Giappone, da un misterioso lupo estinto nuovi indizi sull’origine dei cani moderni

Un disegno dello zoologo e naturalista Coenraad Jacob Temminck, raffiugurante un lupo giapponese. Probabilmente si tratta proprio di un esemplare di "yamainu", come quello incontrato da von Siebold nel 1826 (Foto: Wikipedia)

Giappone, da un misterioso lupo estinto nuovi indizi sull’origine dei cani moderni

L’analisi genomica del lupo giapponese, una specie a lungo avvolta nel mistero, solleva nuovi interrogativi. E rivela preziose informazioni sulla sua genesi, così come sull’origine dei nostri amici a quattro zampe

Secondo antichi registri giapponesi, nel 1826, l’esploratore e collezionista di piante e animali Philipp Franz von Siebold, in rotta verso l’allora Edo – oggi Tokyo – acquistò due esemplari vivi, un ōkami, o lupo, e un yamainu, o cane di montagna. Oggi, sebbene non si sappia nulla su come siano arrivati nel Vecchio Continente, i canidi di Siebold sono conservati al Naturalis Biodiversity Center di Leiden, nei Paesi Bassi. Si ritiene siano lo stesso animale e che rappresentino l’esemplare tipo di una specie o sottospecie del lupo giapponese o lupo di Honshū, un canide probabilmente estinto nel 1905.

Verso la fine del XIX secolo, mentre il Giappone apriva all’industrializzazione, il predatore dominava le foreste e le montagne delle isole di Honshu, Shikoku e Kyushu, poi, la sua popolazione è andata in contro ad un rapido declino. Si crede che la specie sia stata venerata per secoli come messaggero divino e protettore dei terreni agricoli, ciononostante, gran parte della sua ecologia e tassonomia è rimasta avvolta nel mistero. 

 

Un esemplare di Lupo Giapponese, al National Museum of Nature and Science di Tokyo
Un esemplare di Lupo Giapponese, al National Museum of Nature and Science di Tokyo (Foto:Wikipedia)

Creatura leggendaria, protettore dei viandanti

Okuri-ōkami, la leggendaria creatura che pare proteggesse anche chi si avventurava nelle oscure foreste dell’arcipelago nipponico, oggi, ha però lasciato trapelare sorprendenti dettagli sulla sua origine, nonché su quella dei nostri amici a quattro zampe.

Il lupo giapponese (Canis lupus hodophilax), con gambe corte ed orecchie tozze, era un animale di dimensioni non troppo dissimili da quelle di un attuale Border Collie. Il suo Dna è stato studiato da un gruppo di ricercatori e ricercatrici afferenti al Dipartimento di genomica evolutiva dell’Istituto Globe, dell’Università di Copenaghen in Danimarca.

L’accurata analisi genetica dei resti di un singolo individuo – pubblicata all’inizio di quest’anno su iScience – ha svelato quanto il lupo giapponese fosse strettamente legato a una stirpe di lupi siberiani a lungo ritenuta estinta.

«Prove recenti suggeriscono anche che i cani potrebbero essere sorti in Siberia. I lupi e i cani giapponesi – ha giustamente sollevato la questione il giornalista David Grimm – potrebbero condividere qualcosa di più della semplice geografia?».

Non a caso, sono gli stessi ricercatori a confermare di aver «rilevato un significativo flusso genico tra i cani giapponesi e il lupo di Honshū».

 

Guarda il video del Lupo giapponese 

 

Il tempo dei lupi grigi, parenti stretti dei nostri cani

Finora di certo c’è solo che il lupo giapponese sia imparentato con i cani moderni più di quanto questi non lo siano con qualunque altro componente della ‘famiglia’. Inoltre, i dati suggeriscono che cani e lupi giapponesi condividono lo stesso antenato più prossimo: un lupo grigio vissuto da qualche parte in Asia orientale. Ad oggi, comunque, sull’effettiva origine dei cani si brancola ancora un po’ nel buio.

Si suppone che il canide ancestrale, da cui derivano le moderne razze canine, risalga a circa 40.000 anni fa, mentre, per quanto riguarda l’origine geografica, gli studiosi propendono per una genesi multiregionale, ovvero, una domesticazione avvenuta più volte in diverse parti del mondo.

Sappiamo con certezza, quindi, che il cane sia il risultato di una selezione artificiale operata dall’uomo, un processo di addomesticamento del quale, tuttavia, non si hanno ulteriori dettagli.

 

Un'illustrazione d'epoca di Carl Hubert de Villeneuve dell'esemplare incontrato e condotto in Europa da Siebold
Un’illustrazione d’epoca di Carl Hubert de Villeneuve dell’esemplare incontrato e condotto in Europa da Siebold (Foto: Wikipedia)

 

L’ipotesi più accreditata è che i “primi cani” abbiano trovato vantaggiosa la vicinanza agli insediamenti umani e che, reciprocamente, gli uomini di qualche millennio fa li abbiano accolti a proprio beneficio.

Dal lupo giapponese, comunque, sono giunte nuove preziose informazioni, nuovi pezzi di un puzzle che prima o poi prenderà la forma definitiva. 

 

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Simone Valeri
Simone Valeri
Laureato presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza" in Scienze Ambientali prima, e in Ecobiologia poi. Attualmente frequenta, presso la medesima università, il corso di Dottorato in Scienze Ecologiche. Divulgare, informare e sensibilizzare per creare consapevolezza ecologica: fermamente convinto che sia il modo migliore per intraprendere la via della sostenibilità. Per questo, e soprattutto per passione, inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche del settore, senza rinunciare mai ai viaggi con lo zaino in spalla e alle escursioni tra mare e montagna

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