Riportare Ilaria Salis in Italia, la petizione
Dopo le immagini shock, una raccolta firme sollecita il governo italiano a lavorare per il rientro in Italia dell’insegnante accusata di aver aggredito a Budapest dei manifestanti neonazisti, imprigionata da 11 mesi senza processo e senza che gli aggrediti abbiano sporto denuncia
Servivano quelle immagini per scuotere l’opinione pubblica. A pochi mesi dalle elezioni europee il caso di Ilaria Salis, cittadina italiana detenuta dallo scorso febbraio in condizioni estreme in Ungheria, rischia di diventare un nuovo e pericoloso terreno di gioco per le destre europee. Accusata di avere aggredito due estremisti di destra nell’ambito delle manifestazioni della “Giornata dell’onore” in memoria della resistenza di gruppi hitleriani all’Armata rossa, Salis è in attesa di giudizio da 11 mesi senza che a suo carico ci sia una denuncia formale da parte degli aggrediti. Ieri alla prima udienza il processo è stato rinviato a maggio: come si legge nella petizione promossa dalla famiglia, Salis rischia fino a 24 anni di carcere. La redazione di Sapereambiente si associa alla petizione di cui riportiamo di seguito parte del testo.
«Con questa lettera ci appelliamo al Governo Italiano e al Presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo affinché la cittadina italiana Ilaria Salis possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia.
Bisogna, con urgenza, ristabilire la supremazia del diritto di fronte a quella dell’arbitrio e della prevaricazione ideologica; il fatto che da un anno una donna, una insegnante, una cittadina venga privata della propria libertà senza alcuna prova in merito alle sue responsabilità costituisce un fatto di natura politica, diplomatica, etica, giuridica, di enorme gravità. Un fatto che riguarda tutti noi, il nostro Paese, l’Europa che immaginiamo».
La petizione si può firmare a questo link
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