Branduardi: «Serve un canto circolare per recuperare l’armonia del mondo»

La produzione di Branduardi è da sempre legata all'ecologia: il cantautore ha dedicato un album a San Francesco e musicato il Cantico di Frate Sole

Recuperare l’armonia del mondo, quel canto circolare fra il creato e il creatore. Secondo Angelo Branduardi dovrebbe essere questa la missione delle nostre società, ripiegate invece su una riflessione meccanicista e riduzionista che alimenta una crisi ecologica senza precedenti. Il cantautore lombardo racconta a  Sapereambiente la relazione tra la sua produzione artistica e i temi dell’ecologia, ragiona di attualità e futuro di un pianeta sempre più afflitto dai cambiamenti climatici. Branduardi salirà su alcuni palchi italiani nei prossimi mesi con i suoi successi, molti dei quali legati al rapporto fra l’uomo e la natura. A Trieste (20 luglio), Ricaldone, provincia di Alessandria (27 luglio), Fai della Paganella, provincia di Trento (14 settembre), in duo con il polistrumentista Fabio Valdemarin o con la band, gli spettatori potranno ascoltare dal vivo tanti brani del “menestrello italiano”, mentre prende corpo un nuovo progetto discografico su cui gravita un alone di mistero.

Qual è il suo rapporto con l’ecologia e come lo ha declinato nel suo lavoro?
Il rapporto con l’ecologia compenetra il mio lavoro dall’inizio della carriera, fino a raggiungere l’apice con “L’infinitamente piccolo”, l’album dedicato a San Francesco, dove canto alcuni fioretti che sono l’opera più poetica del cristianesimo. In quel disco ho messo in musica anche il Cantico di Frate Sole, la prima opera politica della nascente letteratura italiana, un punto saldo dell’ecologia perché descrive l’armonia del mondo. Quando si spezza l’armonia, purtroppo, il canto circolare fra il creato e il creatore si dissolve.

Già negli anni Settanta lei scriveva brani celebri che raccontavano la relazione uomo-natura
Ebbi un grande successo con “La pulce d’acqua”, un pezzo che talvolta è considerato – a torto – un brano per bambini. Invece prende le mosse da un racconto dei nativi americani, esattamente dei Sioux Lakota. La storia mette in guardia dall’insultare la natura, perché quando l’uomo la maltratta perde la sua ombra e si ammala. Per riconquistare l’ombra, l’uomo deve cantare con la propria voce, recuperando l’armonia perduta. Anche secondo i Lakota la musica aveva un’importanza fondamentale.

Sembra che oggi le parole più forti sulla crisi ecologica le abbiano pronunciate due insospettabili: da un lato il Papa con la sua enciclica, dall’altro una giovane studentessa che sciopera per il clima. Perché non sentiamo la voce delle istituzioni e del mondo della cultura su questi argomenti?
Quello a cui assistiamo è un silenzio assordante. Si tende a non parlare dei cambiamenti climatici e a non pensarci, quando in realtà il tempo fugge. Io non vedrò gli impatti peggiori per ragioni anagrafiche, ma potrebbero essere davvero devastanti. Nel frattempo Trump non sottoscrive gli accordi internazionali e le conferenze sul clima non risolvono le vere questioni. Io non dispero, perché non dispero mai, però la situazione è drammatica. 

Le voci di chi sottolineava i limiti dello sviluppo sono più deboli, mentre politica e media enfatizzano continuamente l’importanza della crescita economica. Qual è la sua visione del progresso?
Noi confondiamo il progresso con l’aumento del Pil, che non si capisce come mai debba crescere ogni anno. Tutto questo non ha nulla a che vedere con il progresso, che dev’essere culturale, sociale e umano oltre che economico. Nonostante ciò, è la crescita del Pil a regolare i rapporti internazionali, figuriamoci un po’… 

Angelo Branduardi (Photo credit: Flickr/Finizio)
Angelo Branduardi (Photo credit: Flickr/Finizio)

Sempre parlando di attualità, ci può raccontare del nuovo progetto discografico?
È un segreto assoluto. È un lavoro che stiamo facendo con fatica ma con grande soddisfazione, e non posso ancora dire di che si tratta. Di certo sorprenderà molti, ma non è ancora il momento per parlarne. Intanto continuo a suonare in giro per l’Europa e l’Italia: nonostante la terza età, lo faccio molto volentieri. Più mi chiedono di suonare, più sono felice. E più penso di fare del bene, in un certo qual senso.

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Francesco Panié
Francesco Panié è giornalista free lance e ricercatore per l'associazione ambientalista Terra!. Scrive di agricoltura, globalizzazione, clima e ambiente per diverse testate - in particolare La Nuova Ecologia e La Stampa - con l'intento di descrivere i meccanismi che regolano l'attuale modello di sviluppo ed evidenziarne i limiti, dando voce a persone e gruppi che lavorano per superarlo.

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