Kenya, ecco perché (e come) la fauna selvatica è fondamentale per preservare il clima

La zebra di Grevy, una delle specie a rischio presenti in Kenya (Foto:Di Rainbirder, Wikimedia. org)

Kenya, ecco perché (e come) la fauna selvatica è fondamentale per preservare il clima

Includere la fauna selvatica nell’agenda sui cambiamenti climatici è l’appello che arriva dal paese dell’Africa orientale. Le specie iconiche rischiano infatti di essere spazzate via, pur avendo un ruolo chiave nella riduzione di emissioni

A poche ore dalla conclusione, controversa e deludente come ormai usuale, della Cop29 di Baku, dal Kenya arriva alla comunità internazionale un appello: quello ad includere la fauna selvatica nell’agenda sui cambiamenti climatici. Come riportato dal quotidiano kenyota The Star. Secondo il ministro del Turismo del paese dell’Africa orientale, Shadrack Ngene:

«Le discussioni sulla fauna selvatica dovrebbero essere parte dell’agenda perché (la fauna selvatica, ndr) subisce l’impatto dei cambiamenti climatici, proprio come noi».

L’obiettivo è dunque quello di far divenire la fauna selvatica uno dei temi sul tavolo dei colloqui globali per mitigare i cambiamenti climatici.

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Le specie (a rischio) presenti in Kenya

Il censimento del 2021 ha mostrato che in Kenya sono presenti 36.280 elefanti, rinoceronti neri (897), rinoceronti bianchi (842), rinoceronti settentrionali (2), leoni (2.589), iene (5.189), ghepardi (1.160), licaoni (865) e bufali (41.659). Altri animali sono la giraffa Masai (13.530), la giraffa reticolata (19.725), la giraffa della Nubia (938), la zebra comune (121.911), la zebra di Grevy (2.649), l’eland (13.581), l’alcelafo (7.332), lo gnu (57.813) e la gazzella di Grant (66.709). Ma tutte queste specie iconiche rischiano seriamente di essere spazzate via dagli impatti dello stravolgimento climatico, e già il 5 novembre 2022, il Wildlife research and training institute (Wrti, l’ente keniano che si occupa dei parchi e della fauna selvatica) aveva pubblicato un rapporto che mostrava che la maggior parte di queste specie erano morte a causa della mancanza di acqua e pascoli.

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Siccità e perdita di fauna

E infatti, nelle sue ricerche scientifiche, il Wrti, ha mostrato che da ottobre 2021 a maggio 2022 il Paese ha ricevuto precipitazioni inferiori alla media e sono stati registrati più di 1.000 decessi: le specie più colpite sono gli gnu, le zebre comuni, gli elefanti, le zebre di Grevy e i bufali, con gli ecosistemi di Amboseli, Tsavo e Laikipia-Samburu che sono stati i più colpiti.

Secondo le statistiche, in quel periodo sono morti 512 gnu, 381 zebre comuni, 205 elefanti, 49 zebre di Grevy e 51 bufali.

Mentre è già in corso una seconda fase del censimento nazionale della fauna selvatica, il ministro Ngene dichiara che il Dipartimento di Stato sta facendo ciò per identificare tutte le misure di mitigazione, adattamento e resilienza necessarie, e poi stanziare un budget: «(…) In modo da poter anche mobilitare le risorse necessarie per garantire che il settore della fauna selvatica possa affrontare i problemi legati al cambiamento climatico». Ngene ha poi annunciato che il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici nel settore della fauna selvatica per il Paese sarà lanciato l’anno prossimo.

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La fauna selvatica e il suo ruolo nella mitigazione climatica

Ngene ha affermato che la fauna selvatica del Kenya svolge un ruolo chiave nell’integrazione dei piani del paese per ridurre le emissioni, aggiungendo che le aree protette hanno vegetazione naturale. «La fauna selvatica contribuisce molto a raggiungere ciò che vogliamo ottenere in termini di mitigazione climatica, adattamento e resilienza».

Il Kenya ospita 25.000 specie animali, tra cui molti grandi mammiferi, 7.000 specie di piante e 2.000 specie di funghi e batteri. Al momento il governo del Kenya protegge il 19% del suo territorio, di cui l’8% è costituito da parchi e riserve e l’11% da riserve comunitarie o private.

Secondo fonti governative, lo Stato ha dovuto fornire un’alimentazione mirata per alcune specie di animali selvatici come la zebra di Grevy durante la siccità e sta cercando di espandere le riserve comunitarie dall’11% al 20% entro il 2030, potenziando le aree per la cattura della Co2 e promuovendo un turismo sostenibile attraverso la governance e i piani di utilizzo del territorio.

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Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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