Il diritto a un ambiente sano, le riprese di Taranto chiama all’Onu
Prosegue la realizzazione del documentario-inchiesta, la giornalista Rosy Battaglia a Ginevra ha intervistato il Relatore Speciale delle Nazioni Unite su inquinamento e diritti umani Marcos Orellana
«Il diritto a respirare aria pulita è una componente essenziale del diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile. Il rispetto di questo diritto include l’osservanza dei più alti standard di qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo è fondamentale ora più che mai a Taranto. Visti i livelli intollerabili di inquinamento a Taranto da decenni, nel nostro recente rapporto sul diritto ad un ambiente non inquinato, l’abbiamo definita una zona di sacrificio». Così si espresso Marcos Orellana, UN Special Rapporteur on toxics and human rights, nell’intervista rilasciata a Ginevra alla giornalista investigativa e regista italiana, Rosy Battaglia, al lavoro per il documentario-inchiesta “Taranto chiama“.
Il fIlm, sul destino e il futuro di Taranto, è stato reso possibile grazie al sostegno economico di oltre 300 donatori in tutta Italia, tra enti, cittadini, media e fondazioni con il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e Articolo 21, che hanno co-prodotto in crowdfunding con l’associazione Cittadini Reattivi, il terzo documentario-inchiesta della regista indipendente.
«Mi è sembrato fondamentale inserire, nel racconto puntuale di ciò che è davvero sostenibile per la vita umana, la voce indipendente del relatore speciale Orellana e mostrare il volto di chi ha a cuore il destino di una comunità vessata dall’ingiustizia ambientale come quella tarantina»
ha detto Battaglia, aggiungendo: «Il mio lavoro è rivolto soprattutto alla generazione Fridays for Future, quella che sta subendo oltre gli effetti del cambiamento climatico, quelli dell’inquinamento industriale. Sia del passato che del presente».
Proprio nelle scorse settimane, come riporta l’agenzia Ansa, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. ha emesso un’ordinanza in cui ha richiamato l’attuale gestore di Ilva, Acciaierie d’Italia, al rispetto delle emissioni e in particolare del benzene, sostanza cancerogena certa, secondo lo IARC. Tutto ciò succede, come lo stesso rapporto delle Nazioni Unite ricorda, a neppure due mesi dalla scadenza dell’autorizzazione ambientale integrata (AIA) che nel 2017 aveva indicato in una serie di prescrizioni, gli adempimenti necessari per rendere sostenibile la produzione di acciaio. Tra cui, il bio-monitoraggio sulla presenza di diossine nel latte materno delle madri tarantine. Intanto, Marcos Orellana ha anche ricordato che «la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato lo Stato italiano per non aver protetto i residenti locali dalla contaminazione ambientale causata dallo stabilimento Ilva, avendo privilegiato la produzione di acciaio rispetto al diritto alla vita privata dei cittadini di Taranto».
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