Gaza, la morte dei sette operatori umanitari e la necessità di cessare il fuoco
I componenti della ong World Central Kitchen e il loro autista sono stati colpiti da un missile israeliano poco dopo aver consegnato cibo nell’enclave palestinese. Che si tratti di attacco deliberato o di tragico errore, è unanime l’indignazione e la richiesta
La morte dei sette operatori umanitari rimasti uccisi da un raid israeliano mentre portavano cibo e aiuti per conto della ong statunitense World Central Kitchen, ha suscitato dolore e sdegno, soprattutto dopo le improvvide parole del premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha dichiarato: «Questo è quello che succede in guerra». In tanti non sono del suo stesso parere, a cominciare dallo chef José Andreas, fondatore della ong, che ha dichiarato il suo sgomento con un post su X. La stessa ong ha diramato un comunicato in cui fa sapere che la squadra di World Central Kitchen stava viaggiando in «(…) una zona senza scontri a bordo di due auto blindate marchiate con il logo Wck, ma nonostante il coordinamento dei movimenti con l’Idf (Israel Defence Forces, ndr), il convoglio è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir al-Balah, dove la squadra aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari umanitari portati a Gaza lungo la rotta marittima».
Unica soluzione: cessate il fuoco
Mentre i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna, Polonia e Australia – le nazionalità degli operatori – chiedono indagini e spiegazioni a Israele, sono molte le voci che sottolineano come le modalità con cui il convoglio è stato colpito, sia che si tratti di un attacco deliberato, sia che si tratti di un tragico errore, debbano far riflettere sulla necessità di un cessate il fuoco. «Le scuse per aver commesso un errore nell’uccisione dei 7 operatori umanitari dell’organizzazione World Central Kitchen non reggono. Le modalità con cui è stato colpito il convoglio umanitario, che aveva seguito tutte le procedure dettate dall’Esercito israeliano e le cui insegne erano visibili dall’alto, fanno pensare ad un attacco deliberato, per certi versi ad una esecuzione mirata. La nostra solidarietà ai colleghi di WCK è totale così come la nostra indignazione nei confronti dei responsabili di questa ennesima violazione del diritto umanitario», affermano, in una dichiarazione, Angelica Romano e Alfio Nicotra, co-Presidenti nazionali di Un Ponte Per, Ong che opera in Medio Oriente dal 1991.
Guarda il video di Wck
L’insicurezza dei convogli umanitari
«La decisione di Wck e di altre Ong di sospendere la distribuzione degli aiuti alla popolazione stremata – proseguono Nicotra e Romano – è dovuta alla totale assenza di credibilità delle assicurazioni date da parte israeliana sull’incolumità dei convogli e del personale al seguito. Solo il cessate il fuoco, vero e prolungato, può consentire la distribuzione degli aiuti in sicurezza e il non rispetto della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e delle prescrizioni emesse dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia su questo aspetto, dovrebbero spingere i nostri Governi ad emettere sanzioni economiche e bloccare ogni consegna di armamento nei confronti d’Israele».
Dal 7 ottobre gli operatori umanitari, gli ospedali, le ambulanze, i luoghi protetti dal diritto internazionale, sono stati target delle armi israeliane, sottolineano ancora Nicotra e Romano. Sono 196 gli operatori assassinati dal 7 ottobre ad oggi.
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