Parigi, il cibo sostenibile e la Gioconda

«Che cos’è più importante? L’arte o il diritto a un’alimentazione sana e sostenibile ? Il nostro sistema agricolo è malato, i nostri agricoltori muoiono sul lavoro, un francese su tre salta un pasto al giorno mentre la grande distribuzione e gli industriali si rimpinzano. Siamo Riposte Alimentaire e chiediamo la creazione di una previdenza sociale dell’alimentazione sostenibile». Queste le affermazioni di Sasha e Marie-Juliette, attiviste della campagna Riposte Alimentaire, che domenica hanno lanciato della zuppa sul vetro che ricopre il quadro della Gioconda, al Louvre di Parigi. La vetrata (blindata) imbrattata e le due donne che esprimevano le proprie rivendicazioni sono state rapidamente nascoste al pubblico dai pannelli mobili portati dal servizio di sicurezza, che ha anche evacuato la sala dai visitatori presenti.

 

 

Le rivendicazioni

«Siamo l’ultima generazione in grado di impedire un crollo sociale» si legge sul sito della campagna Riposte Alimentaire «Malgrado l’urgenza assoluta, il governo tradisce ogni giorno i propri impegni climatici ed ecologici. È stato condannato dai propri tribunali per il mancato rispetto delle proprie leggi. Tramite la sua fedeltà all’agroindustria e alla grande distribuzione tradisce il nostro diritto fondamentale all’alimentazione, minaccia la nostra salute, la nostra sicurezza alimentare, la vita di contadine e contadini». Mentre un post sul profilo Instagram della campagna spiega: 80 anni dopo la realizzazione della previdenza sociale che assicura la nostra salute, (…) è possibile e necessario integrarvi un altro dei bisogni fondamentali: l’alimentazione. L’alimentazione deve essere a tutti i costi universale, democratica e sostenibile.

Monna Lisa

La copertura del quadro più famoso del mondo lo scorso maggio era stata bersagliata da una torta alla panna lanciata da un eco-attivista solitario che aveva gridato «Ci sono persone che cercano di distruggere la terra. Pensa alla Terra! Ecco perché l’ho fatto». Molto è stato scritto sul perché gli ecoattivisti scelgano questi obiettivi. Forse in quanto oggetto di cura e conservazione negate (dalla società. dai governi, da tutte e tutti noi) ad altri ambiti e situazioni, forse perché simboli di valore, la cui messa in discussione è in grado di infastidire trasversalmente ampie fette di cittadinanza.

 

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In Italia nelle ultime settimane gli ecoattivisti hanno sfoderato sempre nuove performance: fiumi tinti di verde, taniche di fango davanti al Senato e flash mob di appello agli artisti sanremesi per portare all’Ariston la questione climate change. Eppure la risposta diffusa è sempre quella di guardare il dito e non la luna, tanto da essere arrivati al paradosso di un progetto di ricerca, finanziato con 400mila euro nell’ambito del programma Erasmus+ 2023, che intende “prevenire la radicalizzazione nell’attivismo per il clima”. 

 

Saperenetwork è...

Francesca Santoro
Francesca Santoro
Laurea in comunicazione, specializzazione in marketing e comunicazione nel Non Profit. Per 15 anni mi sono occupata di comunicazione e formazione nell’ambito del consumo critico e del commercio equo, trattando temi quali l'impatto delle filiere a livello locale e globale su persone, risorse, territori, temi su cui ho anche progettato e condotto interventi nelle scuole. Dal 2016 creo contenuti online per progetti, associazioni, professionisti.

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