Cop15, ancora troppo poco per difendere la biodiversità
Dal 14 al 29 marzo si è svolto a Ginevra il meeting della Convention on biological diversity (Cbd) in vista della prossima Conferenza Onu sulla biodiversità (Cop15) il cui obiettivo dichiarato è proteggere il 30% delle terre e dei mari entro il 2030
Si sono chiusi ieri i lavori organizzati dalla Convenzione sulla diversità biologica (Cbd) a Ginevra. Per quindici giorni i governi mondiali hanno discusso sullo stato di salute delle specie animali e vegetali. Con l’obiettivo di redigere un accordo da ultimare durante la seconda parte della Conferenza Onu sulla biodiversità (Cop 15) a Kunming, Cina, a fine agosto.
Secondo le dichiarazioni finali, i lavori, divisi in tre sezioni, hanno registrato una grande volontà di tutti i paesi, partiti da posizioni molto varie, di arrivare a un terreno comune.
Alcune questioni sono rimaste tuttavia sospese, come l’accordo su una raccomandazione relativa alla biodiversità marina e costiera, su cui si tornerà a confrontarsi prima di Kunming. Un altro tema difficile è quello degli investimenti per la tutela della biodiversità, cui paesi ricchi e paesi in via di sviluppo guardano in modo diverso, se non contrapposto, ove i secondi chiedono impegni proporzionali ai danni arrecati (dai primi) agli ecosistemi. È ancora in discussione anche un accordo economico sul taglio dei sussidi ambientalmente dannosi, come quelli sulle pratiche agricole che minacciano la biodiversità.
.@UNbiodiversity Francis Ogwal and Basile van Havre, Co-Chairs of the Working Group on the #post2020 global #biodiversity framework, highlight the meeting’s achievements and gavel the Geneva Biodiversity Conference to a close. pic.twitter.com/t75b0tYFTk
— Earth Negotiations Bulletin (@IISD_ENB) March 29, 2022
Sul fronte delle associazioni ambientaliste, mediamente deluse dai pochi risultati concreti raggiunti, il Wwf ha sottolineato l’importanza di aver ottenuto definitivamente una convergenza su una Mission 2030, quando alcuni paesi proponevano una Vision 2050. Mentre Greenpeace, che auspicava una maggiore risoluzione, nel corso dei negoziati, delle evidenti complessità (risoluzione che non c’è stata) riconosce nella nuova bozza «una formulazione promettente su alcune delle questioni che Greenpeace considera critiche, inclusi i popoli indigeni e i diritti delle comunità. Tuttavia, la continua inclusione di alcuni dei testi tra parentesi meno ambiziosi apre la prospettiva di un accordo annacquato a Kunming».
La bozza cui le discussioni hanno portato ha, insomma, bisogno ancora di molto lavoro e i paesi si sono dati appuntamento a Nairobi a giugno – per un altro round di riunioni che permetta di presentare alla Cop15 in Cina un testo finale. Sempre più consapevoli, stati e popoli, che la tutela della biodiversità risulta fondamentale per la sopravvivenza della terra tanto quanto la risoluzione della crisi climatica.
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