I’m allowed. Divagazioni fuori tempo massimo sui Buffalo Tom
Tra melodia e rumore, armonie struggenti e chitarre selvagge, nella prima metà degli anni novanta i bostoniani Buffalo Tom hanno dato alla luce vere e proprie perle di alternative rock. Un gruppo da riscoprire, insieme alle loro intramontabili canzoni
Tuffandosi in quella baia piena di coloratissimi pesci tropicali che fu la scena indipendente degli anni 90, quasi certamente a un certo punto poteva capitare di sbattere la testa contro uno scoglio chiamato Buffalo Tom. In Italia, a quei tempi, poteva capitare di fare conoscenza con i Buffalo Tom grazie a Planet Rock, una trasmissione radiofonica che andava in onda sulle frequenze di Radio Rai nei primi anni ’90, nelle cui playlist cominciò a fare capolino il singolo Velvet Roof, tratto dal terzo album Let me come over (1992).
Guarda Velvet Roof dei Buffalo Tom
Sempre dalle nostre parti poi, poteva capitare che la folgorazione definitiva arrivasse sentendo, anche solo via radio, il concerto romano che la band tenne al Big Mama nel 1993. Non poteva non scoccare un amore a primo ascolto, tale da correre a recuperare tutti gli album del gruppo e a cercare di approfondire, con i mezzi dell’epoca, quel poco che si riusciva a trovare dalle nostre parti sulla band di Boston.
A Boston, tra melodia e rumore
I Buffalo Tom – Chris Colbourn, Tom Maginnis e Bill Janovitz – si conoscono ai tempi dell’università del Massachusetts e come spesso accade, un po’ per passione un po’ per evadere dalla noia, decidono di mettere in piedi una rock band. Prendendo a modello il mix di sonorità tra melodia e rumore messo in scena in quegli anni dagli Hüsker Dü e dai Pixies, muovono i primi passi, e aiutati dall’amicizia con il chitarrista e frontman dei già celebri Dinosaur Jr, J Mascis pubblicano i primi due album: l’omonimo Buffalo Tom e il successivo Birdbrain prodotti dallo stesso Mascis.
Sono anni d’oro per un certo di tipo di sound di qualità, e già agli inizi degli anni ’90, ancora prima che i Nirvana aprissero il mercato alle band di area indipendente, era partita la corsa delle major per mettere sotto contratto le band più promettenti. Nonostante le incertezze e una certa “naïveté” , i bostoniani riescono a piazzare alcune canzoni che permetteranno loro di essere tenuti d’occhio dai talent scout delle case discografiche: Sunflower suit, Impossible e Racine dall’omonimo disco d’esordio del 1988, Birdbrain, Enemy, Caress, Fortune Teller da Birdbrain.
In attesa del successo
Le cose cominciano a prendere una buona piega dal 1992. Vengono messi sotto contratto dalla Beggars Banquet Records, che aveva già pubblicato dischi di Bauhaus, Cult e John Cale, giusto per fare i nomi più celebri. È con la Beggars Banquet che, tra il 1992 e il 1993 i nostri incidono i due capolavori della loro discografia: Let Me Come Over (1992) e Big Red Letter Day (1993). Smussando le spigolosità degli esordi e approfittando dell’onda lunga del successo delle band di Seattle riescono a ritagliarsi una nicchia tra gli ascoltatori più “affamati” di un certo tipo di musica, e grazie a ciò riusciranno ad ottenere un credito che ancora oggi, a distanza di anni resiste imperterrito. Da Let me Come Over ricordiamo l’abrasiva Velvet Roof, che ebbe una discreta rotazione televisiva e radiofonica, la solare Staples, il mood esistenziale di Taillights Fade e sopratutto l’appassionante ballata Larry. Nonostante l’innegabile validità dell’album, il lavoro non avrà, purtroppo, tutta l’attenzione che avrebbe meritato.
Guarda Taillights Fade dei Buffalo Tom
Una spigolosa tenerezza
Il successivo Big Red Letter Day, del 1993, smussa ancora di più le spigolosità, regalandoci nuove canzoni che finiranno dritte nel novero delle loro migliori creazioni. Soda jerk, la ballatona I’m allowed, Suppose e il singolo di turno Tree House, che ammicca alla fissazione tutta americana di costruire case sugli alberi. Con Late at night faranno una comparsata in un episodio della serie televisiva My So-Called Life, che vedeva tra i protagonisti tra gli altri due giovanissimi Jared Leto e Claire Danes.
Guarda Late at night dei Buffalo Tom
La stessa Sodajerk viene inserita nella colonna sonora della serie.Nonostante la maggiore esposizione mediatica anche in questo caso i risultati di vendita e di popolarità non saranno quelli sperati. Da qui in poi i sogni di gloria per i nostri resteranno una chimera.
Perle post adolescenziali
Seguiranno altri due dischi sottotono, ci sarà un primo scioglimento alla fine degli anni ’90, e la successiva reunion del 2007 che a tutt’oggi è ancora in piedi. Dei due album pre-scioglimento va ricordato Sleepy Eyed del 1995, che col trittico iniziale Tangerine, Summer, Kitchen Door fa sobbalzare dalla sedia facendo sperare a un capolavoro.
Non sarà così purtroppo, però per gli amanti di un certo tipo di musica, che qualcuno recentemente ha ribattezzato adult indie-rock, i Buffalo Tom resteranno sempre un gruppo che ha sfornato canzoni indimenticabili. Pezzi come Summer, contenuta proprio in Sleepy Eyed, canzone simbolo delle estati della post-adolescenza, una madeleine proustiana che riporta a sapori e ad estati che non torneranno più.
Saperenetwork è...
- Nasce nel 1971 in un paese della provincia di Roma dove si incrociano ferrovia, autostrada e la via Casilina. Ex musicista-contabile, a tratti ancora solo musicista, è appassionato di musica rock ai limiti del patologico.