Il mistero della vita in un atto unico di Pirandello
Ancora legati all’esistenza da sentimenti, desideri e dalla ricerca di risposte. Sono i morti di “Mistero profano – all’uscita” dal 9 al 12 febbraio al Teatro Lo Spazio di Roma
Lo spettacolo “Mistero profano – all’uscita”, al Teatro Lo Spazio di Roma, mette in scena l’atto unico “All’uscita” scritto da Luigi Pirandello nel 1916. Il titolo, Mistero profano, era il sottotitolo indicato dall’autore. Nell’opera, Pirandello ci conduce in uno spazio oltre, dove i protagonisti parlano continuamente di un aldiquà, il mondo, e di un aldilà che però rinvia ancora alla “Terra”.
I personaggi che si contrappongono sono, i morti, “apparenze”, e i vivi, “aspetti della vita”, questa la definizione dell’autore, separati da una porta.
«Nel testo di Pirandello c’è il tentativo di svelare un mistero attraverso una visione non mistica, ma tutta impregnata dell’umano sentire. Il ferocissimo duello tra uomo e donna, certamente legato al loro rispettivo ruolo nella società, qui mediato dalla figura terza, quasi un analista, dopo essersi espresso fino a sfociare nel femminicidio, si rivela superato dal dramma più grande della non-realizzazione, non-soddisfazione di sé, della identità incompiuta» sottolinea la regista Cinzia Maccagnano.
Il palcoscenico come spazio medianico
I personaggi, interpretati da Raffaele Gangale, Dario Garofalo, Luna Marongiu, protagonisti astratti e così simbolicamente rappresentati dallo stesso Pirandello già nel nome (Filosofo, Uomo Grasso, Donna Uccisa), stimolano a una messa in scena ancora più espressionista e astratta. La trattazione filosofica che Pirandello fa fare alle sue “apparenze” circa l’essenza dell’essere umano e il suo ruolo nel contesto sociale, costituisce un punto di partenza fondamentale per la rilettura del breve atto unico.
La messa in scena amplifica il divario tra realtà e finzione, tra essenza e apparenza, tra desiderio e destino, al punto da creare una sorta di “fabula” per adulti, onirica e al tempo stesso crudele.
Ad acuire questo divario, l’apparizione finale dei vivi: irrompono loro malgrado con i suoni concreti del mondo, della natura, come fossero al di là di una finestra, quell’unico spiraglio da cui ancora si vede quello che fino a un attimo fa era la vita reale, e che ora, è solo una visione che sa poco di vero, come fantocci in un teatrino. Gli interrogativi sull’identità e sulla ragion d’essere non avranno risposte, ma si sublimeranno in uno scontro tra Terra e “Iperuranio”, dove l’essenza vincerà sull’apparenza.
Per saperne di più: https://www.teatrolospazio.it/
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