».
Ma il dibattito sul clima non è ancora finito. Il Consiglio dei ventisette dovrà fare i conti con il Parlamento europeo, che ha chiesto di inserire nel testo della Legge sul clima del prossimo marzo una riduzione del 60%, a cui faranno seguito proposte legislative specifiche per settori.
Saperenetwork è...
- Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.
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