L’upupa, Eugenio Montale, e la vita coraggiosa di un migratore africano

L'upupa del sogno, un inedito di Fabrizio Carbone

L’upupa, Eugenio Montale, e la vita coraggiosa di un migratore africano

Arrivata intorno a maggio dall’Africa, portando con sé speranze primaverili, proprio in questi giorni ha ultimato il ciclo riproduttivo. Carismatica e affascinante, l’upupa per secoli è stata calunniata, scioccamente bollata come portatrice di sventure. L’omaggio di Fabrizio Carbone e la strofe di Eugenio Montale, il grande poeta che, unico, la difese

L'upupa del sogno
L’upupa del sogno, un inedito di Fabrizio Carbone

 

 

La sua cresta così importante, tra l’ocra, il bianco e il nero, il suo becco lucido e arcuato, il volo sfarfallante con le ali zebrate: così appare di colpo l’upupa, il più eclatante tra i tantissimi migratori che arrivano in Europa dall’Africa per darci il saluto della primavera. Lei arriva a maggio, di solito, insieme ai gruccioni coloratissimi e alle ghiandaie marine che in volo esplodono di un blu elettrico che non ti aspetti. L’upupa ha appena compiuto in questi giorni il suo ciclo riproduttivo. I giovani si sono involati da poco e restano vicino al nido che la coppia ritrova ogni anno nella cavità di un grande albero o nell’anfratto di un rudere, un muro, una cascina. Le upupe giovani sono in cerca di grossi insetti, persino di lucertole: imparano a cercare cibo e a volare con la grazia che le contraddistingue.

 

upupa
L’upupa è uno degli uccelli più affascinanti dell’area euro-mediterranea. I tratti distintivi sono la sua colorazione molto accesa, le ali zebrate ed il becco lucido e arcuato. Foto: Unsplash

 

La coraggiosa migratrice africana calunniata

L’upupa mi affascinò da ragazzo quando la vidi per la prima volta in volo nell’oliveto di mio nonno vicino Palestrina. Poi quando la rividi in Egitto, sul bordo del Nilo, troneggiare sulla testa delle colonne di un tempio della XVIII Dinastia in una località lontana dal fragore del turismo. Era il 1965 e, insieme agli archeologi della Sapienza di Roma, ero addetto a disegnare e a fotografare i reperti di uno scavo che si svolgeva a pochi passi da Antinoe, la città romana che l’imperatore Adriano fece costruire sulla riva del fiume in ricordo del suo favorito morto tragicamente in quel luogo. Le upupe, avevo 22 anni, mi facevano compagnia all’alba con il loro canto ritmato e ripetuto, forse un po’ triste, forse come fosse stata la nenia lieve di un tamburo africano. «Upupa, ilare uccello calunniato dai poeti». Mi soffermai, tornato a Roma, su questa strofe ritrovata nelle pagine di una delle più famose raccolte di Eugenio Montale, “Ossi di Seppia”. Uno dei nostri più grandi cantori del Novecento, grande amante della Natura maiuscola, prendeva le difese di uno degli uccelli più fascinosi che possiamo ammirare nella penisola italiana ma anche in molte parti d’Europa. La mia riconoscenza allora va al nostro grande poeta che volle difendere l’upupa definita in passato lugubre, persino portatrice di sventure o cose del genere.

 

La copertina di “Ossi di seppia”, la celebre raccolta poetica di Eugenio Montale, pubblicata per la prima volta nel 1925 dalla Piero Gobetti editore. Foto: Wikipedia

 

Non lugubri, ma ilari. E da difendere

Nel seguito della mia vita ho salutato con gioia il fatto che l’upupa divenisse il simbolo e il logo della Lipu, la benemerita lega italiana per la protezione degli uccelli. E che fosse protetta e cancellata dalla lista delle specie cacciabili. Di anno in anno ne seguo la storia, il divenire, la sua vita di migratore, coraggiosa e pericolosa per tutto quello che deve sopportare nel percorrere migliaia di chilometri, nell’attraversare d’un balzo il Mediterraneo dove si spara a primavera, il Libano, a Malta, a Cipro, senza regole. Quando la sento cantare dopo i mesi invernali mi rallegro. La cerco, senza infastidirla. Nei giorni scorsi si è alzata in volo lungo un viale di ippocastani a pochi metri dalla casa di Roma, facendomi battere il cuore. Così l’ho disegnata ancora una volta e la regalo a Sapereambiente, insieme a una vecchia foto in bianco e nero del 1965 che raffigura il tempio di Ramses II. Proprio lì dove le upupe, la cresta bene in alto, si pavoneggiavano “ilari”, come ben le definì Eugenio.

tempio di ramses
Il Tempio di Ramses II, in una foto di Fabrizio Carbone del 1965. Nell’antico Egitto l’Upupa veniva considerata un uccello sacro ed era proibito ucciderla.

Saperenetwork è...

Fabrizio Carbone
Fabrizio Carbone
Giornalista professionista dal 1970, ha lavorato alla redazione romana de "Il Resto del Carlino" dal 1968 al 1972 (nel 1972 da New York), dal 1973 alla redazione romana de "La Stampa" fino al 1978 e alla redazione romana di "Panorama" dal novembre 1978 fino al 2002. All'inizio della sua attività si è interessato soprattutto di attualità, cronaca nera e giudiziaria. Dopo aver seguito inchieste giudiziarie, scandali politici e trame eversive (fino al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro) ha riversato il suo interesse, negli ultimi vent'anni di attività, per lo più sulle tematiche legate alla cultura, all'ambiente e alla protezione della natura. Per la casa editrice Iperborea ha scritto le introduzioni dei primi cinque libri di Arto Paasilinna pubblicati in Italia. A partire dalla metà degli anni ottanta ha prodotto e diretto, insieme a Riccardo Truffarelli (gruppo 6 aprile, Perugia) numerosi documentari in Amazzonia, Costa Rica, Norvegia, Finlandia, Inghilterra, Italia per i programmi culturali della Rai3, tra cui Geo, Geo&Geo, il Viaggiatore. Ha diretto 6 speciali, tra il 2004 e il 2007, per la trasmissione Stella del Sud (Rai 1) in Etiopia, Tanzania, Amazzonia, Groenlandia, Norvegia, Mauritania. Dipinge da oltre 50 anni. La ricerca pittorica, olio su tela e acquerello su carta, spazia tra l'astrattismo naturalistico e il verismo che si rifà alla wildlife art anglosassone: dipingere dal vero animali e ambienti. Ha esposto ed espone in mostre collettive e personali in Italia e all'estero. È socio onorario dell'Aipan (associazione italiana per l'arte naturalistica) ed è tra i fondatori del progetto Ars et Natura, insieme ad un gruppo di artisti fra cui Concetta Flore, Federico Gemma, Graziano Ottaviani e Marco Preziosi, Stefano maugeri e Ale Troisi. Coinvolto da sempre nella protezione e nella conservazione della natura è stato tra i soci fondatori del Wwf Italia, consigliere nazionale della stessa associazione, nel 2002, ma anche, nei primi anni ottanta, di Legambiente e Lipu. È direttore responsabile di Greenpeace News. È stato insignito dal Presidente della Repubblica finlandese, signora Tarja Halonen, dell'ordine di Cavaliere della Rosa Bianca di Finlandia. Vive tra Roma e Kuusamo, Finlandia del Nordest.

Sapereambiente

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