Un anno di musica dal vivo: cinque band in concerto in Italia nel 2024 da non perdere
Il suono delicato e seminale, in puro stile shoegaze, degli Slowdive, la grinta immarcescibile di Simple Minds e Depeche Mode, il rock dei Queens of The Stone Age, e la poesia dei Fontaines D.C. Il 2024 sarà un anno ricco di concerti. E noi ne abbiamo scelti alcuni per voi…
Il 2024 sarà un anno ricco di musica dal vivo, con band che hanno già lasciato un segno nella storia della musica mondiale, e altre che sono pronte a scoprire l’Italia e il suo pubblico.
Slowdive
Per gli amanti dello Shoegaze quelli del 31 gennaio all’Alcatraz di Milano e del 2 febbraio all’Estragon di Bologna saranno due appuntamenti imperdibili per assistere al ritorno sul palco degli Slowdive. Fondata nel 1989 da Neil Halstead (chitarra e voce), Rachel Goswell (chitarra e voce), Christian Savill (chitarra), Adrian Sell (batteria) e Nick Chaplin (basso) e ispirata ai Siouxsie and the Banshees, la band di Reading creerà atmosfere romantiche, woozy, ipnotiche, con le lunghe sonorità distorte che hanno pervaso, almeno fino al 1995, l’anima introversa di ragazze e ragazzi della middle class britannica. Gli Slowdive pubblicano nel 1991 l’album “Just for you”, uno dei capolavori dello Shoegaze, tra i brani ricordiamo “Spanish Air”, “Celia’s Dream”, “Catch the Breeze”, “Erik’s Song” e “Golden hair”, un viaggio nel tempo interiore con le parole della poesia di James Joyce che aveva già ispirato Syd Barret. Nel 1993 grazie anche alla collaborazione con Brian Eno, la band rilascia l’album Souvlaki, che non verrà accolto con entusiasmo dalla stampa, ma il grande pubblico lo scoprirà e lo apprezzerà più tardi, con la fine della sfida quasi all’ultimo sangue con il grunge. Tra le canzoni più celebri ricordiamo “Alison”, “Machine Gun” e “40 Days”.
Guarda il video di Alison degli Slowdive
Il 1995 sarà l’anno di “Pygmalion” e dello scioglimento del gruppo. Mentre incominciano a imporsi sulla scena musicale gli Oasis, Neil Halstead e Rachel Goswell propongono brani così poco commerciali e lontani dalla brit-pop da non trovare più il sostegno della Creation Records di Alan McGee. “Rutti”, “Crazy for you”, “Vision of LA” e “Miranda” rimarranno un punto di riferimento per quei gruppi che hanno avuto il coraggio di sfidare il mercato e le richieste delle etichette discografiche. Gli Slowdive salgono di nuovo sui palchi musicali, sotto la spinta dei My Bloody Valentine, nel 2017, con l’album Slowdive, recuperando il dream-pop e i suoni che li hanno sempre contraddistinti all’interno della bolla musicale contemporanea.
Quest’anno i ragazzi di Reading, ormai cresciuti, ripropongono nei live il loro ultimo lavoro Everything is Alive, con le ipnotiche atmosfere di “Andalucia Plays”, che riportano alla mente i mondi musicali di Brian Eno e John Cale, e “Kisses”, un brano vicino alla nostra terra, perché il video è stato girato in una Napoli sotterranea, onirica e cinematografica.
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Depeche Mode
Tornano in Italia i Depeche Mode, i maestri dell’elettro-pop, con il Memento mori world tour. Saranno di scena il 23 marzo 2024 al Pala Alpitour di Torino, il 28 marzo 2024 e il 30 marzo 2024 al Mediolanum Forum di Milano. Dopo la morte prematura del tastierista Andy Fletcher, Dave Gahan e Martin Gore sono tornati in studio e hanno rilasciato il 15esimo album della band intitolato Memento mori.
Si tratta di un nuovo confronto diretto con il tema della morte. I Depeche Mode, dopotutto, ci hanno abituati ai loro momento di decadenza, di depressione e rinascita.
Ricordiamo che proprio Dave Gahan ha rischiato più volte di morire nella metà degli anni 90 a causa del suo forte abuso di droghe. “Never let me down again”, diventato ormai un inno da stadio, è ancora oggi un brano che si presta a una duplice interpretazione: si parla di un rapporto di amicizia o di tossicodipendenza?
Ma torniamo a Momento mori. Tra dance-dark, musica elettronica, e atmosfere che ricordano i Joy Division e i Krafwerk, il nuovo album ripropone anche le sonorità presenti già nel loro Music for the Masses del 1987. E se quel «Reach out, touch faith» cantato in “Personal Jesus” invitava a cercare conforto nell’altro, oggi la band con il nuovo album sembra riproporre il bisogno di vivere intensamente le emozioni, di riscoprire l’urgenza dell’amore, al di là di della retorica, per arginare le crudeltà dell’esistenza, come nei brani “Always you” e “Never let me Go”.
Simple Minds
Il 2024 è l’anno dei Simple Minds, con nuove date in Italia: il 28 giugno saranno di scena all’Auditorium Parco della Musica – Cavea di Roma (Roma Summer Fest). Per poi proseguire il 30 giugno alla Rotonda Via Paolo Pinto di Bari (Locus Festival), il 1 luglio in Piazza Garibaldi di Senigallia e il 4 luglio in Piazza Sordello di Mantova (Mantova Summer Festival).
«Eighty-one-eighty-two-eighty-tree-eighty-four». Erano gli anni gloriosi della New Wave, e i Simple Minds lo cantavano in New Gold Dream nel 1982. Da allora si smarcano dalle influenze punk per riscoprire il suono prog, le tastiere, il mondo di Peter Gabriel e dei Roxy Music.
Don’t you (Forget about me) sarà il singolo che nel 1985 porterà definitivamente al successo la band di Glasgow, fondata nel 1977 da Jim Kerr e Charlie Birchill. Poi un periodo di forte impegno sociale: supportano le campagne di Amnesty International.
Guarda il video di Don’t You (Forget About Me)
Ma la rivalità con gli U2 segnerà la loro produzione e il loro lento declino. Già nel 1984, per la realizzazione di Sparkle in the rain i Simple Minds si affidano allo stesso produttore delle band irlandese. Basterebbe ascoltare “Speed your love to me” o “Up on The cat walk” per cogliere le affinità sonore. Ma i Simple Minds incidono e lanciano nuovi album almeno fino al 2009, l’anno di Graffti Soul e dei 30 anni della band. Un tentativo di non perdere l’identità in un periodo storico travolto dal pop commerciale. Dopo il Big Sleep, per citare una loro canzone, ritorneranno in forma smagliante nella scena musicale mondiale soltanto negli anni 2014, 2016, 2018, e nel 2022 con l’album Direction of the Heart, in cui sono presenti i messaggi in difesa della nostra casa comune con “Planet Zero”, l’antimilitarismo con “The walls come down”, cover della band The Call, e la critica alla post-verità con “Who Killed Truth”.
Fontaines D.C.
Sono due le date per vedere e ascoltare i Fontaines D.C: il 23 giugno a Lido di Camaiore (LU), Parco Bussoladomani e il 25 giugno a Roma, Auditorium Parco Della Musica. Loro sono una band post-punk, con forte influenze darkwave, a partire dalle sonorità dei Joy Division, dei Cure e degli Smiths, passando per il folk irlandese dei Pogues e il noise dei Sonic Youth. Tutto ha inizio nel 2017, quando a Dublino Carlos O’Connell, Conor Curley, Conor Deegan, Grian Chatten e Tom Coll decidono di trasformare la loro passione per la poesia in musica. Amano infatti Joyce, Kerouac, Yeats, Lorca, Ginsberg, Kavanagh e a loro si sono ispirati per la pubblicazione di due raccolte di liriche: “Vroom” e ”The Winding”. Con Dogrel debuttano nel 2019.
Si tratta di un lavoro musicale che vuole strizzare l’occhio alla classe operaia irlandese, perché come recitano in “Chequeless Reckless”: «Un venduto è qualcuno che diventa un ipocrita in nome del denaro/ Un idiota è qualcuno che lascia che la sua istruzione faccia tutto il suo pensiero/ Un falso è colui che pretende rispetto per i principi che applica/Un dilettante è qualcuno che non sa distinguere tra moda e stile/Il carisma è una squisita manipolazione».
Dublino è il tema ricorrente in questo primo album, con critiche alla società irlandese e con sorprendenti viaggi nei bassifondi. “Roy’s Tune” è proprio una ballata per chi non ha speranza e non vede più un futuro.
Nel 2020 esce A Heroe’s Death, cambiano gli scenari e le atmosfere, i ragazzi sono ormai conosciuti, viaggiano e raccontano il senso di estraneità provato fuori dall’Irlanda. Le sonorità punk si fondono con melodie brit-pop anni 90. L’introspezione nei testi è evidente, come in Heroe’s Death:
«La vita non è sempre vuota/Non impantanarti nel passato/Le tue frasi preferite dille a messa/Dì a mamma che la ami/E fa’ l’impossibile per gli altri/Siediti sotto una luce che ti si addica/E guarda verso un futuro migliore».
Ma il successo arriva con l’album Skinty Fia pubblicato nel 2022. Apprezzato dal pubblico e dalla critica, il lavoro si presenta con dieci tracce che si ascoltano facilmente. Qui la ricerca musicale accompagna le riflessioni esistenziali. Skinty Fia si può considerare l’album dell’addio alla città natale, ma anche dell’apertura verso il nuovo mondo inglese, dove però permane la difficoltà di essere irlandesi, per via dei pregiudizi. Il terzo album però non rinuncia alla critica sociale e politica. Con il brano Jackie Down the line, la band irlandese muove delle accuse alla società del nostro tempo che ci vuole a tutti i costi bravi. I ragazzi di Dublino puntano il dito, poi, contro il Fine Gael e il Fianna Fáil, i due partiti che hanno tradito intere generazioni. Lo dicono chiaramente in “ I love you”, dove l’amore per la propria terra cede al disincanto.
Queens of the stone age
Data unica per i Queens of the stone age a Milano, il 6 luglio 2024, presso l’Ippodromo Snai. La rock band esplode nel 2000 con l’album “Rated R”, ma il loro genere “stoner” era già conosciuto nella metà degli anni 90. Da prima che Josh Homme decidesse di spostarsi dalla California a Seattle. Lì suona con gli Screaming Trees e con Ben Shepard, bassista dei Soundgarden. E proprio la voglia di collaborare con diversi artisti rimane una caratteristica della band americana, che almeno in una prima fase era formata dai principali componenti dei Kyuss (Josh Homme alla chitarra e voce, Nick Oliveri al basso, Alfredo Hernández alla batteria). Josh Homme sostituirà John Garcia, e proporrà un genere capace di fondere l’acid blues con l’heavy metal, la psichedelia e il rock degli Stooges: il brano If only, presente nel primo album della band, è un chiaro omaggio a I wanna be your dog di Iggy Pop.
Guarda il video live dei QOTSA con Mark Lanegan e Dave Grohl
È tuttavia con l’Ep Kyuss/Queens of the Stone Age del 1997 che si celebra la fusione fra due mondi, quello dei Kyuss e quello degli stessi Queens of the Stone Age. Si tratta di un primo progetto che ha tutte le caratteristiche di una reale jam session in cui Van Conner, bassista degli Screaming Trees, si unisce a Victor Indrizzi, percussionista per i Depeche Mode nell’album Ultra e batterista fino ad allora dei Masters of Reality. Sono 8 gli album pubblicati dalle band.
Ma vale la pena citare soprattutto Songs for the Deaf del 2002, uno degli ultimi veri album rock del secondo millennio. Il più riuscito dei Queens of the stone age, grazie alla batteria suonata da Dave Grohl, ex Nirvana, e alla voce profonda e lacerante di Mark Lanegan, cantante degli Screaming Trees scomparso nel 2022.
Anno terribile anche per Josh Homme, che aveva parlato in un’intervista dello scorso giugno della sua battaglia contro il cancro. La band statunitense è ritornata con In Times New Roman… nel 2023. Album che rappresenta un momento di forte creatività, con un evidente ritorno agli anni 90.
Saperenetwork è...
- Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.
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