“Non basta piantare alberi, dobbiamo garantirne la sopravvivenza”. Intervista a Francesco Ferrini
In occasione della Giornata internazionale dell’albero l’agronomo dell’Università degli Studi di Firenze, esperto di arboricoltura, ci spiega come sia necessario migliorare l’efficacia dei progetti di riforestazione e la gestione dei boschi esistenti
Nel 2022, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, gli obiettivi di tutela e valorizzazione del verde nel PNRR sono stati centrati, con circa 1,8 milioni di nuovi alberi piantati in undici Città metropolitane d’Italia. Al di là dei numeri, tuttavia, spesso non si pone sufficiente attenzione su un aspetto fondamentale:
quanti, fra i nuovi alberi, riusciranno a sopravvivere? È questa la prima domanda da considerare in un progetto di riforestazione.
In occasione della Giornata nazionale dell’albero, che si celebra ogni 21 novembre, Francesco Ferrini, agronomo dell’Università degli Studi di Firenze ed esperto di arboricoltura, spiega a Sapereambiente quali sono le sfide principali da affrontare per rendere efficaci i programmi di riforestazione.
In occasioni come la giornata nazionale di domani si rinnovano le iniziative di riforestazione. A cosa bisogna stare attenti per rendere questi progetti efficaci e non semplice retorica?
Piantare alberi è un’azione fondamentale per gli obiettivi di conservazione e la quantità di nuovi alberi è sicuramente un dato da tenere sotto controllo. Ma non è l’unico. È cruciale pianificare la sopravvivenza di questi alberi. Per farlo serve una selezione accurata delle specie da piantare, adatte alle condizioni locali di clima, suolo e disponibilità d’acqua, oltre che resistenti alle minacce ambientali. È fondamentale evitare le monocolture, scegliendo una molteplicità di specie in grado di aumentare la resilienza degli ecosistemi a malattie e parassiti. Infine, serve un accurato piano di monitoraggio, per valutare crescita e sopravvivenza delle piante, e di gestione. Soprattutto all’inizio le piante hanno bisogno di cure adeguate, come irrigazione e protezione contro gli animali. È una visione a lungo termine che spesso manca nelle iniziative di riforestazione, usate più come spot elettorali, e la Giornata nazionale degli alberi da questo punto di vista dove segnare l’inizio di un cambiamento.
Senza valutazioni adeguate, quali sono i rischi?
Da una parte c’è lo spreco di fondi e risorse vegetali per realizzare i progetti. Grave se pensiamo che in Italia abbiamo anche un problema a trovare le giovani piante, con i vivai che non riescono a produrne a sufficienza. Dall’altra parte si rischia poi di causare un danno ambientale diretto. I progetti di riforestazione hanno un impatto iniziale di emissione di carbonio, che con la morte delle piante non verrebbe compensato.
Inoltre, la morte stessa delle piante produce il rilascio del carbonio già immagazzinato. Questo si può evitare solo attraverso una pianificazione che garantisca la sopravvivenza a lungo termine degli alberi.
Molti di questi progetti confluiscono nel programma di tutela e valorizzazione del verde previsto nel PNRR. Come sta procedendo?
Nonostante gli obiettivi dei 2022 siano stati dichiarati raggiunti, la Corte dei conti – organo di controllo degli atti di Governo – non è dello stesso avviso. Riporta l’inefficacia di alcuni progetti, con molte delle piante messe in dimora che si sono seccate, e ritardi nella messa a dimora di nuovi alberi. Inoltre, per raggiungere l’obiettivo prefissato, alcune Città metropolitane hanno usato l’espediente di piantare semi piuttosto che alberi nei luoghi stabiliti. In questo modo rischiamo di sprecare l’opportunità di riforestazione prevista nel PNRR, ridimensionata anche con recenti tagli ai fondi, tagli che rendono l’obiettivo di piantare 6,6 milioni di alberi entro il 2024 sempre più difficile da raggiungere.
Guarda l’intervento del prof.Ferrini al festival Dialoghi di Pistoia
Intanto in Italia le foreste continuano a crescere e oggi occupano oltre un terzo del nostro territorio. Serve continuare a piantare nuovi alberi?
Si, piantare alberi è sempre un’iniziativa positiva ma va affiancata a una gestione delle foreste già esistenti. La crescita forestale nel nostro paese è in parte legata all’abbandono delle terre agricole, con le foreste che si sono espanse naturalmente. L’aumento incontrollato dei boschi però potrebbe influenzare negativamente la biodiversità di alcune aree, con specie che potrebbero soffrire la competizione con piante a crescita rapida e specie invasive, e aumenterebbe il rischio di incendi, con l’accumulo di materiale vegetale combustibile. Senza gestione quindi il rischio è quello di vanificare ogni sforzo di riforestazione. Solo nel 2022 sono bruciati oltre 60.000 ettari di foresta e servirebbe piantare milioni di alberi per compensare questa perdita. Una corsa ai ripari impossibile, evitabile solo con un’attenta gestione dei boschi.
Nel suo ultimo libro “Alberi e gente nuova per il pianeta” fa riferimento al fatto che non basta piantare alberi, serve che cambiamo anche il nostro modo di vivere. Chi è la gente nuova?
È un’umanità diversa, capace di superare le cecità verso le piante. Tendiamo a ignorare tutto ciò che non è antropomorfo o dotato di rapidi movimenti, mentre le piante sono la base della vita sulla Terra. In passato usavamo le risorse naturali in modo sostenibile, ora siamo più simili ad Attila: dove passiamo non cresce più neanche erba. Dobbiamo rallentare i nostri consumi e rivedere il nostro modo di vivere, ispirandoci proprio alla lentezza degli alberi.
Saperenetwork è...
- Naturalista rapito dal fascino per il mondo naturale, sommerso e terrestre, e dei suoi abitanti, spera un giorno di poterli raccontare. Dopo la Laurea in Scienze della Natura presso l’Università di Roma “La Sapienza” va in Mozambico per un progetto di conservazione della biodiversità dell’Africa meridionale. Attualmente collabora come freelance con alcune testate come Le Scienze, Mind e l’Huffington Post Italia, alla ricerca di storie di ambiente, biodiversità e popoli da raccontare
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