Il giornalismo non è un crimine. Voci libere per Julian Assange
Giovedì 29 settembre, al Nuovo Cinema Aquila di Roma un incontro tra cittadini, giornalisti e attivisti sul caso del giornalista australiano fondatore di Wikileaks. L’estradizione negli Usa potrebbe costargli 175 anni di carcere. Un attacco alla libertà di stampa e alla democrazia che non può passare sotto silenzio
Grazie a Free Assange Italia, un gruppo di volontari in lotta per la liberazione del giornalista australiano, si palesa l’occasione che consentirà a tutti i cittadini che hanno a cuore la libertà di stampa e di opinione di confrontarsi con giornalisti, personaggi pubblici, artisti ed attivisti, che saranno presenti all’evento per richiamare l’attenzione sul caso Assange, divenuto il simbolo del diritto di ognuno di conoscere la verità.
La storia di Julian Assange è indissolubilmente legata alla libertà di stampa ed alla democrazia.
Ora che il giornalista australiano rischia 175 anni di carcere è ancor più necessario alzare la voce. Il fondatore di Wikileaks da circa tre anni e mezzo è rinchiuso in una piccolissima cella del carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nei dintorni di Londra, in un pessimo stato di salute psico-fisica. Lo scorso 17 Giugno, l’ex ministra degli interni del Regno Unito Priti Patel ha firmato il decreto di estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. I legali di Assange sono al lavoro per scongiurare la sua condanna a morte attraverso appello all’Alta Corte e ricorso presso la Corte Europea dei Diritti Umani. Ingiustamente accusato di spionaggio dagli Usa, Julian Assange è stato punito per aver fatto il suo lavoro, ovvero l’aver reso pubblici i crimini di guerra commessi dagli Usa da giornalista ed editore quale è. Bisogna bloccare l’estradizione di Julian Assange e richiedere a gran voce la sua liberazione.
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