Nel delta del fiume Indo, dove crescono le mangrovie

La messa a dimora di una mangrovia. In Pakistan, negli ultimi trent’anni le foreste di mangrovie sono quasi triplicate (Foto: Delta Blue Carbon)

Nel delta del fiume Indo, dove crescono le mangrovie

Il 26 luglio è la Giornata Internazionale per la Conservazione delle Mangrovie. Da nove anni, in Pakistan, è attivo il più grande progetto internazionale di riforestazione di queste formazioni vegatali, preziosissime per catturare carbonio, salvare ecosistemi e evitare l’estinzione di oltre 700 specie di animali rari

Secondo una recente valutazione  dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), il 50% degli ecosistemi di mangrovie presenti in tutto il mondo rischia di collassare, minacciato da deforestazione, degradazione degli habitat e cambiamento climatico.

In alcune aree del Pianeta però, queste preziose piante costiere resistono e si espandono. In Pakistan, negli ultimi trent’anni le foreste di mangrovie sono quasi triplicate.

La crescita delle mangrovie è dovuta soprattutto ai molti progetti di riforestazione che riguardano queste piante, come il Delta Blue Carbon, il più grande progetto internazionale di riforestazione delle mangrovie. Attivo dal 2015 nel delta del fiume Indo, una distesa di fango e mangrovie nella provincia pakistana del Sindh, dove si concentra circa il 90% delle mangrovie del Paese, il progetto ha contribuito alla conservazione di circa 350.000 ettari di zone umide e foresta.

Il progetto di Up2You

In occasione della Giornata internazionale per la conservazione delle mangrovie, indetta dall’Unesco il 26 luglio per aumentare la consapevolezza sull’importanza di questi ecosistemi, la società Up2You , start-up che opera nel campo della sostenibilità aziendale, rende noti i numeri del progetto al quale aderisce. Negli ultimi 9 anni, con il Delta Blue Carbon, sono stati piantati oltre 86.000 ettari di nuove foreste di mangrovie, contribuendo al miglioramento delle condizioni di vita di circa 43.000 persone che vivono in quel territorio, alla salvaguardia della biodiversità e alla cattura del carbonio atmosferico.

 

Guarda il video del Delta Blue Carbon Project 

Le mangrovie, cacciatrici di carbonio

Secondo le stime, le mangrovie del delta dell’Indo sarebbero in grado di catturare circa 2,5 milioni di tonnellate di carbonio all’anno. L’equivalente delle emissioni prodotte da un aereo di ultima generazione che compie per tremila volte il giro del mondo. Il progetto è certificato dai programmi Verified Carbon Standard e Climate, Community & Biodiversity Standard, che valutano l’impatto dei progetti sul territorio. «Delta Blue Carbon è un progetto che proponiamo e supportiamo. È un’attività che ci entusiasma perché ci rende protagonisti nella conservazione di ecosistemi unici», dice Alessandro Broglia, Chief Sustainability Officer e Co-Founder di Up2You.

Lo studio di Science Advances

Il progetto, che durerà 60 anni, ha l’obiettivo di catturare oltre 140 milioni di tonnellate di carbonio atmosferico. L’importanza delle foreste di mangrovie per contrastare la crisi climatica è nota da tempo. Le mangrovie sono in grado, infatti, di assorbire da quattro a dieci volte la quantità di anidride carbonica catturata da altre specie di alberi. Questo vale senz’altro per le foreste di mangrovie naturali.

Qual è la capacità delle foreste piantate?

In un recente studio pubblicato su Science Advances, alcuni ricercatori internazionali hanno valutato dopo quanto tempo una piantagione di mangrovie contribuisce alla cattura del carbonio atmosferico. Sviluppando modelli computerizzati, elaborati usando oltre 40 anni di dati e 700 mangrovie piantate in tutto il mondo, i ricercatori hanno scoperto che dopo appena 20 anni le piantagioni di mangrovie riescono ad assorbire circa il 75% del carbonio catturato da antiche foreste naturali.

Contro i danni del cambiamento di uso del suolo

«Per ripristinare una foresta di mangrovie degradata, la ricerca indica sempre più spesso che la rigenerazione naturale, anche assistita, e il ripristino idrogeologico sono i metodi più efficaci. Le piantagioni però rimangono il metodo più comune per la riforestazione dei mangrovieti e la nostra ricerca indica che quando sono gestite correttamente possono prevenire la perdita di carbonio e ridurre le emissioni di gas serra», dice a Sapereambiente Carine Bourgeois, ecologa presso i programmi internazionali dell’United States Forest Service in Africa centrale e prima autrice dello studio.

«Inoltre – aggiunge la ricercatrice – ripristinare le mangrovie con piantagioni ben gestite può prevenire ulteriori perdite di carbonio dovute al cambiamento di uso del suolo».

 

La ricercatrice Carine Bourgeois in un mangrovieto
La ricercatrice Carine Bourgeois in un mangrovieto

 

L’efficacia delle piantagioni miste

Anche le piantagioni di mangrovie, quindi, servono per far fronte alla crisi climatica.
Rendere i progetti di riforestazione un successo però non è facile. Spesso, sopravvive meno della metà delle nuove piante. «Questo avviene quando vengono piantate specie non adatte alle condizioni di un luogo. Per migliorare il successo di un progetto serve fare indagini sulla storia del sito e monitorare il processo di rimboschimento», spiega Bourgeois. Alcuni metodi, poi, rendono le foreste piantate più efficaci nelle loro funzioni. «Le piantagioni miste, che includono varie specie come quelle del genere Rhizophora, massimizzano l’accumulo di carbonio rispetto a piantagioni monospecifiche», dice l’ecologa. Nel delta dell’Indo, fra le varie specie, vengono piantate anche le mangrovie Avicennia marina, albero resistente che aiuta a proteggere la costa dalle inondazioni, e Rhizophora mucronata, specie dal grande potere rigenerativo.

Protettrici di biodiversità

Oltre al loro ruolo di alleate climatiche, le mangrovie sono preziose per la salvaguardia della biodiversità. In queste foreste trovano, infatti, riparo e risorse per vivere migliaia di specie animali. In India, la foresta di mangrovie del Sundarbans, il più grande mangrovieto esistente, è una delle dimore della tigre reale del Bengala, classificata come in pericolo di estinzione nelle Liste Rosse della Iucn. Fra le mangrovie del delta dell’Indo si aggirano pangolini, volpi del Bengala e il raro gatto pescatore, mentre nel fiume nuota uno dei pochi delfini d’acqua dolce, il platanista dell’Indo, altra specie in pericolo.

Animali fantastici e come salvarli (con le mangrovie)

In Cambogia, una recente indagine condotta dall’organizzazione per la conservazione della natura Fauna&Flora International ha scoperto che nelle più importanti distese di mangrovie del paese sono presenti oltre 700 specie animali, alcune delle quali rare e in pericolo di estinzione.

Con la riduzione delle foreste di mangrovie questi animali sarebbero ancora più minacciati e le piantagioni di mangrovie potrebbero fornire loro nuove dimore. Progetti come quello nel Delta del fiume Indo sono quindi fondamentali per salvaguardare questi ecosistemi.

Al tempo stesso, serve proteggere le foreste naturali esistenti. «Per mantenere i molti servizi che le mangrovie forniscono alla biodiversità e alle popolazioni umane, la conservazione delle mangrovie naturali è sempre la strategia più importante», conclude Bourgeois.

Saperenetwork è...

Enrico Nicosia
Naturalista rapito dal fascino per il mondo naturale, sommerso e terrestre, e dei suoi abitanti, spera un giorno di poterli raccontare. Dopo la Laurea in Scienze della Natura presso l’Università di Roma “La Sapienza” va in Mozambico per un progetto di conservazione della biodiversità dell’Africa meridionale. Attualmente collabora come freelance con alcune testate come Le Scienze, Mind e l’Huffington Post Italia, alla ricerca di storie di ambiente, biodiversità e popoli da raccontare

Sapereambiente

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