Kariobangi fra le ruspe e il Coronavirus. Cinquemila famiglie per strada
I terreni ufficialmente servono per costruire un impianto di bonifica delle acque. Ma gli abitanti dello slum di Nairobi riferiscono di non aver ricevuto alcun avviso. Mentre sulla zona incombe una “Ultra modern city” con capitali arabi e cinesi
Lunedì 4 maggio più di cinquemila famiglie di Kariobangi, uno degli slum di Nairobi che conta quasi 70mila abitanti, si sono svegliati così, con le ganasce delle ruspe che demolivano le loro abitazioni, spesso poco più che baracche. Preavviso: meno di 24 ore. «Le ruspe sono arrivate domenica e hanno cominciato la demolizione il mattino seguente – racconta tramite la stampa kenyota Titu Ndambuki, uno dei residenti – La compagnia ha detto che ormai erano scaduti i termini dell’avviso di sfratto, ma né io né i miei vicini abbiamo mai visto o firmato niente. Abbiamo protestato, ma niente. La polizia ha dato ordine di iniziare gli scavi e adesso eccoci qua, senza lavoro, senza cibo e senza casa». Al quadro manca un tassello, il Coronavirus.
All’ombra della Covid-19
Non certo per caso la demolizione è avvenuta in questi giorni, quando l’attenzione e le risorse sono concentrate sull’emergenza Covid-19 che qui – e in posti come questo – rischia di trasformarsi in una catastrofe sociale e umana senza precedenti. Approfittando del “diversivo”, la Nairobi City Water and Sewerage Company, la compagnia che gestisce la rete idrica e fognaria della capitale, ha buttato giù migliaia di alloggi e requisito il terreno dove oltre cinquemila famiglie vivono dal 2008.
«Abbiamo lettere di assegnazione da parte del Nairobi County che però adesso non esiste più e tutte le ricevute di dodici anni di affitto che nessuno vuole vedere – è la voce di un’altra residente, Grace Atieno – E non ci hanno dato nessun posto alternativo dove andare a vivere. Faccio la domestica e da settimane non ho più lavoro per via del virus, dove trovo i soldi per traslocare in un’altra casa?».
Guarda il servizio di K24Tv con le testimonianze dei residenti
L’obiettivo dichiarato è quello di permettere anche in quest’area il trattamento delle acque reflue, un incarico che sin dagli anni Ottanta è nelle mani della multinazionale Dandora Estate Waste Sewerage Treatment Plant. Ma dietro la facciata della bonifica delle acque, la minaccia reale che si perpetua da anni è l’espropriazione indiscriminata dei terreni. Un’inchiesta di Capital News di qualche giorno fa rivela che secondo le dichiarazioni congiunte del Direttore delle Lands, Nicholas Muraguri, e del direttore responsabile di Acque e Sanità, Joseph Irungu, «ben il 62% delle terre requisite non è affatto utilizzato per le vasche del trattamento delle acque. In termini assoluti: su 4,240 acri di terra, più di 3000 acri sono stati destinati ad altro».
Fragilità ignorata
E non è difficile immaginare quanta speculazione ci sia dietro queste cifre, a cominciare dall’ambizioso progetto di una “Ultra Modern City” ideale e avveniristica che da anni concentra capitali (cinesi e degli Emirati Arabi), interessi politici ed economici, pochissima trasparenza, molte ingerenze e, non ultimo, anche qualche morto, come riporta un dettagliato approfondimento del Daily Nation. Il governo ha intrapreso un’azione di riappropriazione dei terreni motivando, tra l’altro, anche il rischio altissimo di inquinamento del fiume Nairobi, ma tempi e modi sembrano ignorare la fragilità socio-economica e le urgenze del momento.
Pressati anche dalle massicce dimostrazioni spontanee dei giorni scorsi, anche diversi membri del Parlamento hanno parlato di violazione dei diritti umani e di risarcimenti per quanti sono stati letteralmente buttati in mezzo a una strada.
La quiete prima della tempesta
«In programma c’erano espropri di altre aree del nostro quartiere, ma la popolazione si è ribellata: non possiamo rimanere a guardare, mi hanno detto in molti» racconta Sami Maina, direttore della scuola di Hands of Love che a Kariobangi accoglie 180 bambini e che nelle ultime settimane ha distribuito quintali di riso, lenticchie e sapone a tutte le “sue” famiglie. È lui ad averci inviato un video che documenta ulteriormente le dinamiche dell’operazione.
Guarda il video degli abbattimenti a Kariobangi
«Anche 15 delle famiglie dei nostri bambini sono rimasti senza casa, così li stiamo ospitando nella scuola, mentre cerchiamo qualche sistemazione abbordabile – prosegue Sami – Le manifestazioni sono cominciate venerdì mattina presto, in concomitanza con la chiusura definitiva del mercato di Korogocho dove lavora, o meglio lavorava, una grande parte delle famiglie che risiede qui. Tante persone hanno perso nel giro di tre giorni la casa e il lavoro, non mi meraviglio che siano scesi in strada, ma la polizia è intervenuta a disperdere la folla. Da ieri la situazione è tornata tranquilla, ma mi sembra la quiete prima della tempesta».
Ancora una volta, i più deboli pagano il prezzo più alto delle crisi. Un sondaggio pubblicato ieri ha già reso noto che oltre alla difficoltà sanitaria (la maggior parte delle persone non ha accesso all’acqua corrente) solo il 7% ha ricevuto un qualunque tipo di assistenza sotto forma di voucher, cibo o sapone e ben il 68% degli intervistati ha dichiarato di aver già ridotto a due i pasti quotidiani per mancanza di denaro, visto che quattro su cinque di loro hanno perso quasi totalmente il lavoro e qualunque forma di reddito.
«Il progetto edilizio può aspettare, direi: non è questo il momento per lasciare in strada migliaia di famiglie, di donne, di bambini e di vecchi – accusa il parlamentare Moses Kuria – A cosa vi servirà possedere il mondo se avete perso l’anima?».
Saperenetwork è...
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Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.
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