Elezioni Usa, cosa rischiano clima e ambiente
Nonostante le posizioni di Kamala Harris si siano ammorbidite, per motivi politici ed elettorali, in caso di vittoria di Donald Trump la questione climatica subirebbe un danno gravissimo. Come del resto già avvenuto nel precedente mandato, con il ritiro degli Usa dagli Accordi di Parigi. Stavolta il rischio è ancora più forte, a causa del famigerato Project 2025
Lo scorso mese gli uragani Milton e Helene sono diventati, come accaduto in Spagna con la recente catastrofe di Valencia, due delle tempeste più mortali che abbiano mai colpito gli Stati Uniti, uccidendo centinaia di persone e causando danni per miliardi di dollari mentre si dirigevano verso nord, proprio attraverso gli stati chiave in bilico elettorale della Georgia e della Carolina del Nord. Eppure, nonostante la recente tragedia e le conseguenti implicazioni, la questione climatica è stata, e continua ad essere, una questione dormiente nella campagna elettorale americana. Così, nonostante gli scienziati siano stati unanimi nel dichiarare che entrambe le tempeste sono state rese più forti dalla crisi climatica, con il caldo record nel Golfo del Messico che ha caricato gli uragani con venti più potenti e precipitazioni più intense, ad oggi, a poche ore dalle elezioni, gli uragani non sembrano aver scosso la maggior parte degli elettori.
Il rischio Trump e il Project 2025
Nonostante le posizioni di Harris sull’energia e sul clima si siano “ammorbidite” negli anni (da senatrice aveva appoggiato il Green New Deal, il programma di transizione preparato dall’ala più radicale dei Democratici ed era a favore della messa al bando del fracking, ma varcata la soglia della Casa Bianca ha cambiato alcune delle sue posizioni), è innegabile che il rischio per le politiche ambientali, in caso di vittoria di Trump sarebbe enorme. Nel pieno di un tour elettorale volgarissimo, razzista e sessista, il tycoon dalla chioma color Fanta promette, nel suo tipico stile, di espandere la produzione di combustibili fossili per abbattere (secondo lui) l’inflazione, di rivedere e cambiare le iniziative di energia pulita di Biden e ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, come d’altra parte già fece nel 2020. Addirittura vorrebbe ritirare gli Usa anche dall’Unfccc, la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, cosa che comporterebbe l’uscita degli Stati Uniti dai negoziati internazionali sul clima. Stavolta, rispetto al primo mandato, Trump potrebbe avere più margini per portare avanti la sua azione Sia dei regolamenti e delle politiche approvati in questi anni, come preannuncia il famigerato Progetto 2025, agenda preparata da think tank ultraconservatori e di estrema destra statunitensi, che promette tra le altre cose, di dare un duro colpo al governo federale e ai diritti civili. A poche ore dal voto, non resta che attendere e incrociare le dita.
Saperenetwork è...
- Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.
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