Stupri in Italia, Amnesty: miglioriamo le leggi, superiamo i pregiudizi
La campagna #Iolochiedo sollecita la modifica del codice penale per considerare reato qualsiasi atto sessuale senza consenso e promuove una cultura delle relazioni basata sul rispetto della reciproca libertà e autonomia
Creare consapevolezza sul concetto di consenso e aumentare l’accesso alla giustizia per le sopravvissute allo stupro in Italia. Con questi obiettivi Amnesty International Italia rilancia la campagna #IoloChiedo, promossa nel luglio 2020 e riproposta a fronte del trend di crescita (+33% nel 2022 rispetto al 2020) delle violenze sessuali nel nostro Paese emerso a marzo nel report Donne vittime di violenza del dipartimento della Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno.
Secondo i dati siamo passati dai 4.497 eventi del 2020, in cui si è registrato il dato minore, ai 5.991 eventi del 2022.
L’articolo 609-bis del Codice penale italiano prevede che il reato di stupro sia necessariamente collegato a elementi di violenza, minaccia, inganno, o abuso di autorità: in nessun modo lo stupro viene definito “un rapporto sessuale senza consenso”. Per questo Amnesty chiede al ministro della Giustizia che la legislazione italiana si adegui alla Convenzione di Istanbul, modificando l’articolo al fine di considerare reato qualsiasi atto sessuale senza consenso.
«La nostra legge è ancora specchio di una cultura basata sulla discriminazione di genere, sullo sbilanciamento di potere nelle relazioni e sulla colpevolizzazione della persona offesa. La paura, la vergogna e la mancanza di fiducia nel sistema giudiziario non devono essere fattori di dissuasione, per donne e ragazze, dal denunciare le aggressioni e maltrattamenti subiti» dichiara Tina Marinari, coordinatrice della campagna.
Pregiudizi di genere
Altri dati proposti da Amnesty sottolineano la vera e propria emergenza culturale che incatena le donne a un pregiudizio radicato. In una rilevazione ISTAT del 2019 il 39,3% degli intervistati affermava che una donna sia perfettamente sempre in grado di sottrarsi ad un rapporto sessuale se davvero non lo desidera, il 23,9% le addebitava la responsabilità della violenza sessuale subita per il modo di vestire, il 15,1% o se si trovava sotto effetto di alcool e droghe. Mentre in un’indagine IPSOS condotta per Amnesty International Italia nel 2019 emergeva come il 31% degli Italiani ritenga che il rifiuto di una donna sia un modo per “farsi desiderare”: il luogo comune secondo cui le donne direbbero “no”, intendendo “sì”.
«Quando si parla di violenza sessuale, è mentalità diffusa ritenere che la vittima sia in qualche modo responsabile dell’aggressione subita: per i vestiti che indossava, per l’atteggiamento mostrato, per la maniera in cui ha parlato» aggiunge Marinari. «Dobbiamo partire con un radicale cambiamento culturale, rafforzando la consapevolezza nelle giovani generazioni sull’importanza del rispetto della reciproca libertà e autonomia, combattendo gli stereotipi di genere e chiarendo il concetto di consenso. Intendiamo promuovere la campagna #IoloChiedo nelle scuole e nelle piazze e ci impegniamo a coinvolgere le Istituzioni, da cui deve partire la revisione legislativa. Per farlo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti: anche un piccolo gesto, come destinare il proprio 5×1000 ad Amnesty International, può fare una grande differenza affinché le donne non vengano lasciate sole».
Saperenetwork è...
- Sapereambiente è una rivista d'informazione culturale per la sostenibilità. Direttore responsabile: Marco Fratoddi. In redazione: Valentina Gentile (caporedattrice), Sarah De Marchi, Roberta Sapio, Adriana Spera. È edita da Saperenetwork, società del gruppo Hub48 di Alba (Cn). Stay tuned 😉
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