Impatto A-68A

Iceberg A-68A (Foto:earthdata.nasa.gov)

 

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Iceberg A-68A (Foto:earthdata.nasa.gov)

 

Si chiama A-68A ed è uno degli iceberg più grandi al mondo. Si estende per circa 6000 chilometri quadrati e presto potrebbe impattare contro le coste del territorio britannico d’oltremare della Georgia del Sud. L’enorme massa di ghiaccio sta per ancorarsi  a un vero e proprio paradiso per la fauna selvatica. Gli effetti  sulle popolazioni di foche e pinguini potrebbero essere devastanti, perché  non avrebbero a disposizione abbastanza cibo per i loro piccoli. A questo si aggiungerebbero i danni agli animali che vivono sul fondo del mare.

«Anche se gli ecosistemi si riprenderanno nel corso degli anni − ha detto il prof. Geraint Tarling del British Antarctic Survey (Bas) − c’è il pericolo che l’iceberg possa rimanere bloccato per 10 anni, con degli effetti non solo per l’ecosistema della Georgia del Sud ma anche per la sua economia».

Nel 2017, l’iceberg A-68A si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio Larsen C, a est della penisola dell’Antartide. All’epoca era lungo circa 175 km e largo circa 50km. Secondo l’Agenzia spaziale europea, la massa di ghiaccio ha perso un pezzo all’inizio, dando luogo a serie di denominazione convenzionali, in cui la sezione più grande è stata ribattezzata da A-68 a A-68A e il pezzo più piccolo A-68B. L’A-68A ha perso un altro pezzo nell’aprile 2020 (generando A-68C):  ora è lungo circa 150 km, largo 48 km, ed ha l’aspetto di una grande mano con un dito puntato. Sembra minacciare proprio la Georgia del Sud, ma come ha spiegato Andrew Flemming, specialista della Bas in telerilevamento e mappe, A-68A potrebbe anche dirigersi verso acque più calde, e di conseguenza rompersi molto più velocemente. Sue Cook, glaciologa dell’Australian Antarctic Program Partenrship, ha affermato:

«È assolutamente enorme ed è il più grande iceberg nell’Oceano Antartico, sta seguendo una pista simile a  quella di molti altri che si sono staccati dal Polo Sud, ma la sua destinazione finale è molto difficile da prevedere, a causa del clima, delle correnti e delle dimensioni. Dura da  tre anni, più lungo del previsto».

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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