Porti insicuri. I migranti tra Ong e politica

Da sedici giorni sulla nave Ocean Viking i migranti attendono un porto sicuro. La loro salute fisica e mentale sta peggiornando (Foto: Sos Mediterranea Ita)

Porti insicuri. I migranti tra Ong e politica

Dopo l’arrivo di cinque navi cariche di profughi davanti le coste della Sicilia orientale, il governo adotta la linea dura e salva solo i “fragili”. Un segnale per l’Europa, sempre più divisa, mentre si apre la Cop 27 di Sharm el-Sheikh

Continua lo scontro fra il governo e le Ong sullo sbarco dei migranti davanti le coste siciliane. Sul tratto di mare che va da Taromina a Catania, la «Humanity 1», la «Rise Above», la «Geo Barents», la «Ocean Viking» e la «Zagara» non riescono a trovare un porto sicuro. Una questione che coinvolge circa 1000 persone: uomini, donne, bambini che chiedono soccorso dopo il viaggio e le intemperie del 4 novembre. A far discutere sono i provvedimenti del ministro degli interni Matteo Piantedosi, che ha dichiarato prima nel Consiglio dei ministri di tre giorni fa e poi il 5 novembre durante il Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico:

«Le persone che hanno i requisiti possono sbarcare, ci facciamo carico di chi presenta problemi di ordine assistenziale e umanitario senza derogare al fatto che gli obblighi di presa in carico competono allo Stato di bandiera. Gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali e se ne deve fare carico lo Stato di bandiera. Noi saremo fermi su questo principio senza venire meno agli obblighi umanitari su cui non faremo mai marcia indietro».

 

ministro Matteo Piantedosi
Matteo Piantedosi dal 22 ottobre 2022 è ministro dell’interno nel governo Meloni (Foto: www.interno.gov.it).

 

Si cerca con la linea dura di lanciare un segnale forte all’Europa sulla redistribuzione dei profughi. Con delle conseguenze rilevanti sul piano etico e civile. La decisione di selezionare chi non può scendere apre un dibattito sulla forza del diritto internazionale e più in generale su quella dei diritti umani.  Come ha spiegato Medici Senza Frontiere: «Un’operazione di soccorso si può considerare terminata solamente una volta che tutti i sopravvissuti sono stati fatti sbarcare in un luogo sicuro. Lo sbarco selettivo e parziale, come quello proposto dalle autorità italiane, non è da considerarsi legale secondo le convenzioni di diritto marittimo. Il governo dovrebbe prendere ogni misura necessaria per far sì che i sopravvissuti restino a bordo il minor tempo possibile, secondo quanto stabilito dalle Linee Guida sul Trattamento delle persone soccorse in mare».

Intanto insieme alle proteste degli attivisti che chiedono di salvare tutte le vite umane, con gli slogan “Tutti liberi e tutte libere” e “porti aperti”, si registrano i primi sbarchi: da «Humanity 1», 102 di cui 100 non accompagnati, mentre 90 persone sono a bordo della nave tedesca «Rise Above», 234 in quella norvegese «Ocean Viking», che naviga fuori dalle acque territoriali italiane. Dalla «Geo Barents» sono sbarcate 276 persone. Si fa fatica a documentare cosa sta avvenendo, ma sono stati segnalati casi di scabbia a bordo e la mancanza di acqua. Non si sa cosa succederà alle Ong che si rifiuteranno di lasciare Catania, dopo lo sbarco dei “fragili”. Quello che possiamo invece prevedere è uno scontro all’interno dell’Europa, che non riesce ad essere unita, come è accaduto durante la pandemia di Covid-19, come sta accadendo per la guerra in Ucraina. E ora anche sui nuovi accordi della Cop 27 di Sharm el-Sheikh, inaugurata ieri e che terminerà il 18 novembre. Difatti, non sono stati aggiornatii i piani climatici, e la crisi energetica internazionale sta spingendo i Paesi dell’Unione europea ad adottare politiche di sostegno alle fonti fossili.

 

La Germania guarda sempre con più interesse al carbone. E in Italia il consiglio dei ministri ha approvato la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) che prevede nuove concessioni per le trivelle off-shore. Ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin:

«Viene autorizzata l’estrazione da giacimenti nazionali con capacità sopra a 500 milioni di metri cubi. Potenzialmente si stima una quantità di 15 miliardi di metri cubi sfruttabili nell’arco di 10 anni. Tutto questo deve avvenite sotto al 45esimo parallelo con l’eccezione che riguarda il ramo Goro del Po».

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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