Mosaico Verde, quando l’unione di pubblico e privato “rinverdisce” i territori
Forestazione, rigenerazione urbana e sociale, riqualificazione di territori e quartieri. Il progetto Mosaico Verde di Azzero Co2 e Legambiente compie 3 anni e pubblica un dossier con dati e risultati raggiunti finora. A dimostrazione che fare business in modo sostenibile è vantaggioso anche economicamente
Che la contrapposizione tra interessi privati e ecologia sia una convinzione del tutto priva di fondamenta, figlia di una visione superata dell’economia, lo dimostrano i tre anni di Mosaico Verde, la campagna di Azzero Co2 e Legambiente nata nel 2018 per far incontrare enti pubblici e aziende private, per recuperare e creare aree verdi e boschi permanenti. Parlano chiaro i dati del dossier Albero dopo albero: 3 anni di progetti per riforestare l’Italia con Mosaico Verde; 267.000 alberi messi a dimora e 238 ettari già riqualificati in 60 aree gestite da Comuni e Enti Parco di 15 regioni italiane, per i quali si stima nei prossimi anni un assorbimento di circa 186.900 tonnellate di CO2 (nel ciclo di vita medio degli alberi). Con 22 aziende aderenti, 86 Comuni e Enti che hanno aderito e 40 in corso di adesione, di strada “verde”, dalla nascita del progetto, ne è stata fatta. E non è un verde solo di facciata.
Le aziende sono affiancate, supportate da Azzero Co2, come sottolinea Annalisa Corrado, Responsabile sviluppo Progetti Innovativi della società di consulenza per la sostenibilità e l’energia fondata nel 2004 da Legambiente e Kyoto Club. «I progetti sono pluriennali, mai dei semplici “spot”. Crescono, si allargano in altre zone».
Piantare alberi, riqualificare i territori
Perché piantare alberi non basta, bisogna piantare quelli giusti al posto giusto, e poi curarli. Occorrono metodo e lungimiranza, perciò gli alberi del Mosaico Verde non sono semplicemente piantati, ma curati, seguiti, e continuano ad essere “raccontati” anche attraverso le foto e i video sui canali social, continua Corrado. Ecco che la recente messa a dimora di 2000 piante per la riqualificazione dei parchi di Roma e il progetto di recupero degli uliveti in Toscana di CPL Concordia, dimostrano un approccio diretto e concreto ai territori. Risultati analoghi per le oltre 6000 tonnellate di capsule esauste, recuperate e riciclate da Nespresso . O ancora per la Coop, che da molti anni produce una linea biologica (tra le prime nei supermercati italiani) e si impegna per un uso della plastica, soprattutto vergine, ridotto, insieme alla piantumazione di un albero per ogni nuovo socio, mentre sono oltre 11.000 gli alberi piantati da Mellin, del gruppo Danone.
Tra i brand più famosi che hanno aderito al Mosaico Verde, c’è Barilla, con l’iniziativa I Boschi di Grancereale, progetto per il ripristino di 6 aree boschive italiane, per un totale di 13 ettari di terreno, che prevede la messa a dimora di circa 3200 piante e arbusti. C’è spazio anche per Ebay, che dal Natale 2019 ha promosso un’attività di “regifting”, per dare nuova vita ai regali “scomodi”, doppioni, cose non gradite e che non si usano. Attraverso la piattaforma “Dona per te” sono stati piantati 10.000 alberi nel comune di Bracciano, nel Lazio, grazie alle cifre raccolte con 1 euro per ogni inserzione. Un altro progetto fortemente legato ai singoli territori è la Fabbrica dell’Aria di AscoTrade, che dal 2018 mette a dimora alberi (finora ne ha piantati diverse migliaia) in diverse città del Nord Est, da Pordenone a Treviso.
Rigenerare le città
C’è poi chi, come E-on Italia, gruppo internazionale nel settore delle energie, è al fianco di Azzero Co2 dal 2011. Un impegno che ha portato ad oggi più di 100.000 alberi in 35 aree, contribuendo ad abbattere la Co2 di circa 74.000 tonnellate. Ad una riflessione sull’albero, come bene che ha un valore in sé, invita Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club:
«È un formidabile strumento per assorbire l’anidride carbonica. Ma è un bene in sé, perché ha a che fare con rigenerazione urbana, con la possibilità di respirare meglio, con la socialità, con il vivere in luoghi più gradevoli».
Tutte esigenze di cui abbiamo iniziato (si spera) a capire pienamente il valore proprio durante la pandemia, e soprattutto nelle metropoli. D’altra parte per un’azienda, oggi, dare del verde alla propria comunità, anche per compensare l’impatto della propria produzione, è un segnale che non può non essere letto come valore aggiunto: «Piantare alberi è un segnale: le aziende che lo fanno scelgono di cambiare stile di vita, di cambiare modo di pensare e i propri prodotti», sottolinea Alessandra Stefani, Direttrice Generale delle Foreste al Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari. L’impegno è soprattutto per le città, per Antonio Nicoletti, Responsabile Nazionale Aree Protette e Biodiversità di Legambiente:
«Bisogna investire nelle aree urbane, quelle in cui è più importante ripristinare la biodiversità, perché è lì che c’è la maggior parte della popolazione. Non è giusto continuare a chiedere agli abitanti delle zone alpine di fare sacrifici per preservare l’ambiente. Tutti devono fare la loro parte».
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Un nuovo modo di fare business
Ma in tutto questo, come si evita il rischio green washing? «Il rischio esiste – ammette Ferrante – ma i modi per evitare che avvenga ci sono, e Azzero Co2 li controlla: verificare cosa fa l’azienda per ridurre l’impatto ambientale prima ancora di pensare di iniziare a riforestare. E poi si sono i numeri, come quelli presentati nel dossier». D’altronde Azzero Co2 nasce nel 2004 proprio per dimostrare che chi costruisce il proprio business intorno alla sostenibilità vince, e in questa direzione è interessante vedere che al Mosaico Verde ha aderito anche la finanza, con una banca locale, attiva nel Nord Est, come Sparkasse, e Arca Fondi, società milanese di gestione del risparmio che amministra un patrimonio complessivo di 30,6 miliardi di euro.
«Questo progetto dimostra che la sinergia tra pubblico e privato può e deve essere virtuosa», sottolinea Rossella Muroni, Vicepresidente Commissione Ambiente.
«Bisogna vedere queste categorie non come contrapposte. Incrementare la biodiversità deve essere obiettivo comune. Continuare a contrapporre pubblico e privato nella questione ambientale è miope». Per Muroni spesso le stesse discussioni in proposito, fatte in ambito parlamentare, sono “antiche”, non colgono il dato sociale e economico. «Il paese è avanti. Basterebbe raccogliere le proposte, per avanzare anche sul fronte normativo». Chi pensa che fare business sia incompatibile con la tutela ambientale è ancora in tempo per ricredersi.
Saperenetwork è...
- Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.
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