Piaghe e locuste
Africa, invasione locuste
In Africa si combatte contro il coronavirus e l’invasione delle locuste. Un milione di persone ha già bisogno di assistenza alimentare d’emergenza (Foto: The East African)

 

La popolazione del Corno d’Africa è sotto attacco. Oltre alle conseguenze del Covid-19 e alle inondazioni della stagione estiva, la Somalia, l’Etiopia e il Kenya stanno affrontando il problema della seconda ondata di locuste, causata dai cambiamenti climatici. Già ad inizio anno l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), aveva sottolineato che «il potenziale di distruzione è enorme. Uno sciame di un chilometro quadrato di questi insetti può mangiare la stessa quantità di cibo in un giorno di 35.000 persona». E una singola locusta femmina può deporre fino a 158 uova alla volta. Sono  decine di milioni quelle che attualmente stanno deponendo le uova, e  si prevede che una volta schiuse a maggio, nuovi sciami si formeranno nei mesi di giugno e luglio, in concomitanza con il periodo dei raccolti, decimando così colture fondamentali per la popolazione. Ma i danni già si contano:  1,3 milioni di ettari di terreni agricoli sono stati distrutti e  i prezzi dei cereali sono aumentati di circa il 50% dal 2019.

Le popolazioni africane hanno provato ad affrontare l’invasione con l’irrorazione aerea, ma gli sciami sono troppo grandi. A preoccupare sono inoltre i prodotti chimici utilizzati, che uccideranno la fauna selvatica e danneggeranno le forniture alimentari.

Un segnale d’allarme è arrivato anche da Save the children, che teme possano esserci ulteriori carestie. Attualmente quasi un milione di persone ha già bisogno di assistenza alimentare d’emergenza, come diretta conseguenza dell’arrivo delle locuste. L’organizzazione non governativa ha dichiarato:

«I bambini con una dieta povera, in particolare nei primi mesi e anni di vita, rischiano più di ogni altro di contrarre malattie e infezioni e subire ritardi nella crescita, che possono incidere gravemente sul loro sviluppo cognitivo e sulla loro salute anche in età adulta».

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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