Libano, 100 bambini vittime dei bombardamenti secondo Save the Children

Gli attacchi aerei israeliani hanno colpito aree densamente popolate causando vittime civili e sfollamenti di massa (Foto: YouTube, @globalnews)

Nelle stesse ore in cui gli Usa stanno, in Israele, mediando per un cessate il fuoco in Libano e Najib Mikati, primo ministro libanese ad interim, ha dichiarato di aspettarsi un rapido accordo, Save the Children pubblica i suoi dati sui minori vittime dei bombardamenti israeliani nel paese. In cinque settimane, oltre 100 bambini. Una media di 2 bambini uccisi al giorno. Lunedì scorso, nella valle della Bekaa almeno 60 persone, tra cui due bambini, sono state uccise dai bombardamenti israeliani durante la notte, in uno degli attacchi più letali nella zona dal 23 settembre, data in cui si è intensificato il conflitto. Da ottobre dell’anno scorso, quasi 2.700 persone, tra i quali oltre 150 bambini, sono state uccise e più di 12.500 ferite.

 

Jennifer Moorehead, Direttrice di Save the Children in Libano
Jennifer Moorehead, Direttrice di Save the Children in Libano (Foto: YouTube, @globalnews)

 

«Siamo sull’orlo di una crisi umanitaria che è prima di tutto una crisi dell’infanzia. Stiamo osservando la stessa dinamica a cui abbiamo assistito in oltre un anno di guerra a Gaza: un alto numero di vittime tra i civili, compresi i minori, operatori sanitari in servizio uccisi, oltre 50 attacchi a strutture sanitarie, presidi ONU colpiti e giornalisti aggrediti» dice Jennifer Moorehead, Direttrice di Save the Children in Libano. «Gli attacchi aerei israeliani hanno colpito aree densamente popolate, danneggiando gravemente le infrastrutture essenziali e causando sfollamenti di massa. A causa del conflitto, oltre il 25% del Libano ha ricevuto ordini di evacuazione dai militari israeliani, che vengono diffusi ogni giorno, spesso con poco preavviso, dando alle famiglie poco tempo per scappare prima che inizino i bombardamenti.

 

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«Più durerà il conflitto, più difficile sarà per i bambini riacquistare un senso di normalità. Sei scuole pubbliche su 10 sono state riconvertite in rifugi per gli sfollati e l’inizio dell’anno scolastico è stato posticipato al 4 novembre o probabilmente anche oltre. Ogni giorno lontano dalla classe è una minaccia per il benessere psicofisico dei bambini con conseguenze nel lungo termine. Per legge, i bambini non devono essere coinvolti nelle guerre e devono essere protetti. Non c’è tempo da perdere, abbiamo urgente bisogno di un cessate il fuoco ora».

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