Madre Mare si tinge di rosso per il sangue di quasi 1500 figli suoi, delfini massacrati nelle Isole Faroe. È inaccettabile! Non bastano le terribili crisi ambientale e sanitaria che stiamo vivendo a farci capire di dover ripensare radicalmente al nostro rapporto con la natura... pic.twitter.com/Sq9HzvjZm7
— Rosalba Giugni (@RosalbaGiugni) September 15, 2021
Un grido di dolore dalle isole Faroe
Domenica scorsa una mattanza senza precedenti di delfini e balene per la pratica tradizionale e sconsiderata della Grindadrap. La protesta degli ambientalisti di tutto il mondo
Oltre 1.500 delfini sono stati massacrati domenica scorsa nella tradizionale e spietata caccia che da secoli si svolge nelle Isole Faroe. Le immagini sono state rilanciate dai social e mostrano i mammiferi, ormai morti, sulla battigia del villaggio di Skalabotnur, sull’isola di Eysturoy. La pratica cruenta, che ha sollevato le proteste degli ambientalisti di tutto il mondo, si chiama Grindadrap, in lingua locale “caccia alle balene” ma in realtà estesa anche ai delfini. Gli animali vengono trascinati a riva e squartati con i coltelli: alla fine si contano centinaia fra balene e delfini esangui.
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La mattanza di quest’anno, numericamente senza precedenti, ha sollevato anche lo sdegno di una parte delle associazioni che organizzano la Grindadrap, che risale all’epoca dei Vichinghi.
«È stato un grande errore» ha ammesso Olavur Sjurdarberg, il presidente dell’Associazione balenieri delle isole.
Anche la popolazione, secondo i media locali, avrebbe reagito con smarrimento e shock «a causa del numero straordinariamente grande» di delfini uccisi. Resta però l’opinione largamente favorevole dei faroesi, secondo un sondaggio dell’emittente pubblica Kringvarp Foroya, verso la caccia alle balene approvata dall’80% della popolazione.
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