La chimica che uccide, l’allarme del Wwf

Le sostanze chimiche si trovano un po’ ovunque, e spesso in grandi quantità. Nell’aria, nell’acqua, nel suolo, negli alimenti, nei vestiti, negli utensili, nei mobili, nei giocattoli, nei cosmetici e nei farmaci. Secondo il Wwf  ogni anno vengono rilasciate nell’ambiente  220 miliardi di tonnellate di sostanze chimiche, e a livello globale sono in commercio oltre 100 mila sostanze tossiche.

«Solo in Europa, nel 2020, sono state prodotte e utilizzate oltre 200 milioni di tonnellate di sostanze chimiche pericolose per la salute umana e oltre 50 milioni di tonnellate pericolose per l’ambiente», ha spiegato l’associazione ambientalista.

 


A questi numeri si aggiungono quelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha individuato  le principali sostanze chimiche presenti nell’ambiente e pericolose per la salute pubblica mondiale, tra cui: particolato atmosferico (es. PM10, PM2,5), metalli pesanti (es. mercurio, piombo e arsenico), pesticidi e inquinanti organici persistenti (POP) come i policlorobifenili (PCB) e le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), benzeni e diossine. Secondo il Wwf

«Tutti gli ambienti possono essere potenziale fonte di inquinanti: dalle città, alle campagne, fino a spazi chiusi come casescuole e luoghi di lavoro, soprattutto in un contesto di industrializzazione e urbanizzazione incontrollate, di crescita demografica e utilizzo intensivo di combustibili fossili. Possiamo bere, mangiare e respirare queste sostanze senza neanche accorgercene».

Mangiamo microplastiche

Come ha rilevato uno studio del 2019,  condotto dall’Università di Newcastle a nord di Sydney e commissionato sempre dal WWF,  dal titolo: No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People, ogni giorno mangiamo circa 5 grammi di plastica, il consumatore medio può ingerire fino a 1.769  microplastiche ogni settimana e 130 mila in un anno  semplicemente bevendo acqua in bottiglia, contro le 4 mila ingeribili bevendo solo acqua da rete idrica. In città, invece,  respiriamo microplastiche provenienti soprattutto dagli pneumatici e dalla polvere presente in casa: ogni giorno nel nostro corpo entrano più di 100mila microplastiche dall’aria, dall’acqua e dal cibo. Secondo il Wwf

«Si stima che con il consumo dei prodotti della pesca possiamo ingerire fino a circa 55mila microplastiche da pesci, molluschi, crostacei e ricci di mare e che con una sola porzione di pesce spada (circa 60 grammi per i bambini e 150 per gli adulti) si può superare la dose settimanale tollerabile di metilmercurio».

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Gli studi rivelano che circa 500 milioni di persone  in tutto il mondo siano a rischio di un’esposizione eccessiva ad esempio all’arsenico, e che oltre 900mila decessi prematuri ogni anno sono causati dal piombo. Nel cibo, nell’aria e nel suolo troviamo anche residui di pesticidi. Più in generale possiamo dire che molte sostanze chimiche di sintesi non sono metabolizzabili dall’ambiente,  permangono e si accumulano in ogni comparto ambientale. E possono diffondersi e viaggiare per tutto il globo.

Homo Chimicus e cocktail nocivi

Oltre 400 sostanze chimiche o loro metaboliti sono state rinvenute nel corpo umano (ad esempio nell’urina, nel sangue, nel liquido amniotico, nel latte materno e nei tessuti adiposi), pertanto  quasi tutte le popolazioni del mondo hanno livelli rilevabili di un’ampia varietà di sostanze chimiche tossiche nell’organismo. Gli studi nell’UE indicano la presenza nel sangue e nei tessuti umani soprattutto di alcuni pesticidi, prodotti farmaceutici, metalli pesanti, plastificanti e ritardanti di fiamma.

Come fa notare l’associazione ambientalista, possiamo oramai definirci “Homo Chimicus”.

È sempre più frequente la presenza di cocktail di sostanze nocive note e sospette (soprattutto pesticidi, bisfenoli, ftalati, PCBs e PFAS) nel sangue materno, nel siero ombelicale, nella placenta, nel latte umano e nelle urine di mamme e bambini. Si tratta di  sostanze che possono avere effetti negativi sullo sviluppo, la riproduzione e il sistema immunitario sia a livello prenatale sia successivamente nell’arco di vita, pertanto il rischio è che possano influire anche sulle popolazioni future.

 

 

Il contributo dell’inquinamento chimico ambientale al carico globale di malattie è ormai evidente: secondo l’OMS nel mondo, il 22% del carico globale di malattie e il 24% di tutti i decessi sono legati a fattori ambientali, soprattutto l’inquinamento. Negli ultimi due decenni, i decessi causati dalle moderne forme di inquinamento multiplo e diffuso sono aumentati del 66% causando ogni anno oltre 9 milioni nel mondo di morti. In generale l’inquinamento atmosferico (sia indoor che ambientale outdoor) rimane il più pericoloso: causa oltre 5-7 milioni di morti all’anno a livello globale. Il 91% della popolazione mondiale è mediamente esposto a livelli degli inquinanti nell’aria al di sopra dei valori raccomandati dall’OMS per la salvaguardia della salute.

Il triste primato dell’Italia e le soluzioni

In Italia lo smog causa fino a 90mila morti premature l’anno, il numero più alto fra i Paesi europei. Conclude il Wwf:

«Purtroppo, considerando l’elevato numero di inquinanti chimici moderni e la loro ubiquità nell’ambiente, i dati a livello globale sul carico di malattie e i decessi attribuibili all’inquinamento sono quasi certamente sottostimati. Nel 2009 l’inquinamento chimico è stato definito come uno dei limiti planetari da non oltrepassare per salvaguardare l’umanità. Oggi alcuni scienziati sostengono che abbiamo superato questo limite oltre il quale non c’è più sicurezza per la biosfera e l’umanità, avendo immesso nell’ambiente un cocktail di sostanze chimiche di sintesi che pervadono tutto il Pianeta».

Non possiamo rimanere indiferrenti di fronte a questi dati. Per questo il WWF promuove delle soluzioni per limitare gli effetti negativi delle sostanze chimiche che fanno ormai parte del nostro attuale stile di vita: la ricerca scientifica in campo tossicologico ed ecotossicologico, i cambiamenti nelle abitudini e negli stili di vita dei cittadini, l’adozione di un’etichettatura adeguata che aiuti i cittadini ad essere consapevoli, l’adozione di criteri ambientali minimi nel Green Public Procurement, una strategia che orienti il nostro Paese verso un inquinamento zero, la riduzione dell’uso di plastiche monouso, un’alimentazione che limiti l’esposizione alle sostanze tossiche.

 

 

Saperenetwork è...

Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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